Mazzate
di Marco Travaglio
La scena è questa: nel pomeriggio dell’altroieri Mauro Mazza, direttore del Tg2 in quota An, appare in video per ammonire Beppe Grillo col gesto della pistola: «Che accadrebbe se un mattino qualcuno, ascoltati gli insulti di Grillo, premesse il grilletto?» Per la verità Grillo non ha mai evocato né pistole né fucili, diversamente da Bossi che li evoca continuamente nella totale distrazione del Mazza medesimo. Per la verità i “vaffanculo” liberatorii di Grillo in piazza odorano di bucato, paragonati a quel che si dicono quotidianamente i parlamentari alla Camera e al Senato (quest’estate un’esagitata forzista urlò “assassino” a Gerardo D’Ambrosio, ma anche quella volta il Mazza era distratto). Per la verità, sono dieci giorni che politici e commentatori danno a Grillo del qualunquista, fascista, populista, demagogo, antidemocratico, additandolo come il pericolo pubblico numero uno. Che accadrebbe se un mattino qualcuno, ascoltati gli insulti a Grillo, premesse il grilletto contro Grillo, che fra l’altro non ha scorta né auto blindata né aerei di Stato per volare ai gran premi? Pochi minuti dopo l’editoriale del Tg2, Gianfranco Fini incontra i giornalisti e dice di trovare un tantino eccessivo il rischio paventato dall’amico Mazza: «Adesso lo chiamo per dirglielo». Segue telefonata. Lorenzo Salvia del Corriere chiama Mazza un minuto dopo. Forse si aspetta di trovare un uomo umiliato, mortificato, magari balbettante, forse addirittura nascosto sotto la scrivania per la vergogna: uno che ha appena preso una lavata di capo dal suo principale. Invece no, tutt’altro. Mazza fa il brillante: «E che problema c’è?» Il problema sarebbe che, se Fini gli telefona per dirgli che non gli piace il presepe, vuol dire che considera Mazza una cosa sua, una protesi, un maggiordomo. Il che, per un professionista serio quale Mazza sicuramente è, non è proprio bellissimo. Mazza invece rivolta la frittata e riesce persino a dire, restando serio, che la telefonata di Fini è la prova della sua rocciosa autonomia: «Si dice che i direttori dei tg siano affiliati a un padrino politico che detta il mattinale. Ecco, è la dimostrazione che non è così. È segno che sono indipendente»
Ricapitolando: Fini chiama Mazza davanti a tutti, trattandolo come un suo dipendente, non un indipendente, e gli dice più o meno: «Senti, caro, stavolta hai esagerato». E, se lo fa è perché è abituato a farlo, e se è abituato a farlo è perché Mazza qualcosa gli deve, altrimenti non si vede a che titolo un segretario di partito chiami il direttore di un telegiornale del «servizio pubblico» per dargli la linea. Ma queste osservazioni di puro buonsenso non sfiorano più nessuno: né Fini, né Mazza. È normale. Ed è tutto qui, in soldoni, l’annoso problema della Rai che ieri, tanto per cambiare, ha rischiato di far cadere il governo. Perché finché si scherza, parlando di finanziaria, di guerra, di precariato, di pensioni, si scherza. Ma quando si parla di cose serie (quelle che lo sono per Berlusconi), cioè la televisione e la giustizia, allora può crollare tutto. Ricordate la prima crisi del governo Prodi a febbraio? La base di Vicenza e la mozione sull’Afghanistan erano un puro pretesto: la verità è che la pur blandissima legge sul conflitto d’interessi era appena approdata in Parlamento. Il governo andò subito sotto. A fine luglio, sull’ordinamento giudiziario, replay: governo battuto. Ieri l’ennesimo terremoto, ancora sulla tv. Ora naturalmente i commentatori che la sanno lunga ci spiegheranno che «la tv non conta», che Berlusconi «non vince per le tv», che «controllare le tv non basta», che «la tv non sposta voti». È quel che Berlusconi vuole che si creda, e il bello è che a sinistra molti ci credono. Tant’è che lo ripetono a ogni pie’ sospinto. Poi però si ricredono in segreto e corrono a lottizzare la Rai: altrimenti non si capisce il perché dell’operazione Fabiani, che sta scuotendo una maggioranza già scossa di suo. Ecco perché, quando promettono «non lottizzeremo più», nessuno ci crede. Perché chiunque abbia fatto politica in prima fila in questi anni ha sempre trattato la Rai come il cortile di casa, cioè come Fini tratta Mazza. Dice bene Robin Williams nel suo ultimo film (“L’uomo dell’anno”): «I politici sono come i pannolini: bisogna cambiarli spesso, e per lo stesso motivo».
