Il mercato delle vacche è ancora aperto
Scambio di Camere. Barbara Pollastrini da alcuni giorni non ne faceva mistero: avrebbe preferito la candidatura a Montecitorio piuttosto che a Palazzo Madama.
Ieri, ha ottenuto soddisfazione: si scambierà di posto con Pietro Ichino. L'ex ministro sarà dunque al numero 4 della lista per il prediletto collegio milanese, mentre il protagonista della battaglia contro i fannulloni sarà il numero 3 per il Senato.
Sempre in tema di presenza femminile nelle liste del Piddì, Eva Cantarella, una delle firmatarie di una lettera di protesta per la non soddisfacente presenza femminile tra i futuri onorevoli, ieri ha spiegato che «il documento non intendeva essere un attacco. Il suo scopo era quello di servire come stimolo di riflessione, un incoraggiamento a compiere sforzi ancora maggiori».
Ma le acque sono agitate non soltanto dai temi di genere. Le liste dovranno essere depositate entro le 10 di lunedì mattina, e dunque sono ore decisive. È il momento degli appelli, l'ultima speranza di un difficile reinserimento per chi in lista non c'è. Di ieri è la presa di posizione di un folto gruppo di sostenitori di Nando Dalla Chiesa. I firmatari scrivono che l'ex sottosegretario, «una delle personalità che più ha contribuito a dare apertura e credibilità alle istituzioni presso l'opinione pubblica e la società civile, da sempre impegnato per la legalità, l'etica pubblica, la difesa dei principi costituzionali e di giustizia, non ha ottenuto la deroga per la candidatura dal suo partito ». La richiesta è ovviamente quella di rivedere la decisione. Sottoscritta da una lunga lista di prestigiose personalità degli ambiti più diversi: da don Ciotti a Virginio Rognoni, da Gianni Barbacetto a Andrea Brambilla (Zuzzurro) da Novella Calligaris a Giorgio Galli, da Marco Travaglio fino a Dario Fo. Proprio ieri, la Sinistra arcobaleno ha risposto alla lettera con cui Dario Fo chiedeva per la sua area «un segno di disponibilità, per esempio partecipando a un'assemblea tutti insieme perché si possa esercitare un confronto democratico sulla selezione dei candidati e sul futuro di quella che per ora sembra solo un'alleanza elettorale ».
Nella risposta della Cosa rossa si legge che «la legge elettorale e la partecipazione di più soggetti alla lista "la Sinistra, l'Arcobaleno", ha costretto nella definizione delle "teste di lista" a sacrifici significativi delle forze politiche che, anche per mantenere importanti espressioni di movimento, hanno rinunciato a candidature eccellenti di partito». Insomma: pur «felici di leggere della vostra disponibilità » la risposta non è esattamente un sì.
Ancora incerta la situazione dei Verdi. Dopo la minaccia di lasciare il partito da parte di un importante gruppo di dirigenti qualora Carlo Monguzzi non fosse stato candidato, il segretario Natale Ripamonti ha offerto al consigliere regionale il posto di capolista in Senato, ferma restando la necessità di dimissioni dall'incarico al Pirellone. Ma la vicenda resta aperta.
fonte: il Corriere della Sera