I gemelli e il prete nero
di Giancesare Flesca
Oggi come tanti anni addietro l’ordine regna a Varsavia. Ma stavolta quest’ordine puzza di sagrestia e di rigurgiti anti-semiti, di una specie di pulizia etnica per gli ex comunisti, ma anche per gli omosessuali. I gruppi giovanili di un partito al governo fino a dieci giorni fa scendevano in piazza gridando «Eutanasia per i gay, camera a gas per le lesbiche». Il leader di questo partito Roman Giertych, nella sua qualità di vice-premier e di ministro dell’Istruzione, voleva mettere al bando, assieme a due autori polacchi come Witkiewicz e Gombrowicz, anche Dostojewski, Kafka e Camus, sostituendoli nelle scuole con l’opera omnia di papa Wojtyla.
Eppure se Giovanni Paolo II tornasse sulla terra e vedesse come è ridotta la sua amata patria, si strapperebbe i capelli. Contro il suo slogan felice «Non abbiate paura» una parte della sua stessa Chiesa ed il partito dei gemelli Kazcynski - oggi al potere e probabilmente destinato a restarci dopo le elezioni anticipate del 21 ottobre - spinge i polacchi ad aver paura dell’Occidente, dei tedeschi, e massimamente dell’Unione europea.
Gran parte dell’opinione pubblica, fomentata da una destra che non è enfatico definire clerico-fascista, ritiene la Polonia un’isola solitaria, circondata da elementi estranei e nemici. In un certo senso si reincarnano in modo esemplare i suoi complessi provinciali: la paura del mondo, la convinzione della propria eccezionalità e un inconsolabile sentimento di ingiustizia storica. Proprio quello che il papa scomparso non voleva per la sua gente. E che in apparenza non vuole neanche la Chiesa ufficiale, almeno quella polacca. Il cardinale Josef Glemp, primate da tempo immemore, condanna questa corrente di pensiero ormai maggioritaria. E l’ex segretario di Wojtyla, Tadeusz Dziwisz, ora Arcivescovo di Cracovia, ha chiesto a gran voce la soppressione dei vertici di Radio Maryja, una creatura dell’ineffabile padre Tadeusz Rydzyk.
Già animatore in Germania di un’altra radio chiusa dal Vaticano per eccesso di reazione, poi venditore di auto usate, dal 1991 Rydzyk è diventato l’anima nera di una pattuglia di preti redentoristi trincerati a Torùn, la città che fu di Copernico, dove ha sede tutto l’impero mediatico del prete che d’ora in poi definiremo «il prete nero». Alla radio, infatti, Rydzyk ha affiancato una Tv chiamata Trwam, un quotidiano «Nasz Dziennik» che vende 250mila copie, una scuola di giornalismo, nonché l’Istituto di Cultura Sociale e dei Media, ai quali stanno per arrivare nei prossimi giorni 15 milioni di Euro dall’UE che secondo la commissaria polacca allo Sviluppo Regionale non possono venire tagliati, malgrado la politica fortemente anti-europeista di Rydzyk e dei suoi alleati.
Ma chi sono gli alleati del «prete nero» nella società civile e in politica? Bisogna dire che il personaggio, attraverso i suoi mezzi di comunicazione, ma soprattutto la radio, ascoltata da circa 6 milioni di anime, esercita un potere di suggestione simile a quello dei grandi telepredicatori americani alla Jerry Falwell. Come i suoi cugini d’oltre Atlantico, raccoglie una montagna di denaro dai fedeli, e ne orienta l’atteggiamento politico. Esiste una vandea di cinque o sei milioni di cittadini - prevalentemente d’origine proletaria o sottoproletaria - che forma «la famiglia Radio Maryja» ed è disponibile ad ogni ordine del «prete nero», dal voto alla piazza. Per questa povera gente la fuoruscita dal comunismo non è stata un affare come per molti furbi e «furbetti» locali. Al contrario la chiusura delle fabbriche nazionalizzate, la fine della sanità pubblica e del welfare, hanno significato per loro un regresso fino a sotto la soglia di sopravvivenza che l’ancien règime,a modo suo, assicurava. Ed ecco Radio Maryja pronta a raccoglierne e ad ampliarne i lamenti, sostenendo che la Polonia è vittima di una congiura «zydocomuna», vale a dire giudaico-comunista sostenuta ovviamente anche dai massoni, rappresentati dal maggiore quotidiano nazionale, la Gazeta Wyborcza. Vibra l’animo revisionista («Auschwitz fu solo un campo di lavoro») e una religiosità furente ed inflessibile.