"Perché finché si scherza, parlando di finanziaria, di guerra, di precariato, di pensioni, si scherza. Ma quando si parla di cose serie (quelle che lo sono per Berlusconi), cioè la televisione e la giustizia, allora può crollare tutto."
Un idolo, un mito!!!!
mauro (premesso che siamo d'accordo su idoli e miti) se sei lo stesso che bolla prodi di essere deludente in un altro thread, mi fai cortesemente capire cosa vorresti per l'italia?
sei il vecchio beppedunbeppe? bentornato, era un po' che non ti si leggeva (o forse sono solo distratto io) ;)
caro beppe,
prodi e' deludente innanzitutto per essere incapace di governare il suo consiglio dei ministri. Se Prodi non e' capace di mettere d'accordo 20 ministri ciccioni, come fa a governare un paese intrinsecamente anarchico come l'Italia?
beppe, mi chiedi cosa voglio per l'Italia. ti rispondo in una parola: GIUSTIZIA.
sono certo che Travaglio, Grillo, Rizzo-Stella e tanti altri personaggi importanti cosi come tanta gente comune, metterebbero questa parola in cima alle loro priorita' per il nostro paese.
Ma in Italia la giustizia non c'e'.
Le cose pero' stanno cambiando, Internet sta creando una nuova rivoluzione culturale di cui non sempre ci accorgiamo.
Viviamo in tempi interessanti e io sono ottimista.
grazie mauro per la risposta (e grazie davide, yes sono beppeundbeppe, che legge ma non scrive da un po'. mi aveva un po' turbato il thread
http://www.onemoreblog.it/archives/017502.html ).
donc hai ragione che governare il consiglio dei ministri,e' mica facile con certi figuri, sempre pronti al voltafaccia, ma nota bene che travaglio dice chiaro: prodi ha provato a fare la legge sul conflitto di interesse e per quello ha sbattuto il naso. secondo me bisogna stare attenti a non buttare il bambino (fa un po' specie dirlo con vecchioni come questi, lo ammetto) con l'acqua sporca. specialmente quando e' la mastella a essere sporca...
e infine concordo che viviamo in tempi interessanti; ma spero che non approfitteremo per fare errori altrettanto interessanti.
Beppe Grillo e' semplicemente un tribuno della plebe.
Nessuno gli darebbe ascolto se a governare ci fossero persone tutto sommato oneste e capaci.
Invece c'e' una sorta di nuova aristocrazia ottusa e vanesia, di cui non mi importa molto.
Beppe Grillo fino ad ora ha anche dimostrato astuzia nel comprendere i propri limiti. Sa bene che se facesse un ingresso ufficiale in politica, lo farebbero fuori (in senso lato) in poco tempo.
Per cui i casi sono due:
-) o il movimento "moralista" si sgonfia come nel caso dei girotondi
-) o il movimento inizia a fare una bella opposizione popolare e mediatica contro questa politica parassita e ingiusta.
Se fossi io il ministro della giustizia, cercherei di assumere piu' magistrati per velocizzare i processi e di costruire piu' carceri per i delinquenti.
Invece Mastella fa il discorso contrario: siccome non ci sono tante carceri, manteniamo il tempi dei processi lunghi e scarceriamo i delinquenti. In un paese cosi non c'e' molto da stare allegri.
Pe fortuna ogni tanto ho la consolazione di leggere un articolo di Marco Travaglio, che per me e' il nuovo Indro Montanelli.