"Non è stata una rivoluzione, ma un'insurrezione contro il conformismo". Tutt'a un tratto una generazione si toglie dal naso gli occhiali grigi con cui aveva guardato il prossimo fino a quel momento, si scrolla di dosso i preconcetti e decide che il mondo si può cambiare.
Quei favolosi anni '60 sono il tema del magnifico racconto-spettacolo di Shel Shapiro. Un'epoca quasi perfetta, unica e irripetibile, con l'unico difetto di essere bruciata troppo in fretta. Shel - figlio di una famiglia ebrea scappata dalla Russia zarista e finita per caso a Londra - comincia
il suo racconto con il ricordo di Hava Nagila cantata dalla madre e lo conclude con l'ultimo concerto dei Rokes, a una festa de l'Unità del 1970. In quell'anno, assieme alla storia di una delle più importanti band ("complessi") della favola beat, si chiudeva anche un'epoca spensierata e incosciente, ma tanto fertile da poter regalare al mondo i Beatles, Bob Dylan e i Rolling Stones.
Racconta tutto questo, e molto di più, Norman David Shapiro, noto col nome di Shel, amato dagli over 50 e da una buona parte dei loro figli se hanno avuto la fortuna di addormentarsi in culla e crescere ascoltando "Che colpa abbiamo noi" e "C'è una strana espressione nei tuoi occhi". E lo racconta con energia, entusiasmo e sincerità come pochi tra i tanti che hanno vissuto le stesse esperienze saprebbero fare.
Non c'è un attimo di tregua, non c'è un calo di tensione. Testi intelligenti, ritmo perfetto, buona musica, band impeccabile sono la scenografia che avvolge il protagonista, un gigante - non solo fisicamente - che riempie il palcoscenico con la sua carica di simpatia e vitalità. Dopo averci regalato i Rokes negli anni '60, Shel Shapiro torna sul palco per ricordare e per commuovere chi ne ha condiviso l'intensità. E impartire una impagabile lezione di storia recente a chi ancora non era nato.
Duecento minuti che condividono il difetto del tema dello spettacolo: finiscono troppo presto, con una cantata in coro gioiosa e liberatoria, "ma che colpa abbiamo noi?"
PS: grande band, arrangiamenti impeccabili
PPS: splendida la Eko a freccia di Shel, orrenda e non kosher la cosiddetta riedizione esposta all'ingresso del teatro nella simpatica minimostra anni '60 di chitarre e Vespe.
PPPS: mi concedo qui sotto uno straccio di orgoglioso esibizionismo. Eccomi un paio d'anni fa con Shel, ospite della mia mostra
Second Hand Guitars.