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Alberto Biraghi
Il ticket in lavatrice
Il ticket anti-traffico di Letizia Moratti si restringe sempre più, come un capo sintetico in una lavatrice bollente. Il bucato politico cominciò poco più di un anno fa con una versione ‘large’ del ticket, indicata nel programma elettorale, da applicarsi alle auto che entravano a Milano. Obiettivo pianificato e dichiarato: 230.000 macchine in meno in meno al giorno.Passate le elezioni il progetto venne abbandonato da Letizia Moratti dopo asfissianti dibattiti, con grande soddisfazione dei suoi partiti sostenitori che temevano la perdita di consenso tra i pendolari dell’hinterland. Nacque così la versione ‘medium’ del ticket con un’applicazione limitata all’ingresso della cerchia ferroviaria. La soluzione provocò malumore nei partiti del centro destra che temevano la reazione degli abitanti delle zone milanesi più periferiche. La giostra del ticket ricominciò così la sua corsa producendo una versione ‘small’ da applicarsi nella ancora più ridotta cerchia dei Bastioni.
Questa nuova versione riservata a tutti i milanesi prevedeva un fortissimo sconto per i residenti all’interno della cerchia e una riduzione di 20.000 auto in movimento. Ma la disparità di tariffe tra residenti e non residenti nella cerchia ha alimentato per l’ennesima volta polemiche nel centro destra, costringendo la Giunta a una delibera che sancisce l’area di applicazione del ticket ma non le tariffe. In attesa dei prossimi capitoli, la vicenda ha già esplicitato il suo perchè: la promessa elettorale di 230.000 auto in meno era una bufala planetaria. E per dimostrarlo il centro destra milanese, oltre a striminzire l’area di applicazione del ticket, ha dovuto sbiancare anche la credibilità decisionale del proprio sindaco.Un vero capolavoro politico.
di
Davide Corritore
fonte: il Riformista