«Il campione-soldato ucciso dai commilitoni perché contro la guerra»
di Guido Olimpio
Pat Tillman, 27 anni, è un ranger delle forze speciali americane. Sa che la morte lo accompagna e può sorprenderlo in qualsiasi momento. Rischi normali per un soldato. L'incontro fatale avviene nella notte del 22 aprile 2004, poco fuori al villaggio di Sperah, Afghanistan, dove si trova in ricognizione con il suo plotone. Ma Tillman non si aspetta «quella» fine: tre colpi di fucile sparati a non più di nove metri di distanza. Fuoco amico, scrivono con grande ritardo nei rapporti ufficiali dopo aver attribuito la sua uccisione ai qaedisti. Una bugia della propaganda. La conclusione ideale nella parabola del buon patriota. Il campione del football che rinuncia a 3 milioni di contratto, si arruola e cade nella caccia ai terroristi.
Frottole. Pat Tillman potrebbe essere stato assassinato. Per ora è solo un'ipotesi, ma pesa quanto un macigno. Ed è sufficiente ad alimentare teorie intriganti quanto difficili da verificare. La parabola di Tillman si svolge lungo un altro copione. L'idolo sportivo che indossa la divisa ma considera il conflitto «sbagliato» al punto da voler bussare allo studio di Noam Chomsky, il grande critico dell'Impero americano. Quindi lo fanno fuori, azzardano i dietrologi, perché va controcorrente.
Le suggestioni si sovrappongono a fatti concreti. La storia dell'omicidio è emersa dai documenti che l'agenzia Associated Press ha potuto consultare. In un rapporto si legge che i medici dell'Us Army, dopo aver esaminato il cadavere del soldato, si sono insospettiti. Tre fori d'entrata al capo, proiettili sparati a breve distanza da un'arma in dotazione all'esercito statunitense. «È uno scenario incompatibile con quello presentato fino ad oggi», ha osservato un dottore. Ma c'è di più.
Invano gli anatomopatologi hanno sollecitato i superiori a compiere nuove indagini, a confrontare le testimonianze lacunose di quanti quella notte erano a Sperah. Una richiesta motivata dalla possibilità che il presunto scontro a fuoco a Sperah potesse nascondere un crimine. Controllate, hanno aggiunto, se qualche commilitone presente durante «l'incidente» avesse motivi di rancore verso la vittima. Uno scenario anticipato da Oliver Stone in Platoon, il film sulla guerra in Vietnam. Lì è il sergente Elias (Willem Dafoe), guerriero ma rispettoso di certe regole, ad essere ucciso da un compagno (Tom Berenger) spietato e odioso.
I dossier esaminati dall'Ap aggiungono però altro a un caso al centro di polemiche feroci. 1) Poco prima di essere ammazzato Tillman cerca di calmare un altro soldato in preda al panico. 2) Tre alti ufficiali si sono nascosti dietro generici «non ricordo» per celare la dinamica dell'episodio. 3) Giudici militari si sono scambiati email di congratulazioni per aver tenuto lontano una possibile indagine criminale. 4) Non c'è alcuna traccia di fuoco nemico nella zona dell'incidente.
Le indiscrezioni sono sale sulle ferite. Perché confermano il depistaggio attuato dalle autorità. Il comando statunitense, pur sapendo sin dall'inizio che si trattava di «fuoco amico», aveva subito cucinato una storia esemplare, con Tillman freddato dai mujahedin. Un esempio per tutti, da onorare con due medaglie al valore e una promozione postuma.
Ma l'inganno non ha retto. È così emerso che i compagni di Tillman avevano bruciato il suo corpetto antischegge per nascondere delle tracce utili in una eventuale inchiesta. Incalzato dai reporter, messo alle strette dai familiari, il Pentagono ha finalmente aperto una indagine concentrandosi su un generale a tre stelle e altri sei ufficiali.
E man mano che emergevano responsabilità la battaglia legale scivolava nell'arena politica. Il profilo di Tillman è stato ritagliato per incastonarlo nella nuova cornice.
Un quotidiano ha scritto che il ranger era contrario all'invasione dell'Iraq e si opponeva alla rielezione di Bush spingendosi ad invitare il suo plotone a votare per il democratico John Kerry. Gesti che hanno richiamato idealmente le immagini del passato. Le cartoline precetto bruciate ai tempi del Vietnam.
La madre Mary ha aggiunto un dettaglio ai quali si sono aggrappati i fautori del complotto. Il figlio, al suo rientro dall'Afghanistan, doveva incontrare Chomsky e il celebre linguista ha confermato. Blogger pacifisti si sono chiesti dove sia finito il diario di Tillman. Il quaderno, insieme agli effetti personali, sarebbe scomparso due giorni dopo la sua morte. La verità sul nuovo Platoon è chiusa in quelle pagine? A molti piace crederlo, anche se è più facile scovarla negli archivi ufficiali.
Tra pochi giorni il Pentagono pronuncerà il suo verdetto. Le indiscrezioni dicono che non sarà severo. È probabile che il generale Philip Kensiger, all'epoca responsabile delle operazioni e non più in servizio, possa perdere una delle sue tre stelle. Una retrocessione che gli costerà il taglio di mille euro della pensione.
queste sono le notizie che fanno ammirare gli stati uniti: in Italia quando mai un volontario del col moschin o dei lagunari o del comsubin si metterebbe in contatto con lidia menapace o con dario fo?
non sono rincoglionito, ho precisa consapevolezza che una notizia che riguardi gli stati uniti ha enorme risalto perche' gran parte dei mezzi di comunicazione di massa sono nelle mani statunitensi, pero' ho anche la consapevolezza che in italia manchi completamente la partecipazione alla vita politica ed il rispetto per le opinioni altrui.
Rispondo cosi' anche ai cialtroni colmi di luoghi comuni che dipingono i comunisti come macchiette antiamericane; noi amiamo il popolo degli stati uniti, ne stimiamo le capacita', la forza e lo spirito fortemente egualitario; solo detestiamo il capitale ed i capitalisti.
Specialmente questa caricatura di capitalismo senza capitali, che senza gli aiuti fraudolentemente sottratti al tanto disprezzato Stato, non saprebbe neanche allacciarsi le scarpe da solo.
Amen fretelli (sia berja sia nonnoulisse)!