Lettera di un democratico ad altri democratici
Care amiche, cari amici, mi permetto di scrivervi le mie riflessioni su quanto ho ascoltato negli ultimi incontri pubblici avvenuti a Milano sul Partito Democratico. Lo faccio non certo per la rilevanza in sè delle mie opinioni, quanto per testimoniare e condividere con voi una volontà di impegno che va al di là delle tante perplessità e delusioni. Non me la sono sentita di intervenire nei recenti dibattiti sulle regole del PD perchè avrebbe prevalso nelle mie parole lo scetticismo e la polemica. Se avessi parlato, avrei detto che c'è qualcosa di peggio della mancanza di democrazia: la caricatura della democrazia; che l'invito di Veltroni all'allegria forse è stato frainteso dai 45, che hanno alla fine licenziato regole ridicole, contraddittorie, sterili; che con tutta la buona volontà non vedo come potrei convincere qualcuno a pagare 5 euro (senza garanzie sulla loro gestione) per votare liste bloccate abbinate ad un vincitore predesignato, per eleggere un'assemblea di 2000 e passa persone, ecc. ecc.
Tutte cose che chiunque voglia applicare il buon senso alla politica - e sarebbe l'ora! - capisce al volo, senza bisogno di tanti giri di parole. Se poi inquadriamo il processo del PD nel contesto politico nazionale e quello milanese... ci siamo capiti. Non ho detto niente del genere perchè appunto avrei aggiunto solo un'ulteriore lamento al coro da Nabucco del nostro povero popolo democratico in marcia nel deserto verso una terra promessa e mai mantenuta.
Se ho ritrovato un filo di pensiero positivo, devo ringraziare i tanti cittadini che sono intervenuti con lucidità e determinazione indicando contenuti chiari, gli amici e compagni (in particolare del comitato promotore MilanoCentro) che ostinatamente si spendono con intelligenza affinchè qui a Milano il partito democratico possa davvero partire democratico.
In sintesi, ecco come la vedo:
1. La sostanza, la carne e il sangue del PD ci sono: sono le persone che partecipano al processo. Quando si dà la parola alla base, agli scritti, agli elettori si sentono voci limpide e forti: nessuno si chiede perchè, i motivi per fare il PD sono per tutti evidenti e urgenti. E sopratuttto si è creato un fragile ma vero clima in cui ciascuno si sente "dentro", in prima persona, libero di esprimersi e in qualche modo protagonista.
2. I comitati promotori territoriali sono il luogo della rigenerazione, dove finalmente le stucchevoli distinzioni tra partiti e tra partiti e associazioni si sciolgono nel confronto e nelle scelte. I comitati devono nascere in tutte le zone e in tutti i comuni della città metropolitana e devono rimanere attivi dopo il plebiscito del 14 ottobre. Lì nasce davvero il PD, lì possiamo sentirci finalmente a casa e piantare le tende per un duraturo impegno comune.
3. Milano deve percorrere la sua via. "Milano non aspetta", lo slogan del comitato promotore di zona 1 - del quale mi onoro di far parte - deve diventare, da settembre, "Milano decide". La nostra città è così ricca di esperienze e di competenze democratiche (cioè volte al bene comune) che non ha bisogno se non di fiducia e coraggio per chiamare a raccolta i cittadini e permettere loro di esprimersi. Forse sono troppo ottimista ma dopotutto che cosa abbiamo da perdere? Qui si può, si deve sperimentare la nuova politica: concreta, partecipata, lungimirante.
La conclusione è un invito: ritroviamoci nei comitati promotori, formiamo liste miste e asimmetriche, creiamo occasioni di confronto orientato alle aspettative della città e al suo futuro. Inauguriamo il PD milanese come un modello di convivenza, di accoglienza, un luogo dove i meriti e i talenti siano stimolati, premiati, vissuti come un valore di tutti. Questo è il migliore servizio che possiamo offrire a noi stessi e alla città: la prefigurazione della rinascita di Milano. Il metodo è il risultato.
Grazie dell'attenzione. Vi auguro buone vacanze e soprattutto un buon ritorno... al futuro!
di
Giorgio Tacconi