Il punto sul problema rifiuti
Non ha un campito facile, Gianni De Gennaro. Ha poche ore per togliere l’immondizia dalle strade di Napoli e della Campania e pochi giorni, 120 al massimo, per avviare verso una soluzione finalmente stabile e ordinaria il problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nella regione. Il groviglio è costituito da una serie di nodi. Alcuni vanno sciolti immediatamente, altri hanno bisogno di tempo per dipanarsi del tutto. Ma De Gennaro dovrà evitare con cura di commettere l’errore che, in un modo o nell’altro, hanno commesso tutti i commissari che lo hanno preceduto. Non dovrà adottare la politica dei «due tempi». Deve cominciare a sciogliere insieme tutti i nodi. I principali sono cinque.
1. La scelta dei siti
Ha la possibilità di usare le discariche già scelte in precedenza: Terzigno (Napoli), Serre (Salerno), Savignano Irpino (Avellino), Sant’Arcangelo Trimonte ed eventualmente la stessa Pianura. Ne potrà utilizzare altri, magari su suoli demaniali messi a disposizione dalla Forze Armate. Ma dovrà predisporre una dettagliata mappa nello spazio e nel tempo, perché ciascuno dei siti che sceglierà dovrà essere messo in sicurezza. Nessuno, attualmente, lo è. Mettere in sicurezza una discarica comporta operazioni prima, durante e dopo la collocazione dei rifiuti per garantire la sua impermeabilità secondo precisi standard definiti per legge sia impedire che il percolato prodotto inquini il sottosuolo e le falde acquifere sia per impedire che i rifiuti producano gas nauseabondi e/o tossici.
Le operazioni preliminari per mettere in sicurezza una discarica comportano alcune settimane di lavoro. Un tempo incompatibile con l’esigenza di togliere, immediatamente, i rifiuti dalla strade. De Gennaro avrà a disposizione decine di camion dell’esercito, oltre quelli civili. Ma deve risolvere un’equazione a molte incognite: dove portare le decine di migliaia di tonnellate che oggi sono per strada? Alcune andranno nelle discariche delle regioni più solidali. Altre, forse, nelle discariche già in sicurezza presenti in Campania ma ormai chiuse. Ne riaprirà - pro tempore - alcune? Farà bene, nell’adottare a tambur battente tutte queste scelte, a prendere in esame non solo le soluzioni dei tecnici del Commissariato che ha ereditato. Ma anche quelle proposte da altri esperti, purché scientificamente accreditati e svincolati da interessi ambigui.
2. I termovalorizzatori
Esistono paesi in Europa che hanno risolto il problema rifiuti sia con l’aiuto massivo degli inceneritori (per esempio la Svezia) sia senza ricorrere agli inceneritori (per esempio la Finlandia). Ma in Campania non c’è soluzione possibile - non nei prossimi anni, almeno - senza termovalorizzatori. Il governo ne ha definitivamente preso atto, decidendo che dovrà essere completato al più presto, in pochi mesi, quello di Acerra e dovrà essere avviata la costruzione di altri due inceneritori, quello di Santa Maria la Fossa e quello di Salerno (per il quale il sindaco ha avuto un mandato commissariale).
Ad Acerra dovranno essere risolti alcuni problemi di tipo giuridico, visto che la realizzazione definitiva del termovalorizzatore - prevista da Bertolaso per la fine del 2007 - è slittata a tempo indefinito (si parla di un anno o anche più). Bisognerà accorciare i tempi ad Acerra, senza rinunciare in alcun modo a ottenere il meglio delle tecnologie disponibili. Lo stesso principio, il meglio delle tecnologie disponibili, dovrà valere per gli altri due impianti. Gli esempi, anche in Italia, non mancano. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il termovalorizzatore di Brescia è considerato tra i più affidabili del pianeta. A Venezia un’impresa di Bolzano, la «Ladurner» ne ha costruito uno in appena 12 mesi con un sistema di abbattimento delle polveri e delle emissioni dannose di assoluta avanguardia. Certo, occorre evitare di fare quello che è stato fatto in passato. Affidare a un’unica società la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti, scelta dei siti compresa. Perché si entrerebbe di nuovo in un circuito devastante di conflitti di interesse. Chi costruisce l’impianto non sceglie i siti e non organizza la raccolta differenziata.
