Reaty show
di Marco Travaglio
Fino all’altroieri il tema dei condannati in Parlamento, a parte questa rubrica e qualche altro fissato, non esisteva: nel senso che non ne parlava nessuno.
Ora, grazie al V-Day, se ne comincia a parlare.Ma alla solita maniera: a prescindere dai fatti. Ieri l’Ansa informava che il senatore forzista Alfredo Biondi ha querelato Beppe Grillo per aver infilato il suo nome tra i parlamentari che han subìto condanne definitive o hanno patteggiato, in barba alla “diffida che a suo tempo il mio legale gli aveva fatto pervenire”: il reato ipotizzato (a carico di Grillo) è “diffamazione aggravata e continuata con l’attribuzione di un fatto specifico”. Un fatto vero, ovviamente: il 2 maggio 1998 Biondi ha patteggiato al Tribunale di Genova 2 mesi di arresto e 6 milioni di ammenda per quattro violazioni della legge fiscale 516/1982, la cosiddetta ”manette agli evasori” varata dal governo Spadolini che lui stesso, allora vicesegretario del Pli, sostenne. Sentenza passata in giudicato il 23 maggio ‘98. Nel capo d’imputazione si legge che nel 1991 Biondi, “avendo effettuato prestazioni e servizi in qualità di avvocato, annotava i relativi corrispettivi nelle scritture contabili obbligatorie ai fini delle imposte sui redditi e dell’Iva in misura diversa da quella reale”. E mai che sbagliasse per eccesso: nel ’91 dimenticò di registrare guadagni per 329 milioni di lire, nel ’92 se ne scordò 123,nel ’93 gliene sfuggirono 262 e nel ‘94 (quando era addirittura ministro della Giustizia del primo governo Berlusconi) 207. Totale: 921 milioni non dichiarati. Tutto documentato, tant’è che l’onorevole evasore chiese e ottenne di patteggiare, ottenendo “la sostituzione della pena detentiva con la pena pecuniaria corrispondente”: da 2 mesi di arresto a una comoda multa di 1.500.000 lire, più ammenda di 6 milioni.
Come può, oggi, negare tutto ciò? Non può. Infatti querela, ma non nega. Aggiunge solo, soavemente, che la sua evasione fu dovuta a una “confusione tra i miei redditi personali e quelli del mio studio legale” (una confusione durata quattro anni, finchè non fu scoperta) e che comunque il reato era “di tale irrilevanza che nel 2000 il governo di centrosinistra lo depenalizzò, sicchè non costituisce un illecito”. Diciamo che non costituisce più un illecito: ma quando fu commesso, lo costituiva eccome. Altrimenti perché ha patteggiato? Secondo la logica biondesca, fatte le debite proporzioni, un rapinatore di banche patteggia la pena per le sue rapine, poi il Parlamento depenalizza la rapina, e lui querela chi lo chiama rapinatore sostenendo che, visto che il reato non c’è più, lui non ha mai rapinato banche. Altri onorevoli condannati scelgono strade ancor più impervie: tipo che il loro reato è meno reato di quelli altrui. Pomicino ricorda di avere più assoluzioni (spesso confuse con le prescrizioni) che condanne, come se l’incensuratezza dipendesse dalla somma algebrica tra le prime e le seconde. Poi c’è il margherito Enzo Carra, condannato definitivamente a 1 anno e 4 mesi per falsa testimonianza - reato che negli Usa porta all’impeachment del presidente °© per aver mentito alla Procura di Milano sulla maxitangente Enimont. Ora sostiene che il suo caso è poco grave perché “quella condanna l’ho voluta io, perché non accettai le offerte del pm Di Pietro e ho preferito essere condannato piuttosto che accettare un compromesso con la mia coscienza”. Quale offerta gli fece Di Pietro? Quelle, si suppone, di non incriminarlo per falsa testimonianza se diceva la verità. E quale compromesso con la sua coscienza rifiutò? Quello di dire la verità? E perché, se la condanna “l’ho voluta io”, fece ricorso in appello e in Cassazione?
Infine Umberto Bossi, condannato a 8 mesi per illecito finanziamento (200 milioni di lire della maxitangente Enimont) e a 1 anno per istigazione a delinquere (l’invito a “individuare casa per casa i fascisti” di An, suoi attuali alleati, e “cacciarli dal Nord anche con la violenza”). “C’è reato e reato °© dice il Senatùr - non si può fare di tutta l’erba un fascio”. Ma poi non specifica quali sarebbero le leggi che i parlamentari possono violare,dopo averle scritte beninteso.
Fini invece un’idea ce l’avrebbe: “Chi ha fatto un solaio abusivo, non è la stessa cosa di un mafioso”.
A parte il fatto che in Parlamento c'è pure Dell'Utri, condannato in primo grado per mafia, resta da capire come si può sperare in una lotta all’abusivismo quando chi dovrebbe combatterlo lo pratica. Ma la risposta è ovvia: si è sempre fatto così. Gli abusivi sono sempre gli altri, perché la legge è uguale per gli altri.
ormai per definire questi mentecatti, non ci sono più parole...!!! (..)
