Come Ignazio La Russa
«Il mio è un riferimento soprattutto nazionale. Non è più sopportabile che per colpa di tre senatori si blocchi la volontà votata dalla maggioranza degli italiani. Basta con i veti. Il futuro Pd deve farsi carico di promuovere una democrazia efficiente che si assuma la responsabilità di confrontarsi, ma poi di decidere e fare le cose». Oggi
l'organo dell'ufficio stampa della provincia REPUBBLICA DI MILANO apre la campagna elettorale del venditore di
spazz POLIZZE UNIPOL inopinatamente assurto alla presidenza della provincia di Milano regalandogli una lunga intervista del tutto immotivata (non è successo nulla, non c'è nulla di cui parlare, il che la dice lunga sulla professionalità di chi dirige quelle pagine). Il risultato è una serie infinita di banalità, alcune innocue, altre inquietanti.
1 - alla domanda sulla sconcertante presenza nelle liste delle primarie di una lunga lista di responsabili delle sconfitte milanesi dell'ultimo quarto di secolo, il piazzista risponde una roba incomprensibile, puro gergo iniziatico di cosca: «C´è bisogno di un cambio di passo perché si torni a vincere più che altrove. Non ho mai visto rispetto agli anni scorsi uno sforzo per cercare di coinvolgere il mondo dell´associazionismo, dell´economia come questa volta. Forse mi sarei aspettato una maggiore disponibilità. Ma non basta dire apriamo le liste per avere la fila fuori dalla porta di persone disponibili a candidarsi. Alla fine però il risultato è stato straordinario. Ora bisognerà far emergere le differenze tra i vari programmi». Questa non è una risposta, ma una capriola con avvitamento in stile Houdini (col quale peraltro il piazzista non condivide cultura, stile, capacità). Una faticosa traduzione dimostra che l'obiettivo del Penati è sostenere la mistificazione del 14 ottobre, il giorno in cui un tot di cittadini un po' creduloni andranno a votare su cose già definite a tavolino nei minimi dettagli, incluso - dicono voci bene informate a palazzo - il numero ufficiale dei votanti, che sarebbe già deciso. Cioè, di fatto, andranno senza saperlo a dare il proprio consenso all'arroccamento dell'oligarchia di sanguisughe che tiene in pugno il paese. Incluso questa qua.
2 - «La ricreazione è finita sulla legge elettorale. Non è più sopportabile che per colpa di tre senatori si blocchi la volontà votata dalla maggioranza degli italiani. Basta con i veti. Il futuro Pd deve farsi carico di promuovere una democrazia efficiente che si assuma la responsabilità di confrontarsi, ma poi di decidere e fare le cose». Questa è una fesseria bella e buona. Il dissenso di tre senatori trasforma la maggioranza in minoranza in una delle due camere. E visto che siamo in una democrazia rappresentativa, se una legge passa nonostante la defezione di una parte del parlamento votato dal paese, ma appoggiandosi - per esempio - al voto di un noto neofascista ex manganellatore, si fa la volontà non della maggioranza che ha vinto le elezioni, ma di una "alleanza di nuovo conio", un fenomeno inquietante (che piace ai Rutelli, ai Formigoni e - si parva licet componere magnis - ai Penati, ma a ben pochi tra i cittadini). Un fenomeno destinato a riportare il paese agli anni della DC, con le note conseguenze. Forse qualcuno potrebbe spiegare a questo signore che negli anni '70 alcune persone più violente delle altre decisero - proprio a causa dell'inamovibilità del regime - di essere in guerra con le istituzioni e aprirono il fuoco. E' questo a cui aspira Penati?
3 - «Il Pd non dovrà essere il partito dei moderati, ma nemmeno dovrà fare sconti a qualcuno. Dovrà indignarsi non solo per le condanne a morte dei governatori americani, ma anche quando Fidel Castro manda a morire dei giovani dopo un processo sommario». Con questa frase - del tutto inutile, fuori contesto, campata in aria - Filippo Penati si affianca a Ignazio La Russa nel qualunquismo demagogico più bieco, quello che se si parla di Auschwitz risponde "sì, ma i gulag" e se uno dice "Mussolini" risponde "sì, ma Stalin". Se questo è il livello culturale, morale e politico dell'unico vincente (si fa per dire, è la Colli che ha perso) del centrosinistra, mille volte meglio la sconfitta. Sperando di non dover arrivare a dire (ma ci siamo vicini in tanti, grazie ai vari penati che infestano le istituzioni) la frase oscena: "meglio la destra".
In conclusione: forse qualche bella mente del nascente PD potrebbe spiegare a questo figuro che le 300mila persone in piazza con Grillo protestavano proprio contro facce e temi come i suoi. E che se lui e quelli come lui andranno avanti con queste sparate, ci sta che i 300mila raddoppino alla prossima occasione. Ma bisognerebbe che nella pletorica cosca ramificata che "una grande occasione per il paese" e "la risposta all'antipolitica" ci fosse qualcuno minimamente interessato ai contenuti. In realtà per questa gente contano solo tre cose: la poltrona, la poltrona e la poltrone. E che il paese si fotta, saranno mica cazzi loro, loro devono fare il "grande partito". Eccheccazzo.
di
Alberto Biraghi
fonte: la Repubblica