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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
Tanto è caduta in basso la casta in questi giorni da aver reso obsoleto perfino il vecchio detto "ognuno ha il governo che si merita". No, l'Italia delle persone normali non merita né il semiBossi che rantola idiozie su armi e rivoluzioni, né il Veltroni "2.0-ma-anche", né Berlusconi che annuncia l'aquisto di Mastella, né Mastella che nega di essersi venduto a Berlusconi, né padoa-Schioppa precario, né gli editoriali di Ostellino, tantomeno Franco Giordano che non avevo mai sentito parlare e che forse facevo bene a continuare a non sentirlo.
E dietro i capi-pagliaccio marciano i ranghi inferiori, quelli che contano solo quando spingono il bottone che vale uno stipendio da mandarino. Impazzano i peones in questi giorni di telegiornali a senso unico, lanciati come un sol canide alla caccia dei 3,5 secondi di televisibilità strapapti qua e là solo perché i boss almeno l'ubiquità non sono ancora riusciti a comprarla. E sopra tutti i cosiddetti destri e sinistri, ugualmente pieni di fede o "alla ricerca", sbrodola l'alluvione di amarene Fabbri andate a male, l'esercito di Ratzinger, Ruini, Bagnasco, Betori e loro simili in gonna e sorriso untuoso, che vigila e dilaga, viscido e inarrestabile.
No. Per quanto popolo di albertisordi "ve distruggo maccaroni" una simile indecenza non ce la meritiamo.
di
Alberto Biraghi