La Radio era ed è alleata dei gemelli Kaczynski, ma l’amicizia ha rischiato di saltare in favore dell’estrema destra ultrafascista perché la moglie del premier, Maria, si è detta contraria ad una revisione della legge sull’aborto. Per il «prete nero» è diventata «una strega che dovrebbe sottoporsi a eutanasia». E i politici che non firmeranno una nuova legge in materia «saranno rapati a zero», come i collaborazionisti durante la guerra.
Stanno qui le radici culturali della scelta in favore della pena di morte sostenuta dalla ministra Anna Fotyga e sta qui il voto in sede UE contro la moratoria delle esecuzioni capitali, prima o assieme alla quale i leader polacchi vorrebbero un voto contro aborto e eutanasia. E ancora qui è germogliata l’idea della «lustracja» inventata nell’inverno scorso, un repulisti che pretendeva la confessione di chiunque (professori universitari, illustri clinici, editori e giornalisti) avesse avuto a che fare con i servizi segreti dell’epoca comunista. In settecentomila si sono dovuti sottoporre all’incredibile operazione, pena dieci anni di sospensione dagli uffici pubblici.
I più fieri oppositori di questa autentica purga sono stati l’ex premier Tadeusz Mazowieski e Bronislaw Geremek, il più autorevole fra i cattolici di Solidarnosc, oggi deputato al parlamento europeo dove per il suo rifiuto è stato lungamente applaudito. A questi eroi della lotta contro il comunismo si è rivolto poco tempo fa l’ex comunista e primo presidente della Polonia democratica dopo Lech Walesa, vale a dire Alexander Kwasniewski, per creare un fronte comune contro l’esercito di Radio Maryja e dei fratelli Kaczynski. Costoro, secondo alcuni sondaggi, dopo un patto segreto con Rydzyk, alle elezioni di ottobre potrebbero raccogliere oltre il 32 per cento dei favori. Il 31 per cento dovrebbe andare ai liberali guidati Donald Tusk, restii ad allearsi con i gemelli ma anche con la LiD, Levica i Demokraci, il partito di Kwasiewski, che dovrebbe raggiungere il 7 per cento. Giusto quanto basta per entrare al Sejm,la Camera Bassa del Parlamento, a riprova di un silenzio politico dei democratici durato troppo a lungo. Insomma, perché la Polonia rientri fra le nazioni normali, ci vorrà ancora un bel po’di tempo. A questo punto la Chiesa Cattolica deve prendere posizione ufficialmente sulla questione dell’impero mediatico di don Rydzyk. Ancora quest’estate il facinoroso capo-popolo è stato ricevuto da Benedetto XVI, sia pure di sfuggita. Lui, «il prete nero», ha fatto trasmettere dalla sua Tv e da quella statale il fermo-immagine del suo bacio all’anello papale, sventolando questo trucco banale come approvazione del Papa al suo operato. L’ufficio stampa del Vaticano si è limitato a poche righe dove si informava che era stato accolto in un’udienza pubblica, come molti altri fedeli. Ma dal Vaticano non è finora trapelata una sola parola in sostegno ai cardinali polacchi che lottano contro la numerosa e potentissima lobby di Rydzyk. Forse si preferisce il linguaggio di quest’ultimo a quello dei prelati che seguono il «Non abbiate paura» di Giovanni Paolo II. O forse è il Vaticano stesso ad avere paura del presente come del futuro.
Lo dicevo io che per la Polonia 50 anni di comunismo erano troppo pochi...
Articolo assurdo nella tenacia con cui difende Wojtyla. Come se non c'entrasse niente con la parabola della Polonia da dittatura comunista a banana republic cattoconservatrice. 'Si strapperebbe i capelli'? Mah.
Infatti, è scandaloso come l'inteligencija nostrana reputi Wojtyla una specie di "papa di sinistra". GPII con questa Polonia gongolerebbe come pochi.