Emergenza spugnette
di Marco Travaglio
È sempre inelegante autocitarsi, dunque mi scuso se lo faccio. Ma un anno fa mi attirai il soprannome di "Beriatravaglio" per alcuni articoli sull’indulto. In uno di questi formulavo la facilissima previsione che l’ondata di scarcerazioni avrebbe prodotto un’ondata di criminalità e dunque un’ondata forcaiola di "tolleranza zero" ed "emergenza sicurezza". Aggiungevo che i politici, per non pagare dazio sulle proprie azioni sconsiderate e scaricarne le conseguenze sui magistrati, avrebbero ritirato fuori la vecchia bufala delle "scarcerazioni facili". Bene, ci siamo. Ieri i tg annunciavano un supervertice al Viminale contro le "scarcerazioni facili", per studiare il modo di tenere dentro i criminali ed evitare che vadano a spasso prima della condanna definitiva. Scrivevo, e ribadisco, che le scarcerazioni facili non esistono. Esistono scarcerazioni a norma di legge: cioè di quella legge fatta da politici che spesso, poi, non ricordano più di averla fatta. Proprio ieri i carabinieri di Treviso arrestavano due albanesi e un rumeno per il duplice omicidio di Gorgo al Monticano. Il rumeno ha confessato le sue responsabilità e quelle dei due presunti complici. Uno dei tre, condannato per stupro, era uscito grazie all’indulto. Scarcerazione facile? Sì, ma a opera del Parlamento (esclusi Idv, Pdci, Lega e An) che un anno fa votò l’indulto. Comunque, indulto a parte, se tanti imputati tornano in libertà prima che finisca il processo (sono presunti innocenti fino alla sentenza definitiva che arriva in media 10-12 anni dopo che han commesso il fatto) non è colpa dei magistrati, che alla fine del termine di custodia cautelare sono obbligati a scarcerarli. Né si può pensare di tener dentro per anni chi non è stato ancora condannato, come ai tempi di Valpreda. Il problema è dunque la lunghezza dei processi, che dipende anzitutto da due fattori. Primo: i troppi gradi di giudizio, che nei paesi seri sono al massimo due e da noi almeno cinque: indagini preliminari, udienza preliminare, primo grado, appello e Cassazione. Secondo: il regime della prescrizione, che nei paesi seri s’interrompe col rinvio a giudizio , mentre da noi continua a galoppare anche dopo il rinvio a giudizio e persino dopo la condanna in primo e secondo grado. Basterebbe abolire il grado di appello (salvo in presenza di prove nuove) - come ha proposto di recente,inascoltato, il vicepresidente del Csm Nicola Mancino - e fermare la prescrizione all’udienza preliminare, per ridurrebbe i tempi dei processi a costo zero e liberare risorse umane e finanziarie per celebrare ancor più celermente gli altri due gradi di giudizio. A cascata, eviteremmo tante scarcerazioni di colpevoli per decorrenza dei termini, mentre gli innocenti ingiustamente accusati avrebbero giustizia molto prima di oggi. Ma di queste misure di puro buonsenso non pare si sia parlato nel supervertice al Viminale, occupato dalle chiacchiere sui lavavetri e gli ambulanti. Pare che si sia parlato anche di mafia e di ’ndrangheta: e qui, com’è noto, il problema non è solo tener dentro i boss e i killer, ma prenderli. Bene, anzi male: l’ordinamento giudiziario Mastella varato a fine luglio dal Parlamento, fra i vari disastri, provocherà anche questo: l’azzeramento delle Procure, comprese quelle antimafia. La norma infatti prevede il bollino di scadenza dopo 8 anni per tutti gli incarichi direttivi e semidirettivi. Vuol dire che tutti i procuratori capi e aggiunti in attività da 8 anni dovranno sloggiare su due piedi. Solo a Palermo "scadono" e se ne andranno alcune memorie storiche dall’antimafia, da Lo Forte a Pignatone, da Scarpinato a Lari ad Alfredo Morvillo. A Torino se ne andrà il procuratore Marcello Maddalena, noto soprattutto per le sue indagini sulle cosche trapiantate in Piemonte . Il Csm calcola che almeno 400 fra capi e aggiunti se ne andranno , e occorrerà almeno un anno per rimpiazzarli tutti. È troppo pretendere che, tra un allarme spugnette e un allarme collanine, il governo prenda sul serio anche l’allarme del Csm sulla scomparsa dei procuratori?
