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Alberto Biraghi
Un paese senza speranza
«Non è vero che la classe politica è tutta uguale. Ma i pochi galantuomini che ne fanno parte la legittimano. Non si può votare il meno peggio. Non si deve perdere la speranza di un meglio. Chi vota il meno peggio legittima il peggio. Le elezioni sono anticostituzionali. Non possiamo scegliere il candidato. E nessun giornale ne parla. Nessuna televisione lo grida. Si ripete: non possiamo scegliere il candidato. Due persone stanno scegliendo i nomi dell’80% di deputati e senatori. Stanno scrivendo la Camera e il Senato».
Sarebbe bello se qualcuno tra chi partecipa al Piddì perché pensa di poter "cambiare da dentro" spiegasse perché questa frase di Beppe Grillo è sbagliata.
Che non è vero che Walter Berlusconi e Silvio Veltroni stanno costruendo l'80% del parlamento con i loro portaborse.
Che è giusto, normale, che in un paese che si dice democratico gli outsider debbano ricorrere a "petizioni" per essere presi in considerazione.
Che è utile candidare il rampollo del capitano coraggioso (MA ANCHE condannato per il crac Italcase) amico intimo di D'Alema ("che magari è in gamba").
Che è logico lasciar fuori De Mita (ormai privo di potere sul territorio) e tener d'entro D'Alema (che ha una fitta trama di relazioni anche inquietanti).
La vedo dura però. Perché, come ha detto Nanni Moretti a Valentini di repubblica, "questo è un paese senza speranza".