Reintegrato il medico delle torture di Bolzaneto. Nell'élite dell'esercito
Giacomo Toccafondi, il dottore in divisa che nel pronto soccorso infierì sui feriti del G8 di Genova, è entrato nel corpo scelto delle forze armate per la missione italiana in Bosnia
di Luca Galassi
Esiste una speciale sezione, nelle Forze armate italiane, di cui pochi sono a conoscenza. Si chiama «Riserva selezionata», fa parte delle Forze di completamento ed è costituita da civili, ai quali può venir conferita la nomina di ufficiale fino al grado di Maggiore. Della riserva fa parte chi è in possesso di spiccate doti professionali, abbia specializzazioni difficilmente reperibili in ambito militare e dia ampio affidamento per prestare la propria opera nelle Forze armate. Così, deve essere stato perché in possesso di questi requisiti che il dottor Giacomo Toccafondi, medico chirurgo, nato a Genova il 6 marzo del '54, è stato scelto dalle Forze Armate italiane per partecipare alla missione italiana in Bosnia. E deve essere stato sempre per «spiccate doti professionali» che il magistrato Alfonso Sabella, capomissione del Dap (Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria), durante il G8 di Genova lo nominò dirigente sanitario dell'ospedale all'interno del carcere di Bolzaneto, dove decine e decine di manifestanti feriti negli scontri arrivarono per subire ulteriori pestaggi e feroci umiliazioni.
Abusi e minacce. Il dottor Toccafondi è uno dei 45 imputati nel processo in corso a Genova per le torture inflitte a molte delle 250 persone, italiane e straniere, che nel luglio del 2001 furono «ospitate» nel carcere provvisorio di Genova Bolzaneto. Carabinieri, agenti di polizia, agenti di custodia, medici ed infermieri carcerari sono accusati di un vasto campionario di reati: abuso d'ufficio, violenza privata, lesioni personali, percosse, ingiurie, minacce, falso ideologico, abuso di autorità contro i detenuti.
Nessun provvedimento a carico. Al medico Toccafondi, i pm hanno contestato anche violazioni dell'ordinamento penitenziario e della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. In particolare, gli è stato contestato di «aver effettuato egli stesso, ed avere comunque consentito che altri medici effettuassero i controlli e il cosiddetto "triage" e le visite mediche al primo ingresso con modalità non conformi ad umanità e tali da non rispettare la dignità della persona visitata, così sottoponendo le persone ad un trattamento penitenziario anche sotto il profilo sanitario inumano e degradante». Nonostante i gravi capi di imputazione, il dottor Giacomo Toccafondi non è stato trasferito, rimosso o licenziato ma, al contrario, è rimasto aiuto chirurgo nell'ospedale di Pontedecimo gestito dalla Asl numero 3 di Genova continuando addirittura a svolgere la mansione di direttore sanitario nel carcere femminile di Pontedecimo. Come numerosi indagati o rinviati a giudizio, anche nei suoi confronti nessuna sanzione disciplinare è stata adottata. Come i poliziotti Alessandro Canterini (capo del VII nucleo antisommossa responsabile dei pestaggi alla Diaz) e Alessandro Perugini (vice-capo della Digos genovese), promossi da dirigenti semplici a dirigenti superiori benché rinviati a giudizio, così anche il dottor Toccafondi poco più di un mese fa è stato richiamato in servizio dallo stato italiano presso il ministero della Difesa nella sezione Forze di completamento. Lo attesta una delibera dell'Asl 3 genovese presso la quale il medico presta servizio con contratto a tempo indeterminato.