3. La raccolta differenziata
Il governo ha dato ottime indicazioni. I responsabili siano i comuni. E se, in breve, non sono capaci di redigere un piano (prossimi 60 giorni) e di realizzarlo (successivi 60 giorni), i consigli comunali siano sciolti. Tra 120 gironi la raccolta differenziata dovrà smaltire almeno un terzo dei rifiuti campani, alleggerendo la pressione su discariche e termovalorizzatori. Naturalmente occorre che Gianni de Gennaro faccia (o faccia fare) nei prossimi 120 gironi ciò che non è stato fatto in 14 anni di gestione commissariale: dotare la Campania di strutture per il riciclaggio delle «materia seconde» raccolte e selezionate. E iniziare un altro percorso, che sembra una fuga in avanti, ma è straordinariamente pratico: iniziare a produrre meno rifiuti, attraverso l’educazione al consumo.
4. Gli impianti Cdr
Allo stesso modo dovranno essere riattivati i siti per la produzione dei Cdr (combustibile derivato dai rifiuti), oggi bloccati dal sovraccarico di immondizia ed ecoballe che non si riesce a smaltire, e per la produzione della Frazione Organica Stabilizzata. De Gennaro dovrà procurare che, questa volta, il Cdr prodotto sia vero Cdr e non solo monnezza tal quale impacchettata. Perché se il Cdr contiene la frazione umida non può essere «termovalorizzato» in sicurezza ed economia. Il che rimanda all’altro problema: che fare dei 7 milioni e più di ecoballe costituiti da Cdr, per così dire, anomalo che costellano il territorio campano? De Gennaro dovrà approntare un piano realistico per risolvere questa ennesima eredità negativa lasciata da 14 incredibili anni di commissariamento. Occorreranno, certo, anni per smaltire quelle montagne di rifiuti confezionati. Ma è necessario partire da subito e non rimandare ancora la soluzione del titanico problema.
5. La logica-dialogo
Ma l’ex capo della polizia dovrà fare molto di più che dare risposte alle quattro questioni tecniche che abbiamo sollevato. Dovrà rendere la questione dei rifiuti in Campania «normale», come lo è in tutta Europa e nella gran parte d’Italia. Per fare questo dovrà operare su due pani. Da un lato lottare con grande determinazione le infiltrazioni della camorra, che ha occupato gli enormi spazi lasciati vuoti dalle incapacità delle istituzioni. E dall’altro dare senso piano al concetto di «democrazia partecipata», senza la quale nessun problema ecologico nelle nostre complesse società. Per fare l’una e l’altra cosa - combattere la camorra e iniziare (sì, iniziare) un dialogo vero (magari teso, ma vero) con la popolazione - converrà a De Gennaro smantellare rapidamente le strutture commissariali e chiedere aiuto alla società civile, oltre che alle istituzioni. Dovrà chiedere la partecipazione attiva e reale dei comuni, delle province, della Regione, del Governo nazionale. Ma anche dei movimenti e delle associazioni. Delle università e delle scuole. Solo se la «cultura dei rifiuti» e (come sostiene giustamente Ermanno Rea) la «cultura della legalità» diventano, a ogni livello, cultura diffusa, la Campania potrà uscire in maniera dall’emergenza. De Gennaro lo ricordi, non si lasci prendere dall’ansia di trovare la soluzione ai problemi imminenti e guardi sempre alla soluzione del problema rifiuti nel suo insieme. La società civile campana - una larga parte della società civile campana - è la più grande risorsa di cui dispone. La sua più grande alleata. La chiami e ne sarà ripagato.
di
Pietro Greco