L'altra notte non c'era una TV libera dalla voce di politici dibattenti. Scena uno: sul canale X Veltroni attacca Diliberto "per aver fatto cadere il primo governo Prodi" (una buffonata antistorica che manco il Berluska si permetterebbe di dire) e «aver marciato in piazza contro il governo». Insomma, Diliberto è diventato il sommo male, «nessuna intesa con questa sinistra».
Scena due. Diliberto legge le agenzie con queste dichiarazioni e sul canale Y commenta
«siamo in campagna elettorale!», poi implora Veltroni di ripensarci (
«Se il Piddì corre da solo vince solo in Toscana, manco in Emilia ce la può fare: questi sondaggi che abbiamo noi li hanno anche loro. Non ci posso credere che voglia davvero consegnare il paese alle destre»), finalmente fa un ragionamento che (incredibile ma vero) non fa una piega (tanto che nei giorni successivi viene ripreso dagli altri rappresentanti di ciò che resta della sinistra).
Secondo Diliberto il Piddì vuole correre da solo per poi andare a formare un governo con FI e cambiare la costituzione, a reciproco vantaggio. Questo spiega anche quanto accadde dopo il 15 novembre 2007, data dell'ipotetica "spallata" di Berlusconi, tanto annunciata, ma rimasta sempre nei sogni di Silvio. Dopo quella magra Berlusconi è un leader politicamente finito, abbandonato anche dagli alleati più fedeli, Casini e Fini. A quel punto che fa Veltroni? Lo identifica come l'interlocutore per le riforme elettorali, scavalcando sia tutto il centro sinistra, sia Casini e Fini. Silvio - ovviamente d'accordo -
sostiene il giochetto e torna in vetta grazie al nemico.
Stringi stringi, è un éjà vu, che ci riporta nella bicamerale di d'alemiana memoria, con gli stessi prevedibili esiti: Berlusconi che lo mette nel culo di chi pensa di poter fare patti con lui, ovvero a questi tristi figli di burocrati, inadeguati a competere con un pirata della finanza del suo calibro.
Ecco allora svelata l'anima nera del Piddì, una congrega di arrivisti smaniosi di governare a ogni costo. Una congrega a cui lo scaltro leader di Forza Italia lo metterà laddietro con facilità e soddisfazione. E dunque bisogna dar ragione a Diliberto quando commenta
«in questo Piddì non vedo ideali, casomai slogan», salvo aggiungere: "e voglia di potere, a qualsiasi costo, a qualunque prezzo (culo compreso), con chiunque".
NdR: i sondaggi citati da Diliberto davano anche un 19% di elettori di centro sinistra che si asterranno e un 9% che voteranno per "l'altro schieramento". Ovvero: il Paese è servito in tavola alla destra, con contorno di patate lesse, prezzemolo in bocca e una bella carota nell'ano. Grazie a Walter "Barak" Veltroni e a chi si ostina a volerlo percepire come "novità", dimenticando che in realtà da oltre trent'anni sguazza nelle paludi della peggior politica.