Lei non sa chi ero io
Il grande Rino Gaetano cantava «autoblu nuntereggaecchiù», ma non poteva immaginare che, un giorno, non contenti delle auto blu, degli aerei blu e delle ambulanze blu, i politici italiani avrebbero ottenuto addirittura il diritto di guidare contromano. È accaduto a Genova domenica scorsa, come ha raccontato ieri Massimo Calandri su Repubblica. Il governatore ds della Liguria Claudio Burlando s'è fatto un chilometro e mezzo di superstrada nel senso di marcia sbagliato, rischiando una mezza dozzina di frontali con altrettanti automobilisti esterrefatti che stavano per imboccare il casello autostradale. Poi, prima che qualcuno ci lasciasse la pelle, è stato fermato da una pattuglia della polizia. Solita scena: patente, libretto eccetera. Solo che gli agenti non avevano di fronte un cittadino normale. Costui infatti, al posto della patente, ha estratto il tesserino di deputato, per giunta scaduta da un paio d'anni visto che ha lasciato il Parlamento nel 2005.
Inutile pronunciare la fatidica frase «lei non sa chi sono io», il tesserino parlava da sé: trattandosi di un ex, equivaleva a un «lei non sa chi ero io». Un normale automobilista si sarebbe disperato, viste le conseguenze previste dalla legge in questi casi.
Burlando invece non ha fatto una piega: ha solo ammesso che i guidatori fermi ai lati della strada non avevano tutti i torti a protestare. Ops, ho imboccato la strada dalla parte sbagliata e cercavo un buco nel guard rail per fare inversione a U. Proprio qualche mese fa, il 16 marzo, il ministro dei Trasporti Bianchi annunciava un pacchetto di norme draconiane per la «tolleranza zero» contro i pirati della strada: tra queste «la revoca della patente per chi inverta la marcia in auto o superstrada e percorra tratti contromano». A questo punto, se è vera la ricostruzione di Repubblica, la cronaca supera la fantasia, e persino il celebre film «Il vigile» con Alberto Sordi, che viene punito perché fa la multa al sindaco Vittorio De Sica, e poi perché non gliela fa. Gli agenti della Polstrada appena han visto il tesserino, hanno accuratamente evitato di multare l’incauto automobilista e l'hanno lasciato andare, scrivendo nel rapporto di non avere «accertato l'infrazione».
L’incauto aveva confessato, c'erano lì vari testimoni della sua impresa, ma gli agenti non hanno accertato. E morta lì, almeno fino a ieri, quando la notizia è uscita. Burlando ha convocato una conferenza stampa per spiegare che lui aveva già avvertito il prefetto, che gli sarà ritirata la patente, che ha esibito il tesserino perché aveva dimenticato la patente sull'autoblu, insomma lui non ha chiesto alcun favoritismo: colpa dell'eccesso di zelo dei poliziotti.
In attesa di sapere che cosa risponde la Polstrada e di appurare chi ha ragione e chi ha torto, ma soprattutto che qualcuno paghi (o Burlando o gli agenti zelanti), è interessante la data del fatto: otto giorni dopo il V-Day, due giorni dopo il caso Air Force One, con Mastella e Rutelli e relative famiglie in gita di Stato al gran premio di Monza. Un politico prudente, con l’aria che tira, si sarebbe comportato come un cittadino comune: si sarebbe fatto multare e, se quelli l'avessero riconosciuto e tentato di graziarlo, avrebbe preteso su due piedi di essere sanzionato. La notizia sarebbe stata una boccata d'aria per una classe politica screditata anche più di quel che qualche singolo membro non meriti.
Ma ai nostri politici manca anche la furbizia. L'Espresso, oltre a svelare l'altra faccia dello scandalo degli aerei di Stato, quella dell'era Berlusconi (molto più grave e indecente di quella dell'era unionista), racconta un altro caso emblematico: quello di un sontuoso corteo di autoblu, un'Alfa 159 in testa seguita da una Lancia Thesis tallonata da un'altra Alfa 159 che il 7 settembre avrebbe cinto d'assedio un'area di servizio dell'autostrada del Sole.
Il corteo del capo dello Stato? No, quello del segretario di Rifondazione Giordano, diretto alla festa dell'Unità di Bologna e sfrecciante a sirene spiegate sulla corsia di emergenza. Poi dice che uno va al V-Day.
Facciamo nostro - quindi lo pubblichiamo senza i consueti comemnti, ma con tanta rabbia - questa riflessione di Marco Travaglio da l'Unità di oggi. Poi dice che "la casta" non esiste.
di
Marco Travaglio
fonte: l'Unità