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Tanto, come qualcuno ha detto tempo fa, con la mafia bisogna imparare a convivere.
Non ricordo chi fosse, qualcuno mi aiuta?
lunardi
Abolire il grado di appello? E perchè non abolire il processo penale, visto che ci siamo? Una cosa alla Giudice Dredd. Sai che risparmio di tempi e risorse.
(Questa Travaglio se la poteva risparmiare, davvero).
Leggete l'articolo linkato da nopd, dà un'idea precisa di cosa sia la mafia oggi e di cosa significhi combatterla.
Poi arriva Lunardi (grazie Antonella) è ti dice che bisogna conviverci... ed è un ministro.
Poi arriva Mastella e ti dice, o ti fa capire (metodo che gli si addice maggiormente) che bisogna smantellare i pool di magistrati che lavorano sulla mafia, e li smantella con unaleggina facile facile... ed è un ministro.
Poi in Campania abbiamo Bassolino e Iervolino che fanno finta di non sapere che lo smaltimento dei rifiuti è uno dei più grossi business della camorra... Ops, Bassolino è stato ministro.
E vogliamo parlare di Andreotti?
Vabbè, lasciamo stare... ho paura che con la mafia si debba convivere davvero... In fondo l'abbiamo votata noi, o no?
"Abolire il grado di appello? E perchè non abolire il processo penale, visto che ci siamo?"
Nel Regno Unito non ci sono i 5 gradi di giudizio che di fatto esistono da noi, ma il loro sistema giudiziario e' rispettabilissimo e molto piu' efficiente del nostro.
Una volta tanto, almeno su un aspetto, non sono d'accordo con Travaglio. La temporaneità degli incarichi direttivi, invocata da tempo anche da buona parte della magistratura, è una misura sacrostanta
Ecco, anche questa storia dei cinque gradi di giudizio (l'udienza preliminare non è un grado di giudizio e nei riti alternativi si salta, oppure definisce il giudizio senza altri rinvii; il quinto grado non so immaginare quale sia) è un artificio retorico non degno della abituale serietà di Travaglio.
Lizard, la temporaneità degli incarichi è sacrosanta ma deve essere commisurata alla durata reale dei compiti da svolgere: una seria indagine ed il conseguente, eventuale, processo per fatti legati alla mafia, in Italia, con l'attuale sistema giudiziario, non può durare gli otto anni di cui si parla. Prima di poter parlare di rotazioni, di temporaneità, bisogna ridurre drasticamente i tempi della giustizia, altrimenti si ha l'impressione di volere semplicemente smantellare il lavoro di gente che rischia la vita tutti i giorni.
5 gradi di giudizio ??
Quoto pino sui 5 gradi di giudizio:
"è un artificio retorico non degno della abituale serietà di Travaglio"
per qualche dato sugli effetti dell'indulto, questo articolo mi pare interessante:
http://www.lavoce.info/news/view.php?id=10&cms_pk=2884&from=index
Adimant, esistono gli istituti delle proroghe e delle applicazioni, che sono idonei a garantire la continuazione di singole indagini e singoli processi da parte di chi li ha iniziati. Ma occorreva assolutamente una disposizione che evitasse di costituire, soprattutto in realtà medio-piccole, delle autentiche satrapie personalistiche, che spesso diventano veri e propri esempi di illegalità di cui fanno le spese soprattutto i magistrati più giovani
Mi pare un buon inizio invece . 8 anni bastano anche per Parlamentari e Consiglieri regionali. Per dirigenti pubblici , Vigili Urbani e professori universitari. Bisogna cambiare nella vita . Aria nuova , aria nuova .
Le mafie si reggono anche grazie all'omertà, e qui mi vengono in mente due episodi tra i tanti:
1)in Sicilia si stava arrivando, grazie a magistrati come Falcone e Borsellino, a dare un duro colpo alla mafia grazie ai pentiti, ed ecco che i politici varano leggi per delegittimarli (e infatti non esistono più pentiti).
2) magistrati come De Magistris e Gratteri annunciano che in Calabria le indagini si basano essenzialmente su intercettazioni, visto che nessuno denincia i mafiosi, ed ecco che i soliti politici (da questo punto di vista sono assolutamente uguali e interscambiabili) varano leggi per limitare ed invalidare l'uso delle intercettazioni.
Più chiaro di così!