In arrivo al Senato nuove norme: ma non cambierà niente per gli assistenti dei parlamentari
La leggina che non cancella i portaborse abusivi
di Gian Antonio Stella
Ricordate la leggina che doveva esser fatta per togliere dall'illegalità tutti i «portaborse » che lavorano alla Camera e al Senato in nero? A Palazzo Madama è quasi pronta. Peccato manchi un dettaglio: il parlamentare non è obbligato affatto ad assumere i collaboratori pena la perdita in busta paga degli oltre 4 mila euro mensili a loro destinati. Se vuol metterli in regola, bene. Sennò, in attesa di un regolamento (campa cavallo...) si terrà i soldi lo stesso.
Del resto, a Montecitorio sono così convinti che alla fine «il polverone si placherà » che, nonostante lo scandalo e gli ultimatum, i deputati usciti dal sommerso sono stati uno su cinque.
Che la materia fosse spinosa si sapeva. Basti ricordare che, dopo l'esplosione del caso dovuta a un servizio delle «Iene », anche i politici più loquaci persero di colpo la voce. Non un commento nelle agenzie Ansa di Paolo Cento, non uno di Enrico La Loggia né di Francesco Storace o Alfonso Pecoraro Scanio. Perfino Paolo Ferrero, che si è esibito su tutto (dall'abolizione delle sanzioni amministrative per chi si droga all'inserimento degli immigrati islamici, da Emergency in Afghanistan ai tafferugli a Chinatown, dal tesoretto al bus guidato da un autista che si era fatto uno spinello), preferì il ruolo del pesce in barile: «Evito di dare giudizi per problemi di ruolo».
Eppure ai primi di marzo era già tutto chiaro. In un Paese come il nostro, in cui chi è beccato con un dipendente irregolare va incontro a lunghi tormentoni giudiziari, dei 683 collaboratori segnalati dai 630 deputati alla presidenza della Camera perché avessero accesso ai palazzi del Parlamento, quelli in regola erano 54. Cioè l'8 per cento.
E tutti gli altri? Chi raccontò alla «iena » Filippo Roma di prendere 700 euro al mese, chi 800... Chi spiegò che lavorava da dieci anni come «portaborse» senza aver mai avuto «il versamento di un solo contributo». Chi ricordò che tutti gli irregolari tiravano avanti «senza contratto, senza previdenza, senza maternità...». La deputata margheritina Cinzia Dato, dopo avere spiritosamente cinguettato che lei il suo collaboratore lo pagava «riccamente », si impappinò sempre più imbarazzata: «Che contratto? Quanti soldi? Non so... Chieda a lui...».
Il forzista Gaetano Fasolino disse che al suo versava «un contributo di 1.500 euro al mese». Regolarizzato? «Non regolarizzato ». «Cioè in nero?». «Non in nero, cioè, insomma...». Carlo Ciccioli, di An,
spiegò infine romanescamente che l'andazzo («semo in Itaja») era quello: «La politica ha dei grossi costi, ognuno s'arangia».
Finché Fausto Bertinotti, sotto l'occhio impietoso della telecamera, cadde dalle nuvole: «Non sapevo ». Disse che non se n'era mai accorto perché «quelli che ho conosciuto io erano qui in forma regolare» e ribadì che lui conosceva «molte persone che prestano il loro lavoro a titolo gratuito » ma certo, siccome c'era «una grave slealtà», adesso si sarebbe dovuto mettere un freno alla cosa.
Quanto a Franco Marini, lui pure scomodato come ex sindacalista con l'aggravante di essere presidente di quell'aula in cui da mesi il senatore
aennino Antonio Paravia denunciava la vergogna dei portaborse «sommersi», disse che lui «immaginava, non sapeva». E che il problema consisteva nel fatto che «non c'è una normativa» per regolare questo tipo di contratti e quindi ci voleva «una leggina, altrimenti questa situazione non si risolve».
Quattro mesi dopo, la situazione è quella che abbiamo detto. Alla Camera, dopo una serie di rinvii (il 13 maggio si erano messi in regola depositando i contratti dei propri collaboratori solo 105 deputati: uno su sei) è scaduta lunedì anche l'ultima proroga concessa ai colleghi riottosi dai questori, tra i quali l'ulivista Gabriele Albonetti pare intenzionato ad andare fino in fondo: d'ora in avanti potrà entrare solo chi è in regola. E al Senato la commissione Lavoro, presieduta da Tiziano Treu, sta varando la famosa invocata «leggina». Dovrebbe passare, dicono, all'unanimità. Il prezzo pagato a questa unanimità, però, è alto. Tra le affermazioni di principio e le volonterose definizioni di come dovrà essere il contratto («si applica la disciplina privatistica in materia di rapporto di lavoro subordinato, di collaborazione coordinata e continuativa o di lavoro autonomo»), manca infatti il nodo: chi non assumerà regolarmente alcun collaboratore continuerà lo stesso ad avere in busta paga i soldi (4.678 euro al Senato e 4.190 alla Camera ) per i portaborse? Sì. Per ora. «Non si è ritenuto di inserire questo punto nella legge», spiega Treu, «sarà sufficiente precisarlo nel successivo regolamento».
