Sull'orlo del ridicolo
Da giorni e giorni sembra un tornado che si è abbattuto sulla nazione. Un po’ come quegli uragani che arrivano periodicamente, e che fanno danni incalcolabili. Il tornado questa volta ha il nome di Beppe Grillo, e il dibattito che appassiona gente comune e media, politici e sociologici si può sintetizzare in questo modo: si tratta di politica o di antipolitica? In realtà più passano i giorni e più ci si accorge che il problema non è tanto questo ma è un altro. E non coinvolge sol-tanto Beppe Grillo, con il suo movimento, le sue esternazioni, il suo blog, e quant’altro. Ma coinvolge l’Italia intera. E la domanda è una sola: siamo un paese serio o un paese ridicolo? La tragedia è che, sicuramente, siamo un paese ridicolo. Ridicolo nei suoi scandali, spesso ridicolo nella sua politica, e nella sua antipolitica, ridicolo nel modo in cui vengono trattati gli argomenti, ridicolo nel modo in cui svaniscono dopo una settimana.
Uno come Grillo, ad esempio, ma non solo lui, non può che andarci a nozze con una situazione del genere con tutto il suo sdegno contro privilegi e malcostume. Ha organizzato anche il V-Day, dove V, se arrivasse oggi il marziano a Roma di Flaiano e non capisse bene, sta per Vaffanculo. Ma inventarsi subito dopo le liste benedette da Grillo, con il bollino di qualità, è qualcosa che lascia perplessi. Ma possibile che di fronte a tutti i problemi quotidiani, di fronte a molte denunce giuste del comico genovese, si finisca al «bollino di Grillo», come quello che si mette sulle banane? In questo Grillo dovrebbe stare attento. E forse lasciare perdere i bollini blu di qualità per le liste che si presenteranno alle elezioni. Come se la politica fosse la repubblica delle Banane.
Ma il punto è proprio questo. A guardare la cronaca, gli scandali degli ultimi tempi, la sensazione che il ridicolo sia l’unico metro con cui si può misurare la realtà non soltanto è forte, ma è netta e indiscutibile. Proviamo ad andare a ritroso. Prendiamo il caso dell’onorevole Mele, deputato di un partito di una certa importanza come l’Udc. Uno che va con una ragazza in un albergo, si imbottisce di cocaina, e saluta nudo dalla finestra i passanti che attraversano via Veneto. Che fa interviste ai giornali dicendo che lui non ha pagato ma ha fatto solo un regalo in denaro, e che torna al suo paesello accolto dalla folla festante, e ancora un po’ persino con la banda. Nessuno pensa che i potenti, grandi o piccoli che siano, nel mondo, debbano sempre avere una moralità ineccepibile, e le tentazioni della carne rientrano nei vizi dell’umanità. Pazienza. Ma è il modo che lascia stupefatti. L’assenza di senso del ridicolo, un minimo di decenza anche nel fare cose che poi ognuno potrà giudicare come vuole.
Due giorni dopo questo fatto ti arriva il segretario dell’Udc Cesa, e propone un rimborso spese per i deputati fuori sede in modo che possano portare le mogli a Roma ed evitare pericolose tentazioni. Ora, una cosa del genere sarebbe stata perfetta per un film di Woody Allen. E invece lui la dice. Cerca di farla discutere, e finisce che persino la terza carica dello Stato, ovvero il presidente Bertinotti, è costretto a precisare che non si tratta di una proposta plausibile. Il marziano a Roma, se mai arrivasse, non capirebbe be-ne se siamo in un film comico o in un paese normale. Il povero Cesa, per carità, l’avrà anche detta in buona fede, preoccupato dell’integrità delle famiglie. Ma è peggio di una boutade: è annegare tutto in un brodo grottesco che sembra non avere più limiti.
Grillo si indigna, Gian Antonio Stella racconta in un libro i privilegi della Casta dei politici e vende centinaia di migliaia di copie. E intanto non ci resta che ridere. Facciamo un altro esempio. Il caso Mastella. Ora, non c’è nulla di male a prendere un aereo di Stato, specie se sei il ministro della Giustizia, e ospitare due o tre familiari in un aereo semivuoto. Passi. Ma per andare dove? A Monza. A premiare il terzo classificato (sottolineo, il terzo) del Gran Premio di Formula 1. Il terzo classificato? Francamente è ridicolo. C’è poco da indignarsi che sia stato usato un aereo di Stato per questo. Il Guardasigilli deve farlo per forza. C’è poco da indignarsi che ci abbia caricato il figlio, visto che quegli aerei viaggiano semivuoti. Ma per andare dove? Questa è la vera domanda da farsi? Non dovrebbe assarlirlo un dubbio, anche piccolo, che il potere deve dimostrare stile, oltre che rigore? Passiamo la mancanza di rigore. Accadono cose ben peggiori in questo paese. Ma l’assenza di stile, è ormai una caratteristica che ci offende e ci rende piuttosto pessimisti. Per non parlare degli ormeggi tagliati alla barca dove era ospite Mastella. Che sembra uno scherzo (piuttosto pericoloso tra l’altro) buono per un film come Amici miei.
Certo, è un bel po’ di anni che le cose funzionano così. Berlusconi è stato un apripista in questo senso. Oltre le corna nella fotografia al summit dei premier europei, non dimentichiamoci la bandana su cui sono state scritte pagine e pagine, esibita in Sardegna come fosse un viveur attempato da villaggio turistico accanto a un incredulo Tony Blair. O il lancio del cavalletto vicino a piazza Navona da parte di un cittadino un tantino irritato, o la dinasty passional-sentimentale con le battute alle belle fanciulle nelle cene, e la riposta algida ma pur sempre da soap opera di Veronica Lario sul quotidiano la Repubblica. E poi le Vallettopoli, i ricatti sessuali alle giovani fanciulle per farle lavorare in un’azienda pubblica come la Rai, che fino a qualche anno fa era un patrimonio culturale del paese. E per passare al potere della finanza: le intercettazioni di ogni tipo che, lette sui giornali, sembrano uscire da una sceneggiatura da commedia all’italiana. I furbetti del quartierino, e gli ex presidenti di banca amati e protetti dal Governatore della Banca d’Italia, come Fiorani, che oggi vorrebbero fare programmi televisivi in difesa dei consumatori.
Ora nel paese del ridicolo i comici hanno il loro bel da fare. E il repertorio è invidiabile. Il rischio è che finisca tutto in farsa, e tutto si confonda. È un rischio che corre anche Grillo, e con lui tutti quelli che hanno capito che la repubblica delle banane è una dolorosa quanto esilarante realtà. Una vecchia battuta dice: «una risata vi seppellirà». Speriamo di no, ma la sensazione che la frana sia vicina, c’è ed è forte. E quando arriva, si sa, finisce per colpire tutti.
di
Roberto Cotroneo
fonte: l'Unità