L'aula del Senato celebra il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi. Ma c'è una forza politica che ha deciso di non prendervi parte: la Lega. E il perché lo spiega il vicepresidente dell'Aula, l'ex ministro Roberto Calderoli: «Siamo in lutto - spiega il senatore, leghista della prima ora, considerato tra i "falchi" del Carroccio -. L'azione sua e dei Savoia hanno fatto il male della Padania e del Mezzogiorno, che stavano benissimo come stavano».
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2007/07_Luglio/04/garibaldi_lega_in_lutto.shtml
Dalle mie parti in molti stanno rivalutando (in negativo) la figura di questo supposto "eroe" che giù al sud si fece complice di massacri e di sopraffazioni, e che soprattutto conegnò in mano ai Savoia un regno (quello Borbonico) che nell'arco di vent'anni di unità d'Italia passò dalla floridità e dalla ricchezza ad una povertà cronica di cui ancora subiamo le conseguenze.
La figura di Garibaldi andrebbe valutata con meno trasporto e con più documenti, con più razionalità: unire una nazione attraverso una campagna militare e una dittatura difficilmente porta a buone conseguenze.
tempo fa pensavo al suo strano copricapo e al suo poncho, e mi sono sorpreso di aver finalmente realizzato che zio giuseppe era un freak, per i suoi tempi. simpaticissimo personaggio, inusuale, a-italiano. ha contribuito alla costruzione di un luogo che oggi lo prenderebbe a randellate alla diaz, la notte mentre dorme: ormai avrà consumato la bara a forza di rivoltarsi.
ps
finalmente un pezzo di bidussa che riesco a leggere fino in fondo.
Povero Garibaldi..... io ho finito da poco di leggermi l'antistoria del risorgimento del Bianciardi. A parte che lui scriveva benissimo e quindi consiglio a tutti di leggerlo. Racconta anche fatti concreti e di dettaglio. Così ho potuto appurare quali analogie interessanti vi siano tra i tempi nostri o il Risorgimento, tra Cavour e Prodi o chi per lui. Garibaldi era un uomo di quei tempi, un generoso combattente professionista che ha sempre scelto le cause per cui combattere. Le manovre che l'hanno estromesso dalla vita pubblica - è stato a lungo parlamentare del Regno - sono le stesse che insieme con lui hanno escluso quelli che non si è voluto considerare a pieno titolo cittadini ma sudditi dato che appunto del suo lavoro di riunificare l'Italia si è in realtà giovato il Regno di Sardegna oltre che il Vaticano che non ha mai del tutto perso i suoi privilegi materiali e politici (come sappiamo anche troppo bene). Anche allora i ribelli erano puniti e nello stesso tempo strumentalizzati proprio come ora lo sono quelli che manifestano per la pace, contro le basi Usa, per l'ambiente ecc. Li si usa ma anche li si punisce e li si emargina, o almeno ci si prova. Si fa una coalizione che prende i voti delle "ali estreme" e poi si pretende che non muovano un dito se le loro iniziative disturbano il manovratore del momento. Tutto perchè la partecipazione attiva non va esclusa a priori da chi ha il potere ma non va mai davvero resa praticabile altrimenti il potere potrebbe davvero diventare plurale e condiviso. Insomma la guerra del popolo non può essere dichiarata dal potere e le vittorie come le sconfitte non andrebbero misurate con i parametri del dominio bensì con quelli di un eventuale effettiva riuscita di un potere che si fondi dal basso. Potere che naturalmente, se riesce a dispiegarsi correttamente, non ha nessun bisogno della violenza. Mentre con lo spauracchio proprio della violenza dei ribelli si vuole legittimare il potere dello stato contro i suoi cittadini prima di tutto spossessandoli dal potere militare che invece a Garibaldi hanno dovuto lasciare in mano almeno finché serviva. Lo stesso è successo nella rivoluzione francese, nella rivoluzione russa, nella resistenza partigiana. Il popolo va guidato dalla "classe dirigente" quindi fa ma non capisce, lotta ma non decide, paga ma non sceglie. Il discorso si farebbe ancora più ampio e interessante se volessimo esplorare la storia degli eserciti nazionali e della loro composizione nel tempo: a leva obbligatoria e non ecc. Ma davvero è una questione delicata che però prima o poi merita dei ragionamenti adeguati.
