SFORBICIATINE VOLONTEROSE
di Gian Antonio Stella
Trecentoventitré metri pro capite, ai nostri deputati, non bastavano. Stavano strettini. E così la Camera, per far fronte alla crescita smisurata dei gruppi parlamentari, è stata costretta ad affittare, 6 mesi fa, un appartamento di 600 metri in piazza San Lorenzo in Lucina, due passi da Montecitorio.
Al modico affitto di 356.400 euro l'anno: 29.700 al mese. Un dato che, da solo, dimostra la sproporzione tra l'enormità dei costi di una politica impazzita e la volonterosa sforbiciatina decisa dal governo. Il cui disegno di legge, se riuscisse davvero a far risparmiare 1.300 milioni di euro, rivelerebbe in modo lampante come si possa tagliare molto di più. «La montagna ha partorito un topolino », commenta il nazional-alleato Adolfo Urso. «Per qualunque cosa a loro interessi propongono un decreto di immediata esecutività, quando devono soltanto fare degli annunci, come stavolta col taglio dei costi della politica, propongono invece disegni di legge che verranno approvati nel mese del poi e nell'anno del mai», ridacchia il leghista Roberto Calderoli. «Dopo innumerevoli annunci ci si aspettava qualcosa di serio e invece il governo Prodi, al posto di annunciare il taglio immediato del numero di ministri e sottosegretari del governo più numeroso d'Europa e della storia italiana, annuncia un ddl per tagliare qualche telefonino e qualche auto blu...», accusa il forzista Gregorio Fontana.
Pulpiti sbagliati, per le prediche: i bilanci ufficiali dicono che negli anni 2001-2006 in cui governavano loro, con una maggioranza larghissima, le spese per gli organi costituzionali (dal Quirinale alla Camera, dal Senato alla Corte Costituzionale) si impennarono del 23% oltre l'inflazione. Né si ha memoria, su questo fronte, di qualche riforma significativa. Per tacere del numero di ministri e sottosegretari: prima che a Romano Prodi, che svetta oggi solitario in cima alla oscena classifica, il record di poltrone apparteneva a Giulio Andreotti (101) seguito con 98 dal terzo governo guidato da Silvio Berlusconi: 56 in più del primo governo De Gasperi. Insomma: chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Detto questo, è fuori discussione che sul versante della lotta alla crescita abnorme
dei costi della politica era lecito aspettarsi molto, molto, molto di più. Confida il ministro Giulio Santagata agli amici che lui ce l'ha messa tutta, che avrebbe voluto incidere il bisturi più in profondità, che si rende conto perfettamente che dopo tanta attesa il disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri (e destinato a un cammino ricco di insidie e lungo lungo, al punto che non si entrerà probabilmente nel vivo prima di gennaio) può apparire insufficiente. Sospira che il governo non può mettere mano a certi capitoli che sono di esclusiva competenza altrui. E sbuffa lasciando capire che sui giornali tutti si riempiono la bocca ma poi, nelle segrete stanze, da sinistra e da destra, arricciano il naso davanti a questo e a quello. Come Francesco Rutelli che, davanti al taglio dei consigli circoscrizionali, avrebbe mostrato di essere assai riottoso.
Fatto sta che su questo punto il documento governativo, stando alla relazione illustrativa, è per lo meno ambiguo. Dice infatti che sì, certo, bisogna «eliminare i consigli circoscrizionali nei comuni con popolazione inferiore a 250.000 abitanti (attualmente, la soglia minima è di 100.000)» ma aggiunge che va prevista «la possibilità di istituire circoscrizioni per i comuni aventi popolazione tra i 100.000 e i 250.000 abitanti ». Una subordinata che, potete scommetterci, sarà interpretata, in un Paese ricco di furbetti, col tentativo di riproporre esattamente il quadro di prima: basterà cambiare il nome.
Per carità, qualche sforzo di buona volontà si vede: l'impegno a una maggiore trasparenza, un giro di vite sulle società miste e sui consigli di amministrazione (dei consiglieri della Società autostradale Brescia-Verona-Vicenza- Padova i politici riciclati e non sono 11 su 15), una stretta alla distribuzione di cellulari ai dipendenti regionali, una razionalizzazione delle spese telefoniche con l'uso delle chiamate via Internet, una serie di nuove norme sui contratti flessibili per arginare la discrezionalità con cui certe amministrazioni locali vanno ad «aggirare i divieti esistenti di procedere a nuove assunzioni», una omogeneizzazione di compensi degli amministratori che oggi per fare lo stesso lavoro in luoghi diversi prendono buste paga diversissime, un limite al cumulo di incarichi, una disposizione perché i compensi dati ai consulenti non solo siano pubblici ma diventino operativi solo «dopo» la loro pubblicazione on line. E infine una riduzione del 20% (anche se la strada per arrivare al traguardo sarà assai accidentata) dei consiglieri e degli assessori regionali, comunali e provinciali. Nonché delle loro indennità e dei rimborsi.
