Rimpiangeremo Romano Prodi
Nel primo giorno senza il governo che ho votato (probabilmente l'ultimo voto da qui a un bel po') non posso fare a meno di pensare a quello che ha passato Romano Prodi (provo a capirlo, in fondo ci uniscono la corsa, la bici e la passione per Shel Shapiro) in questi mesi. Non era bastata a dissuaderlo dal provarci l'esperienza del Prodi-1, unico governo appena decente (o non totalmente indecente) nella storia di questo paese, e quindi sabotato dalla politica marcia delle poltrone e delle faide, dell'arrivismo mafioso che ha trasformato la sinistra post-Berlinguer in una palude putrida, popolata da piranha, alligatori, ratti, sanguisughe, giù giù fino a segretari e presidenti di partito.
Considerando il materiale umano di cui disponeva, Prodi ha fatto miracoli anche quest'ultima volta. Tosto, inarrestabile, solido, intelligente figlio di puttana, ma capace di essere più di sinistra - con tutto il suo oscuro passato di boiardo e barone - della banda di cialtroni (primo tra tutti il Kennedy de noantri deciso a metter mano alla costituzione in combutta con un golpista) che si spacciano per "il nuovo" solo perché hanno cambiato colore alla tessera.
Rimpiangerò - rimpiangeremo - Romano Prodi mentre il paese andrà inesorabilmente incontro al destino catto-fascista per cui i ranghi del "centro - (si fa per dire) sinistra" hanno lottato con tenacia. Prodi non ci sarà più, ma in compenso ritroveremo D'Alema, Rutelli, Mastella, Bertinotti, Veltroni, Franceschini, Castagnetti, Parisi, Marini, Fioroni, tutti a spiegarci le meraviglie che metteranno in ballo se li voteremo. E poi Paola Binetti, col suo avvenire luminoso che si apre davanti al cilicio.
Resta un'unica speranza consolatoria, tenue, la fine della legislatura prima della scadenza dei termini per il vitalizio ai nuovi squatter parlamentari (quelli vecchi ormai sono al sicuro). Poca cosa, ma loro sono tanto marci - e noi tanto sottomessi - che ci leveranno anche questa.