Pollastrini: "Questa Milano pensa troppo in piccolo"
"A Penati dico più diritti umani e meno repressione"
di RODOLFO SALA
Ministro Barbara Pollastrini, lei sostiene che a Milano il nascituro Pd rischia una deriva neo-leghista. Perché?
«Ho semplicemente detto che a Milano e al Nord ognuno di noi deve mettersi in gioco per delineare un progetto nazionale del nuovo partito. Altrimenti, e lo confermo, si rischia di ripiegare nel neo-leghismo, in una forma di populismo mediatico».
Significa che finora questo «mettersi in gioco» non c´è stato?
«Non è una critica ai milanesi, la rivolgo anche a me stessa».
Ma lei ce l´aveva soprattutto con Filippo Penati, che le ha risposto per le rime: «Vecchi metodi da custodi dell´ortodossia».
«Reazione di certo poco gentile. È curioso essere descritta come una signora che dai Palazzi romani critica l´operato della classe dirigente locale. Tanto più che conosco bene il lavoro di sindaci, amministratori e compagni. Io ponevo e pongo una questione di fondo: il programma e la vocazione del partito democratico».
Entriamo nel merito: che cosa c´è che non va?
«Non si può parlare solo di sicurezza, infrastrutture, federalismo fiscale. Sono temi sui quali tutti ci sentiamo impegnati, a Roma come a Milano. Ma non possono costituire l´orizzonte esclusivo del partito che stiamo costruendo. Ci vuole un progetto per il Paese a cui Milano deve dare un contributo decisivo, se ci si limita a lisciare il pelo agli umori della gente non si va da nessuna parte. La politica deve guidare i processi».
Però sulla sicurezza il ministro Amato, suo collega nel governo, è per la linea dura. Pure lui «liscia il pelo»?
«Sono d´accordo con Amato. La legalità va garantita anche con strumenti repressivi. Il problema nasce quando ci si ferma a considerare l´aspetto della repressione, che pure è necessaria, senza considerare il tema dei diritti umani. Bisogna allargare la democrazia, non restringerla».
Quindi lei non vuole il numero chiuso per i rom ed è contraria agli sgomberi dei campi nomadi abusivi?
«Anche a Padova il sindaco Zanonato fa gli sgomberi. Ma poi si preoccupa di garantire che i bambini continuino ad andare a scuola. Non mi sembra che a Milano vada così».
E come va qui da noi?
«Ci si comporta come con i rifiuti a Napoli: i rom bisogna portarli altrove, punto. Quello che manca, al Nord come al Sud, è il rispetto per le persone, sono le politiche di inclusione, la cultura della convivenza. Tutti temi importanti, devono entrare nell´agenda di una forza politica che aspira a diventare il partito del secolo».
E invece si ripiega sul leghismo di sinistra, come dice Lerner?
«A Milano ci sono tantissimi bambini stranieri da integrare, ci sono diritti umani da salvaguardare, c´è un problema di rapporto tra religioni e di laicità. E invece qui si parla solo di sicurezza e infrastrutture. Dov´è finita la nostra vocazione europea?».
Ma i furti, le rapine, le vecchiette scippate?
«Guardi che non sto negando il problema. Anch´io, forse prima di altri, sostengo che la sicurezza non è né di destra né di sinistra. Però bisogna avere una visione un pochino più alta: Milano non è mai stata così piccina, priva di spinte ideali. Purtroppo ci si accontenta».
Di che cosa?
«Per esempio del fatto che in Lombardia l´occupazione femminile è al 60 per cento, contro il 44 della media italiana e il 24 della Calabria. Avere un progetto nazionale significa riconoscere che anche al Sud bisogna aumentare il numero delle donne che lavorano, altrimenti ci perdiamo tutti. Non è solo un discorso solidaristico, ma di convenienza generale. E infatti sono orgogliosa di aver portato sul tavolo della Finanziaria la proposta di sgravi fiscali per le aziende e le lavoratrici del Sud. Qui invece... ».
Lo dica.
«C´è qualcuno nella destra che vuole le gabbie salariali. Io non ne voglio neppure sentire parlare. Come si fa a ridurre ulteriormente la capacità di spesa del 27 per cento di donne meridionali che lavorano? Ciò che dovrebbe indignare è il divario tra impegno lavorativo e stipendio, altro che salari differenziati».
Se il centrosinistra non cambia, qui è condannato a perdere. Non lo dice solo Penati.
«Intanto io sono fiera della mia identità e voglio portarla dentro il nuovo partito. Orgoglio e umiltà: bisogna essere consapevoli che nessuno basta a se stesso, altrimenti non ci saremmo messi insieme. Le sconfitte dipendono da tante cose: le idee che si mettono in campo, la coerenza di chi le avanza, la qualità della classe dirigente. Ma per vincere non è possibile allearsi con chiunque. Programmi e valori contano, anzi fanno la differenza».
Niente alleanze variabili.
«Noi siamo una coalizione che può e deve cercare di allargarsi. Ma nella logica del bipolarismo, non della confusione. Mi va bene il bipolarismo: mite, non feroce, ma bipolarismo. Voglio essere chiara: non posso pensare che il governo della Lombardia, magari frutto delle alleanze variabili, possa prescindere da alcuni capisaldi: laicità, diritti e doveri dei cittadini, dignità delle persone. Non c´è solo la Brebemi, per la cui realizzazione mi sono tra l´altra battuta in Parlamento e al governo mentre altri chiacchieravano, ma anche queste cose per me fondamentali».
Primarie del Pd. Lei vuole Veltroni leader, ma non ha ancora deciso in quale delle due liste collocarsi.
«Vero, non è il mio primo pensiero. Comunque deciderò presto».
C´è chi dice che sta aspettando di vedere dove si colloca Penati...
«Se ragionassi in questo modo, negherei tutto quello che ho detto finora. Io avrò amici in entrambe le liste, anzi se potessi rimescolerei tutto, farei qualcosa di più fluido».
Non si può.
«Userò un criterio: starò dove ritengo la mia presenza più utile per portare avanti le mie battaglie».
Lei dice che Milano si è fatta piccina. È così anche per il dibattito che sta accompagnando la nascita del Pd?
«Che c´entra, stiamo assistendo a una battaglia delle idee. Per questo ci vuole una leadership che innalzi la qualità del confronto».
Collegato a questo argomento c'e' la vittoria del "Leghista di Sinistra" penati in tema sicurezza su piano sicurezza della provincia:
http://www.corriere.it/vivimilano/politica/articoli/2007/09_Settembre/07/provincia_piano_sicurezza.shtml
Da segnalare almeno frasi fatte / luogocomunismi della politica:
"La sicurezza è ormai il vero hub attorno a cui ruota tutta la politica."
e
"Noi la sicurezza ce l'abbiamo nel Dna" (De Corato)