Evviva. Ma è davvero poco. Manca ogni accenno alla proposta avanzata da più parti di sopprimere le province. Manca ogni accenno all'accorpamento di un po' di comuni, anche se ce n'è uno come Monterone, in provincia di Lecco, con 33 abitanti. Manca ogni accenno alla necessità non solo di rendere i bilanci trasparenti ma leggibili: a cosa serve che vadano su Internet se poi l'«acquisto di giornali e libri» per una somma enorme (128 mila euro) può essere nascosta dalla Regione Sicilia sotto 7 voci esattamente uguali ma sparpagliate in capitoli diversi? Manca un impegno a ridurre, ora e non domani o dopodomani, i membri di un governo troppo obeso. Manca perfino l'incompatibilità, che era stata chiesta dalle stesse comunità montane, tra l'essere comune di mare e comune di montagna.
Per non dire del silenzio, accanto alla timida voce del governo, degli altri organi costituzionali chiamati a far la loro parte. Come il Quirinale, che non ha ancora detto se quest'anno renderà finalmente pubblico il suo bilancio. Come la Camera e il Senato, dove anche gli uomini di buona volontà (e ce ne sono) magari aboliranno la barberia ma non riescono a metter freno all'aumento «automatico» delle spese dovuto a un sistema impazzito, come nel caso citato del dilagare di edifici parlamentari che con la targhetta «Montecitorio» occupano complessivamente ormai 204.212 metri quadri pari alla superficie di 14 basiliche di San Pietro, 31 campi da calcio internazionali o 420 campi da basket.
Ce lo possiamo permettere? Questo è il nodo. Anche a dispetto di Massimo D'Alema. Il quale, durante una recente cena in Sudafrica, ha sbuffato davanti a un bel po' di testimoni che uffa, tutte queste polemiche sui costi della politica sono solo farina del sacco di «giornalisti sfaccendati»... Mica male, per uno che aveva detto: «Rischiamo di essere travolti...».
Complimenti ad un vero uomo di sinistra: D'ALEMA!!!
Il signore sì che se ne intende. Il signore sì che partecipa alla sistuazioni tragiche in cui vivono milioni di itagliani tra cui molti che hanno sempre votato per lui e per il suo ex partito.
Evviva!!!!!!!
non amo alla follia grillo, perchè non mi piacciono i tribuni del popolo di professione. ma di fronte a questo scempio è l'unico che ha invitato la gente in piazza per manifestare il proprio disgusto contro questa gragnuola informe di parassiti. L'unica soluzione che possa smuovere un poco le cose sono 3 milioni di persone in piazza, o a circondare il parlamento, e che urlino forte e chiaro il proprio schifo. con grillo ce ne saranno ahmè molti meno, ma io ci sarò. C'è sempre una prima volta.
Anch'io ci sarò, il mio sogno è una folla inferocita che prende d'assalto il parlamento bastoni in mano...
Anch'io ci sarò, il mio sogno è una folla inferocita che prende d'assalto il parlamento bastoni in mano...
Postato da Paquero - Sabato 14 Luglio 2007 alle 13:34
stavo per venire anch'io alla manifestazione.
ma poi leggendo questo post, ho cambiato idea.
si perche' sarei venuto soltanto "con bombe e mitra".
Mi stavo chiedendo se gli edifici pubblici paghino l'ICI, ma poi mi sono detto che non cambia nulla.
non mi piace il qualunquismo, non mi piace quel" tanto sono tutti uguali" e poi si dimentica troppo spesso che se sono lì è perche ce li abbiamo mandati noi, gli uni e gli altri, a volte penso che non abbiamo presente che è in nostro potere cambiare veramente le cose perlomeno finchè siamo in democrazia. Ma turtto questo quacquaraquà è artefatto in modo da non farci percepire che può esistere il pericolo che questa democrazia possa finire. Licia
@licia... come fai a cambiare le cose, se nelle liste "bloccate" ci sono dei delinquenti nei primi posti???
o (come mi hanno suggerito) se il delinquente viene candidato in un collegio sicuro???
spiegami come fai a toglierti dalle palle 'sta gente...???
il quacquaraquà di cui parli, è quello che ogni giorno ci viene propinato dall'informazione deviata e serva...
grazie al cielo ci sono ancora quelli che raccontano le cose come stanno, peccato che le persone ormai siano talmente assuefatte allo schifo, da recepire come pericolose le rivelazioni sui politici ladri e non il fatto che i ladri governino...
ma tant'è...
Drizzt
mio padre mi ha sempre parlato di un popolo sovrano, ed io sono convinta che sia malgrado tutto la verità,non so come ma dobbiamo democraticamente riappropriarci di questo ruolo fondamentale, è nquello che vuole grillo o sbaglio? per i quacquaraqua intendevo dire quello che tu hai capito, in me c'è un gande conflitto: non guardare non sentire questi servi che oggi non posso neppure dire del poterte inteso a chi governa, ma cosa ancora più grave sull'informazione comandano ancora quelli che al potere non ci sono più, sono terrorizzata al pensiero di cosa potrabbero fare se andassero ancora al potere. Sono di natura una persona pttimista, mi fà paura l'ignortanza, l'indifferenza e la pigrizia intellettuale che porta le persone al qualunquismo, nessun sistema può essere perfetto e chi balla il tango non ama la polka e la mazzurca ma adora la musica, dobbiamo ritornare un pò provinciali, cercare i sani approcci con le persone che ci stanno intorno, comunicare i nostri bisogni , la nostra disponibilità e sopratutto ascoltare gli altri affinchè tutti insieme potremo trovare alternative aquello che glim altri vogliono importci a rileggerci ciao Licia