"Ognuno è protagonista". Possono bastare queste tre parole per riassumere Siamo italiani, il nuovo libro di David Bidussa - storico sociale delle idee e collaboratore di OMB (!) - edito da Chiarelettere. E' un'antologia ragionata sul tema "italianologia", quella retorica "spesso lamentosa, impermeabile, accigliata", che da decenni - pretendendo di descrivere l'italiano nella sua variante più deteriore - in realtà ha contribuito nel tempo a crearla. Una retorica che si nutre di ipocrisie, false autoironie, supponenze, piccole e grandi furbizie, egoismi, rancori stizziti contro ciò che non soddisfa il proprio bisogno, "io, qui, adesso e subito". L'effetto di tutto questo è proprio quell'antipolitica diffusa di cui oggi tanto si parla, e che Bidussa vede originata non dalla delusione (come si è portati a pensare), ma dall'indifferenza, dall'abitudine a non scegliere, dal conformismo a strenua difesa del bisogno privato. L'antipolitica diventa così un elemento strutturale dell'identità collettiva nazionale, alimentata e a sua volta nutrimento di mancanze profonde: cinismo, assenza di classe dirigente, assenza di vita interiore, familismo amorale (ovvero la prevalenza della famiglia sulle istituzioni, del benessere privato su quello collettivo), accantonamento del conflitto sociale, furbizia come strumento privilegiato di superamento delle difficoltà.
La risposta all'antipolitica non può quindi venire dalla politica stessa (dal "bisogna far ripartire la politica",
luogocomunismo molto in voga di questi tempi), né può essere un evento repentino e calato dall'alto. Può derivare solo da un processo lento, lungo e faticoso di fuoriuscita dal modello culturale e comportamentale dominante (quello del "poveri ma belli" che sognano di diventare Briatore), dalla modernizzazione virtuosa, dalla presa di coscienza del proprio esser parte di una società fondata sulla prevalenza dell'interesse comune e dove le minoranze non siano un elemento di disturbo.
Ognuno di noi può e deve essere protagonista. A salvarci da un inesorabile declino culturale e sociale non c'è un grande fratello, un gigante buono sulle cui spalle scaricare la responsabilità dei nostri fallimenti. Ognuno di noi è in prima linea, con le proprie scelte, i propri avversari, ma anche la straordinaria opportunità di poter intervenire per cambiare la realtà - se non va - o per difenderla, se è soddisfacente.
A dare spunti di riflessione sul tema, David Bidussa, autentico sovversivo delle idee, ha assemblato una doppia antologia di brani, selezionati in modo tanto geniale quanto arbitrario. La prima parte è dedicata agli intellettuali che si sono arresi all'italianità stereotipata, i creatori del codice che definisce l'italiano tutto pizza e furbizia, gaglioffo ma in fondo simpatico, da Leopardi a Brera attraverso Prezzolini e Montanelli. La seconda parte propone invece autori che hanno scansato la trappola, provando a indicare le possibili vie d'uscita su un futuro più civile e consapevole, da Sciascia e Rossi, attraverso Einaudi e Berlinguer. L'obiettivo di Bidussa risulta chiaro dopo la lettura dell'antipredica conclusiva, tratta da l'Orologio di Carlo Levi. E' una dichiarazione sia dell'urgenza di uscire all'antipolitica (ma nell'accezione bidussiana), sia della necessità che ognuno si attivi per arrestare - a sinistra - gli scivolamenti verso la retorica dell'uomo forte che nasce da un rapporto mitico con la realtà tipico della destra.
Siamo italiani è un proclama di libertà intellettuale di uno straordinario pensatore del nostro tempo, che - per sua e nostra fortuna - a 52 anni "ha più motivi per divertirsi che per annoiarsi". Un libro fuori dagli schemi, prezioso "per uscire dalla palude, un po' a sinistra (spero)", come dice l'autore stesso nella dedica con cui ha impreziosito la prima pagina della nostra copia fresca di stampa, tra un prosecco e la notizia confortante che, il 14 ottobre, lui probabilmente non sarà in lista con gli altri "italiani", quelli che sceglieranno di non scegliere.