Il mestiere della cubista
di Bruno Ugolini
Ebbene sì, esiste il mestiere, molto atipico, della cubista. Sono ragazze (ma a volte anche ragazzi) che nelle discoteche si dimenano stando sopra un cubo, un po' al disopra del popolo dei ballerini.
E tra queste relativamente nuove professioniste sta crescendo una generazione di quasi bambine che iniziano così il loro approccio al lavoro. Un fenomeno inquietante raccontato in un libro di Marida Lombardo Pijola Ho 12 anni faccio la cubista mi chiamano principessa. Storie di bulli, lolite e altri bimbi, editrice: Bompiani.
Il volume della Pijola descrive uno scenario complesso che va al di là del mondo delle discoteche. Io qui però mi soffermo solo sull'aspetto sociale. Trattasi infatti di dodicenni-quattordicenni non attanagliati da esigenze economiche. Spesso e volentieri provengono da famiglie benestanti. Hanno semmai un problema di solitudine e una voglia di emergere, di entrare nella vita degli adulti. Così ascoltano con interesse la proposta del compagno di classe: «Ti guardano tutti sopra il cubo, puoi diventare qualcuno nel locale. Puoi guadagnare anche 50 euro al pomeriggio...». Oppure: «Se fai la cubista sei una donna non sei più una ragazzina... Con i clienti della disco treschi soltanto se ti va e puoi farti pagare... È come se fossi già grande è come se avessi già un lavoro...».
I moderni procacciatori di lavoro sono ragazzi più grandi, dai sedici ai diciotto anni. Anche loro ai primi passi lavorativi, col compito di andare in giro, spesso davanti alle scuole, a distribuire prevendite per l'ingresso in discoteca. E quando capita uniscono, rivolto alle ragazze, l'invito ad una selezione per diventare cubiste.
È facile trovare su Internet (una delle fonti utilizzate dall'autrice) annunci come questo: «Sto mettendo su una struttura che lavorerà nelle migliori disco di Roma. Se ti unisci a noi potrai diventare qualcuno. Non c'è bisogno del permesso dei genitori, non c'è da firmare alcun contratto. C'è da guadagnare bene e far carriera...».
È un mondo spesso attraversato da droga, sesso, violenza. Una educazione perversa per frotte di ragazzine che i genitori non riescono o non vogliono controllare, aiutare. Magari appaiono come figlie modello: nessuno conosce i loro pomeriggi trasgressivi, a Roma e a Milano, raccontati poi nelle innumerevoli chat del web. Con i filmini per «Youtube», naturalmente ripresi col cellulare d'ultima generazione.
Perché accade tutto questo? Perché simili approci al lavoro, questa fuga dalla vita normale? Perché si ha tanta voglia di saltare le fasi intermedie e di abbandonare l'adolescenza per diventare subito adulti-adulte? È molto probabile che tali fenomeni nascano dal modello di società oggi offerto a quelle ragazze e a quei ragazzi. Come Ilaria, Filippo, Pierre, Giulia, Saverio, Elisabetta: i personaggi della Lombardo Pijola. Una società basata sul successo, sul denaro, sulla prepotenza, sulla paura di essere tagliati fuori, di non essere apprezzati, applauditi. E sull'umiliazione, invece, del lavoro vero, magari del lavoro manuale. Considerato una mansione avvilente, lontana da ogni possibile gratificazione, anche economica, da lasciare solo nelle mani delle folle d'immigranti provenienti da Paesi lontani. Quel lavoro manuale al cui capezzale in questi giorni si affollano in tanti, magari turbati (certo giustamente) dai conti pubblici, ma non dalle angosce sia degli anziani che dei giovani.
il fenomeno è meno recente di quanto vogliano farlo apparire.
Io andavo in discoteca dai 14 ai 16 anni, per cui più di dieci anni fa, e amiche mie coetanee che facevan le zoccubiste già ce ne erano 'na cifra.
Le cubiste ci sono sempre state.
Un tempo le chiamavano mignotte.
Spesso il lavoro di cubista ha anche qualche vantaggio rispetto all'originario mestiere di mignotta.
In discoteca? Sì, ma col tritolo.
Sempre lavoro manuale è...
Ricche di nascita e guadagnano pure sculettando????
Droga e aids, altro che.
a me fanno pena
non riesco neache a ironizzare su questa mancanza assoluta di strumenti culturali
ormai in tutti gli strati sociali.
abbiamo raggiunto la parità di classe, che tristezza.
Adesso che ci penso una volta in metropolitana un nano sui quindici anni si vantava cogli amici di fare il pierre(pr). Ma allora lo fanno anche colle prostitute! La mafia li manda in giro per controllare che nessuna rubi sulla zona, per schedare e chiedere pizzi. Volendo non ci vuole molto per organizzarsi e mettere su un'impresa.
Biraghi potresti leva' 'sta foto perpiacere?
Pare di essere tornati ai tempi, "gloriosi" ed invero oramai consegnati all'oblio, di "furore".
Non scadiamo al livello dei prestigiosi tettimanali, meglio della sana e dignitosa pornografia di 'sta merda da guardoni.
e meglio la prostituzione, lavoro piu' decente e dignitoso anche in strada, di questo schifo di lavori basati sulla "immagine".
Berja: la foto è stata messa apposta perché fa schifo come il tema. Mi sembra molto appropriata.
Se mia figlia facesse la cubista la prenderei a calci - ma a pensarci bene, dovrei prendere a calci solo me stesso, perchè significa che non sarei stato capace di passarle alcun valore.
Allora torniamo a bomba, come al solito, alla responsabilità degli adulti-assenti, convinti che visto che i figli sono "vengono su in fretta" possono anche autogestirsi (bel concetto, neh?).
Il tutto porta i ragazzi ad essere "educati" dai loro pari, invece che da coloro che hanno naturalmente prospettive ed esperienze diverse - parenti, amici di famiglia, genitori.
Come una formula in un foglio di calcolo Excel che si riferisce a se stessa ed "impazzisce", i nostri giovani vanno allo sbando proprio perchè manca un "riferimento esterno" di rilievo.
La pubblicità, la TV, la plèistèscion, la discoteca, l'evasione tout-court sono solo fenomeni aggiuntivi che ne accelerano ulteriormente l'iterazione centripeta (come al solito a favore dei soliti bisiness' degli adulti).
E da 'sto casino io non riesco proprio a vedere vie d'uscita...