E la lista di Walter si trasformò in salotto
Forse il Pd è come una signora insicura, che nel vestirsi per la sua grande serata esagera con gli accessori. E si presenta così ingioiellata da apparire ingiustamente kitsch. O forse paga lo scollamento tra classe politica (anche non Pd, ovvio) e Paese reale (anche non grillista, anzi). E fa presentare nelle liste per le primarie molte persone note; degnissime, stimate, a volte popolari; che però, tutte insieme, tutte palesemente parte di qualche élite, più che una «apertura alla società civile», sembrano il cast di Tutti da Fulvia sabato sera. La striscia di Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella racconta tic-idee ricevute-pregiudizi- infatuazioni della buona società milanese progressista (o di quel che ne resta). Certe infilate di candidature alle primarie paiono la lista degli invitati a una serata di Milano centro, o a una festa romana. Pochi scelti da Rosy, una cena ristretta da Enrico, soprattutto tutti da Walter il 14 ottobre.
Un elenco veltroniano è stato pubblicato ieri dal Corriere.
Se ne evince che il candidato leader favorito, in caso poi non vincesse le elezioni politiche, si potrebbe riciclare come padrona di casa. Il mix è da manuale del buon ricevere: un grande architetto, Massimiliano Fuksas, un'imprenditrice anomala, Marina Salamon, una rampolla impegnata, Martina Mondadori, uno scrittore brillante, Roberto Cotroneo; più alcuni insigni studiosi (Enzo Cheli, Augusto Fantozzi) il cui peso culturale è alleggerito dal ginnasta Juri Chechi. Più naturalmente gente del cinema: Michele Placido, Francesca Archibugi, Ettore Scola. Quasi trent'anni fa regista de La terrazza, racconto un po' autocompiaciuto un po' crudele della mondanità intellettualpolitica a Roma. Uno di quel film da rivedere per ricordarsi come mai il centrosinistra diventa antipatico e perde, spesso, tra l'altro.
Anche a Milano il parterre è eccellente. Per dire: un altro grande architetto, Vittorio Gregotti, numero quattro nei «Democratici lombardi per Veltroni», e un collega più giovane attivissimo nelle battaglie urbanistiche cittadine, Stefano Boeri, nella lista «Con Veltroni». Su questioni come il progetto Garibaldi-Repubblica Boeri è in totale disaccordo con Milly Moratti, consigliera comunale e signora importante, ma anche lei è nella lista «Con Veltroni». Sono i positivi effetti dell'ecumenismo veltroniano, magari. Nell'altra lista, quella di Gregotti, sono insieme una storica ginecologa democratica della Mangiagalli, Alessandra Kustermann, e una senatrice teodem fedelissima di Paola Binetti, Emanuela Baio; hanno probabilmente dissensi più profondi del caso Garibaldi-Repubblica, ma pazienza. Intanto un altro noto architetto, la molto milanese Cini Boeri, si candida sostenendo Veltroni. Ma non nella lista «Con Veltroni» (quella del figlio), nella lista «Per Veltroni» (quella di Gregotti). Eccetera. L'effetto-liste è surreale anche se le persone sono serie. Probabilmente spinte a correre per reagire al generale pessimismo sul futuro del centrosinistra e dell'Italia. Forse convinte a mettersi in gioco da esponenti politici con in mente una vecchia idea: dare smalto alle primarie con nomi prestigiosi e/o famosi, da diluire poi in un'assemblea costituente con 2400 eletti. Anche se poi chissà se gli stremati elettori del centrosinistra saranno motivati o irritati da quella che sembra una parata Vip. Nel frattempo, sulle stesse liste sono state fatte battaglie molto complicate, e anche quelle, molto vetero- politiche. Per ottenere collegi utili, buoni posizionamenti, il maggior numero di alleati e fedeli nella costituente. Perché, come si sa, come nell'ultima riforma elettorale, le liste sono bloccate. Chi andrà a votare non potrà scegliere di dare la preferenza al Boeri Con Veltroni o alla Boeri Per Veltroni, tra l'altro, accidenti.
di
Maria Laura Rodotà
fonte: il Corriere della Sera