Non puoi capire chi sei se non capisci da dove vieni. Viviamo in un mondo che cancella la memoria perché non coltiva l’analisi critica. Pochissimi cercano la verità. La conoscenza non è erudizione, è relazione. Il sistema in cui viviamo ci lobotomizza, giorno per giorno. E’ un estratto del decalogo figlio degli anni ’80 che ha ispirato “1989 Crolli”, treza parte di una trilogia di Serena Sinigaglia dedicata alle “epoche straordinarie”, 1943, 1968, 1989.
Poco più di un’ora intensissima, che comincia col crollo del muro di Berlino, che si sgretola in migliaia di frammenti lasciando in eredità un mondo disorientato. Si sa solo che bisogna essere contenti, “E’ caduto il comunismo”. Già, ma chi ha vinto? Ha vinto la (cosiddetta) libertà del capitalismo, dove puoi dire quello che vuoi che tanto nessuno ti ascolta. Dove qualcuno diventa ricco o ricchissimo, qualcuno (sempre gli stessi) continua a comandare sulla maggioranza di noi, silenziosi, ossequiosi. Ecco il crollo di Ceausescu, a Natale, gistificata dalla “strage di Timisoara”, un falso a cui l’informazione mondiale credette passivamente, senza verifiche, dando il la per il colpo di stato rumeno e l’assassinio del “conducator”, una figura di capro espiatorio che a tratti ricorda il nostro Bettino Craxi.
Crolli, non come soggetto dunque, ma come occasione per descriverne gli effetti sulla società che scoppia, si ammala, si disintegra. La voglia di verificare e conoscere di persona si conferma quindi come unica possibilità di per tornare padroni di se stessi. Vale la pena di rimandare un altro programma e andare a vederlo, anche perché non capita tutti i giorni di uscire da un teatro appagati e al contempo arricchiti di spunti su cui riflettere. Commovente il ricordo finale di Anna Politkowskaya.
Il bel lavoro della Sinigaglia resta in scena al Teatro Ringhiera di via Boifava 17 a Milano ancora per due giorni, martedì 15 e mercoledì 16. Uno più bravo dell’altro i cinque interpreti: Fabio Chiesa, Mattia Fabris, Matilde facheris, Stefano Orlandi, Marcela Serli.
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