Missioni all'estero. Il Maggiore Toccafondi (tale è il suo grado nelle Forze di complemento dell'Esercito) è stato «richiamato alle armi», prestando servizio presso il ministero della Difesa, dal 25 al 26 giugno di quest'anno. Lo attesta la delibera numero 909 della Asl 3 del 1 agosto 2007. Come è stato impiegato? In una nuova missione «di pace» come in Bosnia? Per qualche perizia medica, per la quale erano indispensabili le sue «spiccate doti professionali»? Per un colloquio di lavoro, in vista di un ulteriore e ben remunerato incarico da parte del ministero della Difesa? Dal comando militare di Genova fanno sapere che in quei giorni il medico è stato convocato a Trieste, al comando militare che lo «arruolò» per la Bosnia, per una semplice «sessione informativa». Ma non è tutto. Andando a spulciare tra le delibere dell'Asl, si scopre che nel 2004 il medico, per il quale i pm del G8 avevano già chiesto al gip il rinvio a giudizio, era stato richiamato in servizio dall'esercito per un incarico ben più importante e duraturo: il Kosovo. Della richiesta di «congedo» dal lavoro, l'Asl prende atto nella delibera numero 854 del 22 giugno 2005. Il medico ha prestato servizio nel contingente militare italiano dal 29 settembre al 10 dicembre del 2004. Nei confronti del dottor Toccafondi l'Asl numero 3 di Genova ha avviato un procedimento disciplinare che rimarrà tuttavia sospeso fino a quando non si concluderà l'iter giudiziario che lo vede imputato.
L'infermiere che lo denunciò. Delle «gesta» del medico durante i giorni del G8 resta agli atti la testimonianza dell'infermiere che lavorò a stretto contatto con lui a Bolzaneto, Marco Poggi, oggi 55enne. Contattato da noi, Poggi ha raccontato per l'ennesima volta come si svolsero i fatti. «Il medico era quasi sempre vestito con tuta mimetica, con una maglietta blu con scritto "Polizia penitenziaria". Io, in tanti anni, non ho mai visto un medico prendere servizio con la mimetica. Non aveva l'atteggiamento che dovrebbe tenere un medico in quelle circostanze, e cioè di mettere a proprio agio i pazienti, specie i traumatizzati. Aveva un modo di fare spavaldo. Diceva ai giovani manifestanti: "Te lo dò io il Che Guevara", "Sento puzza di comunismo", oppure "Sei un brigatista". Era un esaltato, uno che si sentiva onnipotente. Toccafondi aveva messo da parte alcuni oggetti dei manifestanti. Disse che erano "trofei". Si vantava anche dei trofei che aveva raccolto in Bosnia e che conservava in un sacchetto. Un comportamento e un linguaggio che denunciano uno scarso rispetto della dignità umana. Nella mia decennale esperienza, sia in carcere che in manicomio, non ho mai visto un comportamento così. Mi ha segnato. E se ha segnato me, pensi quei poveri ragazzi, che arrivavano in infermeria feriti e terrorizzati». Cosa si aspetta dalla giustizia? «Per me, sinceramente, niente. Mi aspetto che ci sia giustizia per i ragazzi». Secondo lei il dottor Toccafondi è colpevole? «Senza il minimo dubbio».
Ma in che cazzo di paese viviamo? E io devo contribuire con le mie tasse (che derivano dal mio ricco stipendio di Euro 989,00 mensili con cui devo vivere con la famiglia) a mantenere questi individui con i loro ricchi stipendi, premi e cotillons vari?
Altro che Vaffanculo Day, la rivoluzione!!!!!!!!!!!
Per i magistrati e i giudici di Genova: mettete ingalera quest'uomo e buttate via le chiavi...
Non ho speranze che la nostra Giustizia sia in grado di sanzionare i reati di chi indossa una divisa.
Però oggi mi sento positivo.
Sono contento che a quest'uom... mhm a questo medico sia data la possibilità di andarsene a operare in Bosnia.
Spero che ci possa rimanere il più possibile, magari con l'eroico Perugini (quello che tirava i calci in faccia a un ragazzo immobilizzato da 4 "colleghi").
E se proprio devono tornare magari sarà a Ciampino, con un bella bandiera tricolore e il Presidente ad accoglierli.
In Argentina e soprattutto in Cile, dove ovviamente la "giustizia" non ha toccato molti militari criminali, la gente ha trovato un modo di comminare una pena alternativa. Avete presente? Gli scrivono sulla facciata della casa "Aquí vive un asesino", ogni volta che si affaccia per strada lo insultano, insomma gli rendono la vita impossibile. Quanto mi piacerebbe vedere applicato questo metodo anche qui da noi.
peccato che non ci sia piu' la missione militare italiana in irak.
si potrebbe pero' sempre mandarlo in afghanistan.
con la sua testa si potrebbe fare un ottimo cimelio, non so, un portapenne o un fermaporta.
http://www.onemoreblog.it/archives/004798.html
La galera è poco. Comunque nelle missioni all'estero ci rimane sempre qualcuno. Speriamo che sia il suo turno.