Hillary: «La fede è il pilastro della mia vita»
Per la prima volta la Clinton parla della sua religiosità. I nemici: «Non convince»
di Ennio Caretto
Prega tutte le mattine, viaggia sempre con la Bibbia, spesso avverte la presenza dello Spirito Santo. Considera la fede il pilastro della sua vita, dice che le ha insegnato a perdonare, le ha salvato il matrimonio, l'ha riconciliata con le critiche e aiutata nella lotta politica. Crede nella resurrezione ma non nella interpretazione letterale delle scritture, disquisisce dottamente su Sant'Agostino, San Tommaso e John Wesley, il padre della sua religione metodista. E s'ispira a Dio nel suo impegno sociale. Chi è mai questa missionaria laica? La senatrice ed ex first lady Hillary Clinton, capofila dei candidati democratici alla Casa Bianca, che secondo il leader conservatore Pat Buchanan «oggi ha più possibilità di tutti di venire eletta presidente». Una Hillary pia, che in un'intervista di mezz'ora al
New York Times rivela: «La fede mi ha reso ciò che sono».
Questa religiosità non sarebbe frutto di una graduale conversione ma l'avrebbe acquisita da bambina dalla madre, che la domenica teneva un corso per adulti in parrocchia, alla periferia di Chicago. Si sarebbe rafforzata al liceo, da dove il reverendo Donald Jones conduceva gli studenti nei ghetti per assistere i neri, e al college, dove un altro prete, Paul Santmire, predicava la carità. Nell'Arkansas, come moglie del governatore, Hillary seguì le orme materne, e adesso, al Senato, partecipa ogni settimana al breakfast della preghiera. «Siamo sempre stati una famiglia devota — ha spiegato riferendosi al marito Bill e alla figlia Chelsea — e ciò ci ha tenuti uniti». E ha ammesso che la prova del fuoco fu il Sexgate, lo scandalo della relazione di Bill con la Levinsky.
Il presidente e la first lady chiesero assistenza spirituale, pregarono insieme, e «con l'aiuto di Dio» superarono la crisi. Nell'intervista, Hillary ha ammesso che «perdonare e farsi perdonare è la cosa più difficile». Ha aggiunto che in lei c'è un conflitto quotidiano «per aderire ai valori cristiani» su problemi fondamentali dell'età moderna, dall'aborto, che appoggia, al ricorso alla forza. E ha asserito che provvedimenti quali la sanità pubblica e la tutela delle minoranze sono un obbligo morale. Secondo Hillary, un'assertrice del principio della separazione tra Stato e Chiesa, la fede non deforma ma sorregge la politica. Una posizione, ha osservato il New York Times, «che si adatta come un guanto» a quella del Partito democratico, da quando è emerso che la maggioranza dei fedeli americani si identifica nei repubblicani. Una posizione, inoltre, condivisa dal senatore nero Barack Obama suo rivale.
Ai «teocon» (i conservatori religiosi) le dichiarazioni di Hillary sono però sembrate un espediente elettorale. Andrew Ferguson, un loro esponente, ha ribattuto che «la fede della senatrice è quella di una liberal che crede in tutto, tranne che in Dio». Un gruppo evangelico ha definito l'intervista «troppo tempestiva e preparata » per essere credibile, ricordando che «lei e suo marito sono dalla parte dei gay». Newt Gingrich, l'ex speaker neocon della Camera, l'ha accusata di cinismo: «Non è genuina, non convince nessuno». Il Pew Center, un istituto di ricerca indipendente, ha difeso la ex first lady, ma ha rilevato che «i suoi numerosi nemici continueranno a diffidarne». A suo giudizio, comunque, Hillary ha spiazzato i repubblicani, convinti dalle elezioni del 2000 di avere «il monopolio della religione »: «I protestanti e i cattolici moderati si avvicineranno a lei».
Ai democratici, le confessioni della «leonessa», come venne chiamata per la sua combattività durante il Sexgate, sono invece apparse una dimostrazione di umiltà. Hillary aveva sempre rifiutato di svelarsi al pubblico, evitando di discutere questioni personali anche nelle sue memorie. Da first lady andava a messa ogni domenica, ma si ignorava che fosse così credente. Nelle parole dello storico della Presidenza Stephen Hess, «era un enigma». Stando a Hess, la nuova Hillary, più umana e più scoperta, e ora sostenuta nella campagna da Bill, potrebbe crescere in popolarità. Un'ipotesi avallata dall'ultimo sondaggio della rivista Newsweek, inbase al quale da maggio la ex first lady avrebbe più che raddoppiato il vantaggio su Obama, arrivando al 56 contro il 33% dei suffragi. Ma Obama non può essere ancora dato per sconfitto: ha raccolto più fondi dalla sua antagonista, e vi hanno contribuito il doppio di persone, 250 mila in tutto.
I Clinton: dagli orali alle orazioni.
"[..] crede nella resurrezione ma non nella interpretazione letterale delle scritture [..]"
...il che, nell'America di oggi, fa di lei una laica in pericoloso odor di comunismo ;)...
Questo utilizzo della religione per fini elettorali e' una delle cose piu' disgustose al mondo, sia negli USA che da noi. Ma sembra (fonte UAAR) che i laici da quelle parti se la passino perfino peggio che da noi.
"In USA non si vince senza pregare molto?"
Anche in Italia!
SVEGLIA!
Il duo mi ricorda -fatte le debite proporzioni- l'accoppiata rutellone-palombelli..ex giovanotti brizzolati e in carriera desiderosi di piacere al vasto pubblico.
"s'ispira a Dio nel suo impegno sociale."
Comunque non si può dire un impegno di poco conto...
In America non si vince senza pregare molto. E dove sarebbe la novità? dove sarebbe la cosa strana?
E' chiaro ed evidente che per vincere occorre pregare molto, ma non per le elezioni (perché lì bisogna fare la Macumba), ma PER VINCERE NELLA VITA! Solo attraverso la totale Sottomissione, quella pratica di realizzazione umana che Sant'Escrivà definiva "Benedetta", è possibile raggiungere la Comunione con il Cristo necessaria (ma non sufficiente) per garantire la Pienezza della Persona Umana.
SVEGLIATEVI ALLORA! e piantatela lì con le futili leggerezze della Vostra vita e, soprattutto, con quegli strumenti del Male tipo i Libri, creati dal demonio al solo fine di pervertire le menti dei Fedeli in Cristo.