Padre Pijo
di Marco Travaglio
La notizia che Luciano Moggi, imputato per associazione a delinquere, frode sportiva, minacce e violenza privata, è in pellegrinaggio al santuario di Lourdes, proprio mentre Salvatore Cuffaro, imputato per favoreggiamento mafioso e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, è in marcia verso Santiago de Compostela, si presta a svariate interpretazioni. La più pessimistica è che i due, disperando nella giustizia terrena, si affidino a quella divina. La più ottimistica è che sentano finalmente di aver qualcosa da farsi perdonare. La più maligna è che, dopo aver preso in giro milioni di - rispettivamente - tifosi ed elettori, tentino ora di prendersi gioco anche dei santi. Gli elementi a suffragio della terza sono, diciamo così, preponderanti. Lucianone, informava ieri il Corriere, s’è imbarcato a bordo di uno dei sei charter della nuova linea aerea vaticana, gestita dalla Mistral Air delle Poste Italiane, che punta a traghettare 150 mila pellegrini all’anno nelle mete spirituali. Sull’aereo-ammiraglia col poggiatesta personalizzato dalla scritta «Cerco il tuo volto, Signore!», viaggiava il cardinal Camillo Ruini. Al suo arrivo, anziché trovare il volto del Signore, ha trovato quelli di Moggi, di Paola Saluzzi e del presidente del Coni Gianni Petrucci. I quali hanno preso parte in basilica alla santa messa officiata dall’ex capo della Cei, ricevendone l’apostolica benedizione. Mentre il presule chiedeva al Signore di «convertire i cuori anche di chi è lontano», Lucianone si proclamava «credente da sempre». Agli atti del processo di Calciopoli c’è traccia di un altro celebre pellegrinaggio: al santuario del Divino Amore, dove l’allora direttore generale della Juventus si appartò con la segretaria dei designatori arbitrali, Maria Grazia Fazi, per parlare al riparo da occhi indiscreti e soprattutto dalle microspie dei carabinieri. Ora una fonte confidenziale dei pm insinua addirittura che il Nostro tenga parcheggiato un tesoretto di 150 milioni presso lo Ior: circostanza da lui smentita sdegnosamente, tra una visita a Lele Mora e una scrittura per una comparsata nel prossimo film di Lino Banfi. È nota, poi, la sua intimità con i frati di San Giovanni Rotondo, che alcuni anni fa, subito dopo il processo per favoreggiamento della prostituzione (Moggi, quando dirigeva il Torino Calcio, era solito procurare terne di squillo ad arbitri e guardalinee di coppa Uefa), lo insignirono dell’ambìto premio «Padre Pio», anche se qualcuno, a Roma, lo riteneva più meritevole del «Padre Pijo». Il governatore di Sicilia, profittando della chiusura estiva dei tribunali, era segnalato giorni fa in Galizia, in marcia da Leon a Santiago con sandali benedettini ai piedi, bastone in mano e coppola d’ordinanza in capo. Tutto a piedi, assicurano gli agiografi: 344 km. in dieci tappe, anche se accanto al rubicondo statista siculo viaggia un pulmino di soccorso pronto a ogni evenienza, con i sali, il Gatorade e le carrucole. «Sono qui per consolidare la fede, ma anche per smaltire qualche chilo di troppo», ha spiegato Totò ansimante, alla guida della carovana dell’Udc che lo assiste anche in questa prova. Pare che della delegazione non faccia parte l’on. Cosimo Mele, quello con due mogli e due squillo, in tutt’altre faccende affaccendato. 10 ore di cammino al giorno sotto il sole cocente, 40 gradi all’ombra, ma senza mai separarsi dalla celebre coppola, già esibita con successo da Santoro: «Certo, l’ho sempre con me, anzi ne ho fatte comprare 3 mila da una cooperativa antimafia di S.Giuseppe Jato per regalarne ai pellegrini per smitizzare la mafia». Un po’ come se un’associazione antiterrorismo regalasse passamontagna con la stella a cinque punte per smitizzare le Br. Sia Totò sia Lucianone tengono a precisare, scanso di equivoci, di non avere nulla da farsi perdonare. Cuffaro ricorda commosso il proprio «calvario», colpa di quegli aguzzini dei magistrati, che «solo la fede» ha potuto lenire. E anche il devoto Moggi batte la mano sul petto altrui: «Altri più famosi di me non vengono a Lourdes e magari ne avrebbero bisogno più di me. Qualcuno non ci viene perché ha qualche problema…». In pratica, non vanno ai santuari nella speranza di un’apparizione della Vergine: sono loro che, quanto prima, contano di apparire alla Madonna.