Si stava meglio quando si stava peggio
Bei tempi, quando si stava peggio e il governo era ostaggio della sinistra radicale. Mica per altro, ma essere ostaggio di chi detiene suppergiù un quarto dei voti che sostengono la maggioranza non è picciol cosa. Per non parlare, poi, dell’eroica figura da martiri indomiti che si fa, quando si pensa che la sinistra radicale è nientemeno che l’erede di omicide e potenti ideologie, fatta di uomini e di donne che dall’ideologia sono accecati, e che in nome del massimalismo e dell’obbedienza sovietica sarebbero disposti anche ad ammazzare la mamma.
Certo, va detto, questi carcerieri custodi dell’ortodossia comunista parevano spesso distratti, e mentre si riunivano per dibattere sul libro primo del Capitale gli ostaggi avevano agio di far passare sotto il loro naso un po’ di tutto: il mantenimento della legge 30 (“legge Biagi”), la legge 40 (fecondazione assistita) nella versione scritta di pugno dal cardinal Ruini, l’affossamento dei DiCo, il perpetuarsi delle esenzioni fiscali alla Chiesa Cattolica, leggi finanziarie approvate da Luca Cordero di Montezemolo (due cognomi!) prima che dal Parlamento, rifinanziamenti di missioni di pace (quelle che si fanno con l’esercito), rifiuto dell’istituzione della commissione d’inchiesta per i massacri del G8. Per tacer della legge sul conflitto d’interessi e sulla riforma della legge elettorale, sbandierate nel ponderoso programma dell’Unione e alle quali mai s’è messa mano.
Ma queste son quisquiglie. O meglio, pinzillacchere. Non stiamo a sottilizzare a babbo morto: essere ostaggi della sinistra radicale era un bel vedere.
“Così non si può andare avanti!” tuonavano le cassandre. E giù tutti a toccarsi i coglioni, perché era chiaro che si intendesse: “Questa pacchia, ahimè, prima o poi dovrà finire”. Ottener vitto, e soprattutto alloggio, gratuitamente è una gran cosa, ma si ammetterà che di solito è situazione precaria. Così, da più parti si paventava che la sinistra radicale si sarebbe stancata e avrebbe liberato gli ostaggi dalla prigionia, portando con sé quel 25 percento della maggioranza che avrebbe riconsegnato il Paese a Berlusconi e ai suoi sodali.
La Storia, però, spesso è traditrice e le cose non sono andate così. Nato ostaggio di cotanto avversario, che non avrebbe esitato a far cadere Sansone e i Filistei in nome della fedeltà ai dettati di Marx-Lenin-Guevara, il governo è morto ostaggio di un tale che un bel dì, colpito negli affetti da un considerevole numero di avvisi di garanzia, ha preteso che il Parlamento votasse una mozione con la quale si afferma che il giudice che lo accusa è una macchietta. Partirono ostaggi di ideologi sanguinari con gli occhi di bragia, certi di morire colpiti al petto e baciati dal sole nascente in un campo di grano. Finirono gettati in un fosso, incaprettati da un signore rotondetto con gli occhi a palla.
Così è la vita.
di
Persio Tincani