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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
Il codice etico del Piddì
«Parlamentari, ministri, assessori, consiglieri comunali provinciali o regionali si impegnano a non assumere incarichi esecutivi in fondazioni di origine bancaria, imprese pubbliche, associazioni di imprese o di professioni e società miste...»
«Le donne e gli uomini del Pd si impegnano a rinunciare o astenersi dall'assumere incarichi esecutivi nel partito qualora ricoprano incarichi esecutivi in materia corrispondente in associazioni, fondazioni, enti o imprese»
Se (a) la commissione che sta lavoranddo al codice etico del Piddì approvasse queste norme (ipotesi poco realistica) e se (b) - casomai tali norme fossero approvate - i gerarchi le rispettassero (ma i precedenti rendono questa ipotesi ancor meno realistica, i gerarchi amano le eccezioni pro poltrona propria), alcuni dei più assatanati parassiti (tipo - per fare un nome a caso - il ministro degli esteri) dovrebbero - orrore! - scegliere se comandare di qua o tramare di là.
Le reazioni la dicono lunga sulla fine che farà la nobile iniziativa. La senatrice ulivista Marina Magistrelli racconta a Corsera che la stesura dell'articolo incriminato «ha sollevato malumori e risate. Sarà difficile che con tutti questi vincoli qualcuno decida di aderire al Pd. È una cosa assurda e un po' sovietica, ma sono certa che la cosa sarà risolta» .
Ovvero Massimo D'Alema resterà minstro e boss di Italianieuropei, partito-lobby-massonico-cattoriformista senza elettori. E come lui tutti i suoi piccoli e grandi cloni nazionali e locali. La lottizzazione è salva.