Beh, fu anche nercante di schiavi, sostenne militarmente improbabili staterelli secessionisti nel Sudamerica, pirata e saccheggiatore, voci di violenze etc. etc. come al solito ogni medaglia ha due facce, ma di lui non ho letto che scritti "incensatori" oppure strancature in toto (e conseguenti repliche apologetiche che riprendevano la retorica risorgimentale).
Gli Italiani celebrano piu' volentieri Garibaldi oggi (rispetto agli anni '80) perche' sono piu' uniti di allora attorno ai valori fondanti del Paese e del suo ruolo nel mondo. Tutto questo nonostante i cicalecci di moderni guelfi e ghibelllini, che ci sono sempre stati e (giustamente) sempre ci saranno.
Consiglio a tutti la lettura del bel romanzo storico di Garibaldi "Il governo dei preti. Romanzo storico sui vizi e le nefandezze del pretismo", da poco ripubblicato dalle edizioni Kaos.
Fu -nel bene e nel male- il classico avventuriero, con un'infarinata di giusti motivi e una bella voglia di vivere..vivacemente.
D'altrone, se andiamo a scavare, dietro ogni eroe si cela -probabilmente- un delinquente più o meno mancato.
Non passerà alla storia per il cattivo (e melenso) sigaro toscano che gli è stato intitolato.
Adimant che mi parla del "florido" regno borbonico!
Mi sembri Bossi quando parla (parlava) dell'età dell'oro dei Celti in Padania.
Il regno borbonico era fatto di luci ed ombre.
@dedalus
Le vicende del sigaro toscano Garibaldi sono per me frequente fonte di indignazione.
Quando fu creato il Garibaldi si trattava di un prodotto disponibile soltanto per i parlamentari, una specie di cadeau da parte della manifattura. A quel tempo, non lontanissimo, il Garibaldi era un gran sigaro, come ricorderà senz'altro chi ha avto la ventura di fumarne uno. Qualche scatola, infatti, si trovava.
Dopodiché, il Garibaldi fu commercializzato, e non era una cattiva alternativa ad altri toscani leggeri. Niente di che, ma fumabile (sia nella versione normale che in quella ammezzata). Poi sono arrivati gli svizzeri, ed è stata la tragedia. Chi non ci crede, provi ad acquistare una scatola di Garibaldi di quelle verdi, si procuri un secchio e ne accenda uno. Dopo, si hanno a disposizione quattro sigari per fare gli scherzi.
Il regno borbonico era fatto di luci ed ombre.
diciamo più ombre, va..che le luci proprio non le vedo. Erano feudali, bifolchi e arretrati, nonchè con grandi tocchi di ridicolo (eserciti di migliaia di uomini spazzati via in mezzora da quattro descamisados)
sono siciliano. sopravvivo in sicilia. sono di sinistra. l'unità forzata d'italia allora fu un male per il sud. oggi, forse, è un male per il nord.
A proposito del buon Beppe vi consiglio questo post che contiene una sua citazione non tanto ripresa in questi giorni dalle "alte cariche dello stato": http://caluri.blogspot.com/2007/07/4-luglio.html
suggerirei un ulteriore ondata di demistificazioni: Michelangelo Merisi era bucaiolo e assassino ergo i suoi quadri fanno schifo, Marx scopava la serva, francesco d'assisi era antisemita, platone schiavista, aristotele imperialista, napoleone ha rubato, robespierre era spocchioso, cristoforo colombo ha ammazzato gli indigeni, bakunin tradì, coppi si drogava, pertini è stato stalinista ( e poi fumava), maometto sessista, cristo ha rotto i cog.. per secoli, etc etc
Bel dibattito storico e dalla rara attualità politica. In codesto modo i nostri senatori avvicinano la politica al popolo. Vivissimi complimenti
Ti sei dimenticato 'Babbo Natale è un pedofilo'.
Armstrong non sapeva la musica.
"Adimant che mi parla del "florido" regno borbonico! Mi sembri Bossi quando parla (parlava) dell'età dell'oro dei Celti in Padania."
Allora, Moreno, vatti a studiare un po' l'origine di tanti mali del sud, come, ad esempio le tasse (come la tassa sul macinato, come i dazi doganali molto più alti da sud a nord che in senso opposto) che i Savoia imposero; oppure il sistematico attacco ad una economia fondamentalmente agraria a favore di un tentativo di industrializzazione sensa senso...
