Scuola di giornalismo
Allora è deciso. L’ex-generale Speciale, indagato per peculato e sotto osservazione della Corte dei conti per uso privato di aerei pubblici, scende in campo col nuovo partito di Berlusconi, che del resto vanta una lunga esperienza in fatto di Fiamme Gialle: uno che era venuto a ispezionargli i cantieri lo assunse in Fininvest, altri che conducevano le verifiche fiscali nelle sue aziende venivano accompagnati all’uscita con una busta piena di banconote. Per non parlare di quando, da presidente del Consiglio, il Cavaliere elogiò pubblicamente l’evasione fiscale (“un diritto naturale che è nel cuore degli uomini”) alla festa nazionale della Guardia di Finanza. In attesa del balzo in politica, Speciale l’altroieri era in televisione a reti unificate: Otto e mezzo (La7), Ballarò (Rai3), Porta a porta (Rai1).
E’ un bel momento per gli inquisiti e i condannati di tutt’Italia: sono gettonatissimi. Anche la signora Donatella Dini, avendo appena riportato una condanna a 2 anni e mezzo per bancarotta fraudolenta (pena ovviamente indultata), si sente pronta per il grande passo: se tutto va bene °© annuncia a “Chi” - ce la ritroveremo presto in Parlamento, magari al posto del marito Lamberto, pericolosamente incensurato. Intanto sta scrivendo un libro. Poi, “se ci sarà bisogno - spiega - mi candiderò”. Bisogna insistere un po’, così magari cede. Intanto si scopre che Luciano Moggi, dall’alto della sua squalifica a 5 anni e del suo prossimo rinvio a giudizio per associazione a delinquere, frode sportiva e altre quisquilie, seguitava imperterrito a teleguidare il calcio italiano usando lo stesso cellulare a suo tempo intercettato, nei ritagli di tempo tra una comparsata a Matrix, un’ospitata a Ballarò e una rubrica su Libero, di cui, da quando è finito sotto inchiesta, è un apprezzato editorialista per meriti penali. Collaborano a Libero fra gli altri: Renato Farina, espulso dall’Ordine dei giornalisti per aver preso soldi dal Sismi, reduce dal patteggiamento a 6 mesi per favoreggiamento nel sequestro di Abu Omar; Gianni De Michelis, due condanne per corruzione e finanziamento illecito; Davide Giacalone, l’ex segretario di Oscar Mammì che nel ’90 allestì il piano delle frequenze tv mentre riceveva una lauta consulenza dal gruppo Fininvest (principale beneficiario della Mammì). E la settimana scorsa ha esordito sulla prima pagina di Libero un altro alfiere della libera stampa: Guglielmo Sasinini, l’ex inviato di Famiglia Cristiana arrestato mesi fa a Milano perché lavorava con la security Telecom di Giuliano Tavaroli & C., in cambio di 200 mila euro l’anno, per spiare giornalisti, politici, imprenditori e persino il capo della Polizia e la moglie di Tronchetti Provera. In un appunto sulla sua agenda, aveva annotato un imperativo categorico: “Protezione dalla magistratura”. Si badi bene: non della, ma dalla. Un programma di vita, sventuratamente fallito quando il nostro finì agli arresti domiciliari. Ora scrive editoriali per “Libero”, cominciando con un severo commento contro il pacchetto sicurezza del governo. Lui avrebbe preferito un pacchetto security. Anche l’ex analista del Sismi Pio Pompa, da quando è stato preso con le mani nel sacco a pagare giornalisti, a diffondere notizie farlocche, a progettare come “disarticolare anche con mezzi traumatici” i nemici di Berlusconi, a spiare giudici e giornalisti, ed è imputato a Milano per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar, ha subito trovato un giornale su cui scrivere: purtroppo non è Libero, perché l’ha bruciato sul tempo Giuliano Ferrara, che ha ingaggiato Pompa al Foglio, dove già scrive un condannato per omicidio. Altri, più fortunati, entrano nei giornali direttamente dalla porta principale: come editori. Se tutto va bene, Giovanni Consorte sarà presto socio di Marcello Dell’Utri nella catena editoriale del gruppo E-polis, fondata da Nicky Grauso e da poco rilevata dal braccio destro del Cavaliere, condannato in via definitiva per frode fiscale, in appello per estorsione mafiosa e in primo grado per associazione mafiosa. Consorte, condannato in primo grado per insider trading e imputato nei casi Unipol e Antonveneta per reati che vanno dall’associazione a delinquere all’aggiotaggio all’insider trading, è per Dell’Utri il partner ideale.
di
Marco Travaglio
fonte: l'Unità