«Mostra omosex, serve una giunta per decidere»
di Maurizio Giannattasio
Ristampati tutti i cataloghi dopo le polemiche sulla scultura del Papa e la foto di Sircana. Ma scoppia il nuovo caso della «Pietà» lesbica
La Moratti rinvia l'inaugurazione di «Vade retro». Appello di Sgarbi: visitiamo insieme le opere
La maledizione continua. La mostra degli scandali Arte e omosessualità
slitta. Il sindaco Letizia Moratti ha deciso di rinviare l'apertura prevista per oggi. Prima, vuole discuterne in giunta con tutti i suoi assessori. La riunione si terrà domani. Quindi, nella migliore dei casi, l'apertura di
Vade retro è rinviata a sabato. Sempre che Palazzo Marino dia luce verde.
C'è un'altra possibilità ma remota. Ieri l'assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi, ha scritto una lettera al sindaco («L'assessore libertino che scrive al sindaco continente », ironizza Sgarbi). La invita a visitare la mostra già questo pomeriggio. Assieme agli assessori e ai consiglieri. «Spero che tu— scrive Sgarbi — possa venire, nella stessa giornata di domani (oggi per chi legge ndr), quando è prevista l'apertura della mostra. E non vorrò comunque aprirla, fino a che tu non l'abbia vista». Cambia poco. Anche perché la visita della Moratti, se avverrà, è prevista in serata. E il giorno dopo ci sarà uno sciopero dei dipendenti. Quindi, in ogni caso, l'apertura potrà avvenire solo sabato.
Notazioni tecniche. Il succo resta.
La mostra a Palazzo della Ragione continua a creare scandalo. Anche se le opere «incriminate» sono state eliminate. Miss Kitty, la scultura che assomiglia terribilmente a papa Benedetto XVI (in perizoma e autoreggenti) è stata acquistata da Sgarbi e ritirata, la foto di Sircana con il transex dal volto di Gesù è stata buttata nel cestino. «Tutto voluto e preordinato — attacca Sgarbi —. Questione di comunicazione e di propaganda. Ma tra me e il sindaco non c'è nessuna contrapposizione sui contenuti. Come ho detto più volte, le foto di Sircana e la scultura del Papa sono cronaca politica non il contenuto vero della mostra e quindi è giusto che un'amministrazione pubblica tuteli e mostri rispetti verso le altri istituzioni».
Arriviamo al catalogo. Gli organizzatori di Artematica hanno ritirato le 3.500 copie pubblicate dall'Electa per una cifra intorno ai 100 mila euro. E sono pronti a ripubblicarlo senza la scultura del Papa e con una nuova copertina.
Anche qui la «provocazione» gioca il suo ruolo. Quello che è uscito dalla porta rientra dalla finestra. Sulla copertina ci sarà una scultura — ospitata nella mostra — che raffigura Paolo Schmidlin l'autore dell'opera su Benedetto XVI. Costo della ripubblicazione: 100 mila euro. Le copie ritirate non andranno al macero. Troppo ghiotte. Roba da collezionisti. Rischiano di diventare come il Gronchi rosa. Artematica si riserva di poterli vendere in seguito.
Ma la polemica politica non si ferma. Da destra e da sinistra arrivano bordate. «Mi pare che più che di provocazioni ormai si possa parlare di un penoso balletto», attacca il capogruppo di An, Carlo Fidanza. «Non vorrei che questo pasticciaccio finisse come i finanziamenti per il Festival di cinema gay — dice Pierfrancesco Majorino, Ulivo —. Li stiamo ancora aspettando». «Siamo sicuri che tutte le provocazioni siano state eliminate? — dice Maurizio Lupi, vicecommissario di FI —. Sarebbe ancora peggio se dovessimo riscontrare ulteriori presenze di oggetti che non vanno nella direzione condivisa». Forse Lupi si riferisce a un'opera inserita nel catalogo ritirato: una scultura di Paolo Cassarà, intitolata la Pietà. Una Pietà «lesbica». Si vede una donna vestita di latex che tiene in braccio il Cristo. Solo che al posto di Gesù c'è una bambola gonfiabile con la bocca aperta.
Comunque solo un libertario intelligente come Sgarbi poteva mettere così tanto pepe in culo a questi neo-conservatori ipocriti e finto-bigotti... un genio!
Perché "clamorosa"?
(e intanto Sgarbi si fa una bella plusvalenza. Mica stupido)
Gli organizzatori di Artematica hanno ritirato le 3.500 copie pubblicate dall'Electa per una cifra intorno ai 100 mila euro.
perché tutta questa generosità?
non è che percasopercaso contano di rivenderli semiclandestinamente al doppio quando la mostra sarà stata definitivamente affossata, anche la stampa mainstream si sarà accorta del caso, e i cataloghi censurati diventeranno oggetto da collezione?
HCE, basta con questi sospetti camapati in aria:
i cataloghi sono costati molto meno di 100mila euro, quella è la cifra a cui sarebbero stati rivenduti. Gli organizzatori hanno ritenuto conveniente, a fronte di ricatti del tipo "o ritiri ques'opera e i cataloghi o ti chiudiamo la mostra", ritirare opere e cataloghi piuttosto che perdere i soldi a fronte di una chiusura della mostra, con tutti gli strascichi legali che avrebbe comportato. Mi sembra l'ipotesi più plausibile.
Spero che Moreno stesse scherzando: libertario intelligente a Sgarbi? Mi sa che non parliamo dello stesso Sgarbi, di quello che attaccava Cecchi Paone per difendere papa Natzinger. Cos'ha di libertario e di intelligente Sgarbi?
Ma secondo voi, in tutta sincerità, ma proprio tutta, ma quella la possiamo ancora definire arte? va bene Duchamp che è stato il primo, ma questi qui? cioè, se io raccolgo i miei preservativi usati e poi li espongo, quella è ancora arte? bah! ai posteri...
certo che è campata in aria.
ma resta il fatto che sono fuori di cento-mila-euro (oltre ai costi di allestimento, prestito opere e chissàchealtro, che non penso siano proprio bazzecole), che ad oggi non si sa la mostra aprirà e quindi se potranno incassare i biglietti, e che si trovano in casa la prima infornata di cataloghi di una mostra che è già un caso nazionale, e che se non aprirà diventerà un caso internazionale.
se non bastasse, potremmo leggere il resto dell'articolo. entrambi, visto che anch'io non avevo visto il resto del paragrafo:
e copie ritirate non andranno al macero. Troppo ghiotte. Roba da collezionisti. Rischiano di diventare come il Gronchi rosa. Artematica si riserva di poterli vendere in seguito.
Sui rapporti tra la cultura e Forza Italia mi permetto di rimandare a quanto disse Berlusconi, alora presidente del consiglio, ai presidenti degli istituti di cultura italiana all'estero: Non parlate sempre di Dante, dovete parlare anche delle nostre aziende.
Ciò a parte, la storia della "direzione condivisa" è, come minimo, da ministero della cultura popolare.
Ma secondo voi, in tutta sincerità, ma proprio tutta, ma quella la possiamo ancora definire arte?
Non ho la presunzione di decidere cos'è arte e cosa non lo è. Però so avvertire la puzza dei "più papisti del papa" lontano un miglio