Io non ho mai detto che il regno dei Borboni fosse il paradiso, aveva certamente tantissime ombre, forse erano più le ombre che le luci. E' vero, però, che il sud era una terra di enorme ricchezza economica e culturale, molto più di quanto lo fosse il nord. A questa richhezza puntarono i Savoia, più che ad una unità politica che non esisteva allora e non esiste oggi: il sud era (ed è) terra da colonizzare, non da unire alla pari.
Certe azioni di Garibaldi, poi, che finì spesso e volentieri ad appogiare i grandi proprietari terrieri piuttosto che le masse del proletariato agricolo, non fecero altro che contribuire a creare quell'humus su cui alcuni anni dopo potè tranquillamente proliferare il fenomeno mafioso.
La brutale repressione di quella che fu una forma di resistenza, di opposizione al regime savoiardo e che venne definito semplicemente brigantaggio, poi, è un altro esempio di quanto fossero, i Savoia, vicini ad una terra che non vollero capire.
A proposito, Dedalus, forse i Borboni erano bifolchi ed arretrati (ma molto meno di quanto credi tu per averlo letto su libri si scuola clamorosamente di parte), ma di certo Napoli era terra di filosofi, di scenziati, di letterati molto più di quanto lo fosse Milano o Torino... ma a te queste cose che le dico a fare... tu misuri l'importanza di una cultura con la velocità con cui gli eserciti del regno vennero spazzati...
Aggiungo alle cose dette da adimant, una nota sulle riserve auree del tempo: il sud aveva il doppio delle riserve auree del nord.
Come al solito, la storia è stata scritta dai vincitori.
http://www.signoraggio.com/signoraggio_invasione_del_sud.html
A me pare che Ragiunat non abbia argomenti, e che abbia dalla sua anche una sostanziale ignoranza di fondo.
"i Borboni erano bifolchi ed arretrati"
"eserciti di migliaia di uomini spazzati via in mezzora da quattro descamisados"
ammazza, siamo acora al libro Quore...
ma per "il sud" intendete solo Palermo e Napoli? o o anche tutte le campagne in cui proliferava il brigantaggio?
poi: aveva il doppio delle riserve auree? possibile, certo. i borboni non è che si curassero granchè dello sviluppo socio-economico-industriale, inoltre "il nord" era stato riunito da sì e no 10 anni. ma industrialmente, non esisteva paragone.
andare ad inventarsi che l'unità è stata una disgrazia per il sud, è una colossale ston*ata. ma grossagrossagrossa.
appoggiò i proprietari terrieri? certo, erano LORO i cardini dell'ordine (se così si può definire, dal momento che erano gli antesignani dei mafiosi), e lo scopo di garibaldi non era una repubblica a parte, ma l'unità della penisola anche come regno.
la mitologia -sotto sotto milazzista- dei borboni è senza senso. Il sud campava (si fa per dire, crepava di fame) con immensi latifondi maltenuti. I famosi proprietari terrieri saranno stati pure aiutati da garibaldi, ma sotto i borboni dettavano legge.
A napoli e palermo qualche filosofo? E allora?
Riserve auree? certo: fondate su un'economia feudale di rapina..
Effettivamente è vero che il Regno Borbonico avesse un'ingente disponibilità economica. Tuttavia, è anche vero che tesaurizava le proprie risorse senza attivare alcuna innovazione industriale e tecnologica. Gran parte delle entrate era dovuta alle tasse imposte ai grandi latifondi, che tutto facevano tranne modernizzare le tecniche agricole ed emancipare le masse contadine. Il regno sabaudo aveva avuto ingenti spese militari, aveva canalizzato gran parte della pianura padana, aveva investito su una rete ferroviaria economicamente utile (quella di Napoli era più che altro un'attrazione). Per quanto riguarda la capacità dell'esercito borbonico, esso resistette eroicamente quando ben condotto ed appoggiato dalla popolazione (ed ecco perchè il brigantaggio durò tanto a lungo). Chi votò per l'annessione al Piemonte furono solo i maggiorenti locali che videro una possibilità di accrescere le proprie disponibilità economiche, e basta. vero è pure, comunque, che gran parte dei giurisdizionalisti, degli avversari del potere papale e ottimi filosofi, giuristi e umanisti in generale erano del sud, ma in questo non c'era grande divario con il nord. E poi ormai, la cosa è fatta.
L'unica cosa che si può riconoscere a Garibaldi, in fondo, è che era un ottimo tattico e ma un pessimo stratega.