In arrivo quando? Boh... I precedenti, in questi casi, lasciano scettici. Così come è difficile passi la proposta alternativa di Franca Rame. La quale, pur prevedendo la rottura del contratto per giusta causa anche nel caso venga meno il rapporto di fiducia (un senatore post-fascista non può ritrovarsi un collaboratore comunista o viceversa, ovvio) mette dei paletti assai più rigidi. Invisi a chi è ormai insofferente alle regole stabilite per quanti non appartengono al Palazzo.
L'aspetto più sconcertante della leggina, che così com'è rischia di lasciare tutto come prima in attesa che la gente si distragga e non ci pensi più, è in un dettaglio. Dove si scrive che quelle famose norme indispensabili per inquadrare i collaboratori, la cui assenza ostacolava il corretto agire dei bravi parlamentari, ci sono già. Testuale: «Già il decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 16 marzo 1987, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 89 del 16 aprile 1987, ha dato le opportune specificazioni » al punto che l'Inps adottò «un apposito codice contributivo, che rende possibile per i parlamentari instaurare un rapporto di lavoro subordinato con il proprio collaboratore».
Venti anni sono passati, da quando fu deciso come evitare i portaborse «in nero ». Venti anni. Con tutto il rispetto per Treu e la sua commissione: per l'aut aut «o il contratto o niente soldi per i collaboratori » dovremmo fidarci di un «regolamento » successivo? Ma dai...
Triste e' il popolo che ha come ultima chance Beppe Grillo (con tutto il rispetto per Beppe grillo).
«una leggina, altrimenti questa situazione non si risolve».
per me è questo il passaggio più illuminante. Ci si dice che questa masnada di termiti, questa accolita di "nobili" pre-rivoluzionari, o li obblighi senza lasciar loro vie d'uscita o niente. Non hanno morale, non hanno onore. Il presidente della rispettiva assemblea non potrebbe dir loro "questa vergogna deve finire, provvedete", perché loro si farebbero una grassa risata, probabilmente emetterebbero poco piacevoli rumori corporali e, massaggiandosi i piedi, mormorerebbero "ma vattela a pijà 'n der culo, a stronzo".
A volte sogno il giorno 1 dell'anno 1, in cui tutta 'sta marmaglia, condannata alla povertà perpetua, prende possesso di un appartamentino popolare nella peggior periferia, e si acconcia a mettersi in fila alle poste per ritirare la pensione sociale minima, unica loro fonte di introiti per il resto della vita. E presta lavoro socialmente utile dalle 8 alle 20, 6 giorni alla settimana.
stamattina, come se non bastasse l'articolo di stella, sentivo a radiocapital che i lor 'signori' non hanno la benchè minima intenzione di ridurre il numero dei parlamentari, insomma, la bufera sui costi della politica che altrove, nei paesi normali, avrebbe fatto vergognare piu' di qualcuno, ai "nostri" non gli fa manco il cosiddetto baffo, loro vanno avanti per la loro strada, imperterriti a intascare milioni di euro e quaggiu' si fa la lotta per sopravvivere.
qua il vaffanculo ci sta proprio d'ufficio.
Poi si legge dei sindacalisti che si accapigliano con il governo per le pensioni dei 70enni.
Ma ai precari laureati che oggi non prendono una lira di contributi e guadagnano meno di un operaio edile Rumeno (con tutto i rispetto) CHI CAZZO CI PENSA?
Bastera' un vaffanculo-day o bisogna aspettare che Berlusconi faccia cadere il governo?
E poi? se anche Berlusconi facesse cadere il governo cambierebbe qualcosa? Io ho i miei dubbi, pero' almeno non si sentirebbero i nostri sindacati negoziare le pensioni di anzianita' piu' basse d'Europa nel paese con piu' vecchi al mondo.
"Ma ai precari laureati CHI CAZZO CI PENSA?"
http://www.precari.rdbcub.it/
il sindacalismo di base, ovviamente!
Oh, ma com'è che quando uno raschia il barile del retorico ora tira fuori sempre il laureato precario, quando ci sono molti più precari non laureati che prendono meno ancora e non hanno avuto la moneta per studiare. C'è sempre il posto da edile insieme all'operaio rumeno, è forse meno dignitoso?
Se è meno dignitoso, spero che rimangano nel loro brodo a vita.
