Cara Unità,
sono un avvocato perugino di 44 anni che si occupa, tra le altre cose, di trasferimenti internazionali di calciatori. Ciò che è successo ieri a Badia del Pino mi ha profondamente sconvolto prima, ed indignato poi. Sono rimasto sconvolto nel constatare come, fatto salvo l’accertamento definitivo delle responsabilità, si possa morire per mano di chi dovrebbe garantire la nostra sicurezza senza aver fatto assolutamente nulla. Mi sono indignato per l’ignobile teatrino dell’informazione che si è scatenato, e che ha contribuito a produrre guasti pesantissimi. Una corretta informazione avrebbe commentato l’omicidio dell’autogrill all’interno del problema della legalità dei comportamenti delle forze dell’ordine. Su questo si sarebbe dovuto indagare, interrogarsi, confrontarsi. Un tema centrale per una democrazia, che in Italia viene spesso alla ribalta. Solo una settimana fa, nella stessa Perugia dove è stata uccisa la ragazza inglese, è morto in carcere un uomo di 45 anni per cause misteriose. Lo Stato e le istituzioni che lo rappresentano devono essere i primi garanti della legalità con comportamenti ineccepibili, altrimenti siamo alla barbarie. Ebbene, subito dopo l’omicidio nulla di tutto questo s’è sentito. È partita, in ignobili trasmissioni, la gara a deplorare il calcio e la violenza che lo caratterizza, si sono fatti accostamenti assurdi con altri episodi del passato che nulla hanno a che vedere con la morte di Gabriele Sandri. Per corrompere la realtà, si è accesa in modo folle una miccia che ha provocato la folle reazione degli ultrà di tutta Italia. Il problema degli ultrà è enorme, la loro reazione ingiustificabile. Eppure la loro indignazione di ieri, espressa in modo feroce ed inaccettabile, era l’indignazione di milioni di italiani, moderati, ragionevoli, persino miti. Ieri è stata un’altra brutta giornata non solo e direi persino non tanto per il calcio, quanto per la nostra democrazia, e i media italiani, per l’ennesima volta, hanno dato una penosa prova di sé.
Avv. Rocco Dozzini