Il resto sono strumentalizzazioni
@Mala: il brigantaggio che proliferava era la strenua resistenza locale ad una annessione senza condizioni che portò al sud, ad esempio, la tassa sul macinato (ben peggio di quanto i 'feudatari' locali chiedevano ai contadini e soprattutto svantaggiosissima per una economia in gran parte basata sull'agricoltura). Poi i libri di storia hanno trasformato il brigante in cattivo assassino, ma se studi la letteratura (la canzone, la poesia) locale degli anni successivi all'annessione sabauda, ti accorgi che l'appoggio delle popolazioni ai briganti era diffuso ed uniforme (soprattutto in Calabria e Basilicata, così ripsondo anche alla questione Napoli-Palermo).
@Dedalus: scrivi "A napoli e palermo qualche filosofo? E allora?". Premesso che Napoli e Palermo hanno la stessa dignità di Milano o Bergamo e vanno dunuqe scritte usando la lettera maiuscola, la tua affermazione la dice lunga sul tuo livello culturale: per te l'industria conta più della cultura, i soldi contano più della cultura, i filosofi contano poco più di nulla. Sei un rozzo ignorante, resterai un rozzo ignorante. Camperai certamente meglio di me, ma morirai (spero giovane) ROZZO e IGNORANTE.
@Giggi: come mai se il regno sabaudo aveva tutta questa capacità innovativa, al sud arrivarono soltanto tasse? Come mai non si ebbe la capacità di evitare, per esempio, di sottrarre braccia al lavoro dei campi imponendo che i giovani prestassero un servizio di leva obbligatorio in un esercito che non riconoscevano? Come mai in uno stato unito furono tentuti in piedi i dazi doganali, in maniera peraltro asimettrica a sfavore dell'ex regno borbonico? Come mai nessuna seria politica a favore di uno sviluppo agricolo razionale e piuttosto, negli anni a venire, una spinta all'industrializzazione selvaggia di terre fertili e produttive? Non sarà forse che per i Savoia il regno delle due Sicilie era da considerarsi solo una appendice da cui trarre ricchezze?
Ribadisco che l'Unità di Italia fatta a quel modo non portò al sud niente di buono e di sicurò non migliorò le condizioni del popolo rispetto alla dominazione borbonica, tanto che di lì a poco ebbe inizio il fenomeno migratorio dall'Italia del sud verso il nord Europa e verso l'America.
Un'ultima precisazione: sebbene la ferrovia al sud fosse solo poco più che un attrazione (cosa comunque non del tutto vera), il Regno delle Due Sicilie aveva invece una rete stradale di tutto rispetto. In circa centocinquanta anni di Italia, quella stessa rete è cambiata di ben poco...
Tutto questo non vuol dire affatto che io sia contro l'Unità di Italia o che io sia un neoborbonico. Voglio semplicemente dire che le ragioni profonde di quei mali con cui il sud deve conforntarsi tutti i giorni (compresi il fenomeno mafioso) vanno cercate anche in quella che di fatto fu una annessione ottenuta con la forza (e con aiuti esterni, economici e militari, soprattutto da parte inglese) e non un porcesso unificatorio progressivo e cosciente. Di questa annessione forzata uno dei (peggiori) artefici fu proprio quel Garibaldi 'eroe dei due mondi' che per me ha ben poco di eroico (al di là della vita da romanzo).
tutte le cose che qui si scrivono erano scritte lustri orsono da tale nicola zitara, (jaca book) autore anche di un divertente "proletariato esterno". Divertissemant intellettuali allora, sciocchezzuole oggi. Non per l'analisi in sè corretta ma per le conclusioni. Col permesso del dotto adimant resto dell'idea che la duscussione sulla grandezza di garibaldi sia un dibattito da spiaggia
Proprio perchè le casse del regno sabaudo erano vuote e la situazione geopolitica estremamente fluida. Comunque da nessun documento risulta che all'epoca fosse veramente volontà dei savoia o di Cavour annettere il regno delle due sicilie.
La ferrovia, te lo assicuro, era solo di facciata, le industrie borboniche, peraltro poche, si reggevano solo grazie ad un incredibile protezionismo, tanto che di lì a poco persero di competitività e andarono via via chiudendo (sicuramente non per effetto dei dazi doganali che protessero ancora il nord).