Un commento che non ho ancora visto fare in risposta a questi signori che criticano il V-day: guardate che questo e' uno degli ultimi tentativi di sbarazzarci di voi in modo pacifico e non violento.
ABUSO E ABUSI
La diversità può solo sussistere x chi la commette.
Esempio:io non ho lavoro,niente rendite,ho famiglia;m'invento un lavoro x vivere(diciamo parcheggiatore di auto, abusivo,o lavavetri
(non é detto che torni a casa con un guadagno sicuro)meglio di niente.
Quelli che Travaglio cita nel suo articolo,pur avendo redditi da parlamentari e anche di altre loro attività,si sentono in dovere... di abusare anche del superfluo.
Mentre nell'esempio mio,l'unica accusa che mi si potrebbe imputare e quella di abusare eternamente
vivendo di nascosto anche del Padreterno.
@@ qualcuno stamattina ha seguito su la7 OMNIBUS con Pasquino,Polito,Alemanno,Fini M. (e altro che non ricordo il nome)?
Che discorsi,e che che considerazioni sui movimenti cosidetti di piazza.
Perché questa feroce critica contro chi protesta
in piazza?
Fanno finta di non capire che non é contro la politica la protesta,ma contro i politici che ormai da anni,ininterrottamente fanno pagare ai cittadini tutti i loro errori,quelli voluti,e quelli perché incapaci.
E dopo il VAFFANCULO-DAY NAZIONALE sarebbe opportuno anche dei VAFFANCULO-DAY REGIONALI
(i politici di tante regioni sono ancora peggio dei nazionali,sono da ergastolo).
Bisogna vedere se la querela di Biondi a Grillo partirà, con la possibilità di perderla, oppure se parte solo l'annuncio, come fanno in tanti.
Dire sulla stampa che querelo chi mi attacca fa sorgere nei lettori il dubbio che chi mi ha attaccato abbia torto (se avesse ragione non avrei nulla da guadagnare in una querela) e ottengo a livello mediatico il mio obiettivo.
Far partire la querela vera e propria invece porta un sacco di rischi: se la perdo, oltre ai soldi, faccio confermare da un giudice che l'attacco subito era sacrosanto.
Giusta argomentazione Roberto. Ergo, sta solo facendo lo sborone :-D. Come Casini quando si è inventato l'inesistente offesa a Biagi o Borghezio che con un putroppo inesistente pestaggio ha trovato il modo di dare pubblicità a cento cacchette puzzolenti. E mai abbastanza pestate (ma siamo sempre in tempo).
L'importante è riempier il palinsesto, nella speranza che per migliaia di persone che scendono in piazza a vedere con i loro occhi ci siano sempre più ottusi decerebrati che vivono attraverso lo schermo.
@Antonio, io la vedo così: la feroce critica per chi protesta, (aggiungi senza violenza) in piazza può essere spiegata soltanto in due modi: chi critica ferocemente fa parte della corte che gravita intorno ai contestati, traendone vantaggi per sé e per i propri familiari , oppure non ha avuto il coraggio di scendere in piazza a manifestare e allora mostra disprezzo per chi questo coraggio l'ha avuto. Ci sarebbe una terza spiegazione: l'ignoranza e la stupidità coabitanti nello stesso cervello per cui il titolare di tanta vacuità non riesce nemmeno a comprendere quali siano i mezzi democratici per dissentire; ma i portatori di tali cervelli, in genere, non vengono invitati a dibattiti politici in tv.
@@ @Antonio, io la vedo così: la feroce critica per chi protesta, (aggiungi senza violenza) in piazza può essere spiegata soltanto in due modi:
Postato da rossana - Mercoledì 12 Settembre 2007 alle 17:27
Rossana,é proprio questo il punto cruciale.
Questi personaggi che fanno filosofia su cose diventate talmente gravi.
Il non lavoro o lav precario.
Concorsi,che quando si fanno sono truccati
e non accade più solo al sud.
Giovani laureati che (se fortunati)al massimo trovano lavoro a tempo determ,in un call center.
Beppe Grillo sta solo dando voce alla moltitudine ormai insofferente (a quei politici affaristi e fannulloni)e non alla politica.
Quanto alla non violenza,non può essere diversamente,visto che si tratta di centinaia di migliaia di persone civili e democratiche.
Sono loro che imperterriti continuano a sparlare
e ottusamente mantangono le loro becere posizioni,qualcuno paragonando le piazze del v-day con quella dell'era fascista.
Le derive populiste.Ma cosa vogliono la rivoluzione?
Se si stà dicendo chiaramente che tanti politici sono incapaci e affaristi,cosa centra il populismo?
Non si sentono offesi e si dimettono?
NO, perché MANCANO DI DIGNITà.