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Alberto Biraghi
Le parole segrete di De André
«Sul retro bianco di un libro leggiamo un'annotazione che fa sobbalzare i presenti: "Notturno delle raganelle, notturno del vento", e poi continua: "Un intero raggio di sole (la raganella disidrata sul vetro, la inaridì il sangue verde. Il falco gira e gli attribuiscono infamie, e arriva l'acqua, come sempre in ritardo". È l'unico appunto rimasto di quella che sarebbe stata la nuova opera di Fabrizio De André. "Sì, era la sua ultima idea", conferma Dori Ghezzi guardando assorta il foglio: "Evidentemente dettato dal suo stato d'animo, dal suo inconscio, c'era il desiderio di lavorare su questi quattro Notturni, chiamiamoli anche Requiem, cercando di vedere i vari aspetti del buio, sia il fenomeno atmosferico, sia la cecità, il non voler capire le cose, ogni notturno aveva un suo modo di rappresentare il buio, compresa la morte, ma è rimasto tutto nella sua testa, non è riuscito a cominciare, sono rimasti solo questi brevi appunti. Aveva in mente di chiedere a quattro compositori di scrivere quattro diverse musiche su cui avrebbe messo dei testi. Sicuramente uno doveva essere Mauro Pagani, pensava a uno in chiave jazz, l'altro più classico. Forse inconsciamente già presagiva la fine, chissà, poi è andata com'è andata, c'era il tour ma si sentì male, dovette interrompere e l'idea è rimasta lì"».
di
Gino Castaldo
12.08.07 12:27 - sezione
musica