Però venne introdotta l'istruzione pubblica, di lì a poco l'illuminazione, si iniziò a condurre serie ricerche per avviare anche il meridione ad una agricoltura che non fosse solo di autosufficienza, grandi opere, certamente non pubbliche (prosciugamento del Fucino, ad esempio). La questione è controversa, per quanto mi riguarda, credo che nell'unione ci abbia guadagnato tanto il nord quanto il sud, il problema è nato dalla conduzione della cosa pubblica da allora in poi.
@Giggi: dici alcune cose interessanti, avresti qualche fonte da cosigliarmi (soprattutto sulle azioni effettivamente avviate a favore del sud dal governo sabaudo)?
D'accordo con te, da un punto di vista generale, sul fatto che tutti avevano da guadagnare dall'annessione, ma ho ancora l'impressione che invece il sud abbia perso qualcosa più del nord, che siamo ancora un po' in debito di qualcosa... Assolutamente d'accordo sulla gestione della cosa pubblica!
@Ragiunat: il problema è che non ti sei accorto che noi abbiamo sensibilmente allargato l'ambito della nostra discussione: tu sei fermo al titolo, noi stiamo parlando della questione meridionale e delle sue origini, piuttosto che del Garibaldi che fu inconsapevole strumento nelle mani dei Savoia e della sua grandezza o piccolezza.
@ Adimant
Spero che il post non sia troppo lungo. Ci sono alcune indicazioni delle fonti.
Garibaldi era osteggiato dalla dinastia Savoia perchè noto repubblicano (per questo basta una lettura alla sua biografia su wikipedia), oppure una scorsa al primo volume della “Storia dell’Italia moderna ” di Giorgio Candeloro. Del movimento dell’allora “partito d’azione” facevano parte, oltre a Garibaldi, anche Mazzini e Pisacane, ma esso più che un partito come lo intendiamo oggi era più che altro un movimento di agitazione e propaganda. Del resto, il re inviò l’esercito verso il nostro “eroe” proprio per tema che volesse portare la rivoluzione in tutta la penisola (ed ecco perchè, sostanzialmente, il Papa ed i Francesi lasciarono passare le truppe regie nelle Marche e dovendo accettare il fatto compiuto). Cavour, come primo ministro, temeva fortemente le ire di Napoleone III, ed in pratica la sfangò solo grazie all’appoggio che il Regno Unito diede a Garibaldi. Per questo rimane memorabile la frase, a sorpresa, che questi pronuncio incontrando il re: “Saluto bla bla bla, Re d’Italia”.
Per le capacità tessili (le uniche possedute a livello industriale dal Regno delle due Sicilie) è opportuno ricordare quanto segue. Nel 1806, e solo per effetto dell’invasione francese, venne abolita la mena delle pecore (cioè la transumanza Abruzzo-Puglie) che tuttavia sopravvisse fino agli inizi dello scorso secolo, se ricordi la poesia di D’Annunzio “Settembre”. Ebbene, dagli Squarciafogli, i registri in cui si riportavano un po’ tutte le notizie relative alle compravendite di lana bestiame ecc., risulta che la grande maggioranza degli acquirenti, per la maggior parte del prodotto, erano lanifici del nord, tipo Genova, ma anche Prato e Firenze. Senza contare poi che l’affitto dell’erba nel Tavoliere privava l’agricoltura di grandi estensioni di superficie arabile della migliore qualità. I registri sono tuttora conservati presso il vecchio edificio della “Dogana di Foggia” e sono liberamente consultabili. Comunque potresti trovare un buon libro di cui non ricordo il titolo. L’autore è Pascutti. Il tessile del sud, in pratica, sopravviveva su una scarsa autosufficienza, senza contare il contrabbando fra le montagne teramane e reatine del tessile del Nord, effettuato proprio per approfittare del minor costo dei prodotti.
Sul prosciugamento del Fucino puoi dare un occhiata qui. http://www.itisavezzano.it/ita/storialago.asp
Si omette però che il regno borbonico non fornì il prestito ai progettisti, cosa che invece farà il regno sabaudo.
Per saperne di più, ti consiglio la lettura della visione, piuttosto soggettiva, che ne diede Silone in “Fontamara” (libro che certamente avrai già letto) e comunque molto vicina alle tue tesi.
D'accordo sul fatto che poi, vista la situazione e memore del passato della propria casata, qualche indegno re si sia impossessato di tutto. Ma questo è un vecchio vizio dei savoia.