Avanza l'italietta che non si vuole sporcare le mani, di quelli che si lamentano sempre perchè le loro competenze... le loro professionalità... i loro 'sti cazzi!
Dalle mie parti 'sta gente, la chiamano RUMENTA.
Io chiamo rumenta quelli che prendono contributi statali per "non avorare" e quelli che vanno in pensione in eta' giovane e che osano pure lamentarsi.
Differenze di opinioni...
Il sito suggerito da tonii che dovrebbe rappresentare i giovani indice uno sciopero generale il 13 luglio per diminuire l'eta' pensionabile. MUAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAHAHH!!!!!
Contenti loro...
ormai pare che l'unica via d'uscita sia una mobilitazione popolare ad oltranza...
fino a che non si "adeguano" le spese della politica a quelle degli altri paesi "evoluti" non si lascia la piazza...
e qualora non si adeguassero entro un certo limite allora si potrebbe passare a vie meno "civili"...
per il momento cominciamo con essere in piazza per il "vaffanculo day"... poi vedremo...
Ecco Sob Sob, il solito scatenatore di guerre tra poveri: ti comunico che qui si parla di persone che lavorano, quasi sempre laureati con alta professionalità, e che vengono pagati, al nero, meno di un operaio. E' inutile tirare fuori il fatto che anche gli operai guadagnano poco. Se qualcuno ha avuto la possibilità e la forza di laurearsi ha di certo il diritto di richiedere un lavoro commisurato alle sue capacità, se poi questo lavoro non c'è (attenzione: se non c'è, non se c'è ma è pagato al nero dai nostri parlamentari) allorea è giusto che vada a lavorare in altro settore.
"Avanza l'italietta che non si vuole sporcare le mani, di quelli che si lamentano sempre perchè le loro competenze... le loro professionalità... i loro 'sti cazzi!"
Questa è una frase di cui dovresti semplicemente vergognarti: ci si può sporcare le mani anche facendo gli ingengeri, o i medici, non è necessario stare alla catena di montaggio per avere dignità e pretendere il diritto di poter fare quello che ci compete.
E poi mi viene un dubbio.
Non sara' che molti Italiani perdono il loro tempo a studiare?
Non sara' che le Universita' Italiane non valgono un CAZZO?
E poi mi viene un dubbio:
non sara' che i giovani perdono il tempo a studiare perche' le universita' italiane non valgono nulla e perche' i docenti italiani sono degli imbecilli raccomandati?
Mauro, non sarà che generalizzi un po' troppo?
Non sarà che ci sono bravi laureati e laureati mediocri, che ci sono ottimi professori e pessimi professori e che in generale ci sono, in ogni campo, persone capaci e persone incapaci? Non sarà che nonostante tutto, vista la corsa che i centri di ricerca stranieri fanno per accaparrarsi i talenti italiani, le università italiane hanno ancora uno spessore notevole, almeno alcune (e ci saranno, poi, anche università pessime)?
Comunque è tutto molto OT.
si, senz'altro ho generalizzato. Ma le cose non sembrano migliorare.
Il Senato, come la Camera, non ha bisogno di nessuna legge per regolare i rapporti di lavoro al suo interno. Può farsi - e si fa - il proprio regolamento, approvato dal suo organo di autogoverno, che è l'ufficio di presidenza, e non deve rendere conto a nessuno. A che servirebbe questa leggina? perchè non se la risolvono tra loro, in cinque minuti, stabilendo, per esempio, che i contratti con i collaboratori dei deputati devono essere fatti così e così, e depositati in copia presso un apposito ufficio dello stesso Senato, o della Camera? qualcuno lo sa?
Ah Mauro, non sarà che le lauree non valgono niente perchè omuncoli come te nella speranza di rivedere Berlusconi e lamentarsi, non hanno detto mai una parola sulle ridicole politiche universitarie el precedendete governo. Non ti ricordano niente le lauree regalo per far voti? Ma tu dov'eri?
Guarda che se c'è un imbecille raccomandato con la forza della stupidità sei tu, se vai da Serianni te lo spiega bene. E se non sai chi è, cercatelo somaro.
E poi, a dirla tutta, sei veramente vile nel tuo mascherare il razzismo facendo riferimento all'operaio rumeno, come se l'edile italiano guadagnasse chissà quanto.
Pasqualino, mi sembri quelli che per carpire qualche voto regolarmente saltano fuori dicendo: "eh sì, le nostre forze di sicurezza poi hanno uno stipendio da fame...", e chissà il resto dell'Italia come sta!
Cordialmente, fai schifo. E se vai da Serianni (scelto a caso perchè ho avuto la fortuna di averlo come professore, ma ne potrei citare tanti altri) te lo confermerà.
Ciao schifoso!