Appello agli elettori di sinistra
Discutendo delle prossime elezioni con alcuni miei amici che, come me, sono di sinistra, talvolta mi sono trovato di fronte a frasi tipo: "Alla fine, mi sa che voterò Partito Democratico..." Quest'affermazione mi viene fatta col sorriso amaro, quasi col groppo in gola: questo perchè essi non sono affatto convinti del Partito Democratico, ritengono che esso sia troppo "moderato", vorrebbero sostenere qualcosa davvero di sinistra, ma d'altra parte vogliono votare quello che sarà il partito più forte opposto a Berlusconi.
Il ragionamento che fanno è grosso modo questo: "Visto che il premio di maggioranza lo prende il partito più forte, bisogna votare il Pd che prenderà un sacco di voti e c'è la possibilità in questo modo di contrastare il Popolo delle Libertà. Bisogna cercare di far ottenere ad un partito di centrosinistra più voti di Berlusconi, e l'unico partito in grado di raggiungere questo risultato è il Partito Democratico."
Il ragionamento può stare in piedi dal punto di vista logico ma dal punto di vista politico, a mio avviso, va rifiutato; o meglio, va rifiutato da chi davvero è di sinistra: è infatti palese che il Partito Democratico non è affatto la continuazione di quello che sono stati i DS, ma è un partito che ha spostato tutto il suo asse notevolmente al centro. Questo lo dice lo stesso Veltroni, che afferma che questa volta il suo partito si è staccato dalla sinistra radicale ed ha assunto un programma che per la prima volta può sfondare, per esempio, al Nord Est: questo risultato lo ottiene appunto proponendo, su temi come lavoro e sicurezza, un programma di centro che ha abbandonato in via definitiva il solco socialista progressista, in poche parole di sinistra.
Questo spostamento al centro non vale solo per le questioni della laicità, tema che comunque è l'emblema di quanto detto sinora, ma tocca l'intera politica del Partito Democratico, che nasce da un errore di fondo, accettare le fondamenta malate che oggi sorreggono la vita del nostro Paese: non c'è contrapposizione verso gli interessi forti, non c'è critica all'influenza che l'economia ha sulla politica, non c'è un tentativo di costruire una società migliore, ma solo di gestire quella attuale, tenendoci tutte quelle storture che storicamente invece la sinistra ha combattuto.
Lo stesso buonismo di Veltroni, l'appello reiterato al superamento delle barriere ideologiche, il richiamo all'unità contro l'odio del passato è indice di debolezza, non di forza.
Il Partito Democratico si arrende di fronte ai grandi problemi del nostro secolo, al capitalismo politico, ne accetta i presupposti dannosi: il precariato non va più combattuto, va reso meno opprimente, le esigenze degli industriali vanno rispettate, anche quando esse sono a discapito dei lavoratori (flessibilità), perchè tanto la lotta di classe non c'è più (poco importa se gli operai, invece, ci sono ancora e devono ancora essere difesi da politiche sul lavoro oppressive e dannose); sulle questioni etiche la laicità si mescola con il tentativo di far piacere comunque al Vaticano, di trovare un compromesso (impossibile) tra libertà individuale e costrizione dogmatica, ed essa, la laicità, viene snaturata, perde il suo valore fondamentale.
Votare per il Partito Democratico sperando prenda il premio di maggioranza può garantire la sconfitta di Berlusconi ma decreta sicuramente la vittoria del berlusconismo, della mentalità nata con Craxi che accetta per buono il liberismo più spietato sempre a scapito dei lavoratori, l'annullamento della lotta sindacale, il rapporto ambiguo tra economia, finanza e politica; votare il Partito democratico significa prendere per buone le basi craxiane/berlusconiane su cui si fonda la politica attuale italiana, fatta di conflitti di interessi e occhiolini agli evasori fiscali.
Votare per il Partito Democratico significa accettare il moderatismo che favorisce solo i forti.
Significa sdoganare e, peggio, adottare la visione politica del berlusconismo, fondata sul rifiuto dello stato sociale e di diritto: le tasse sono negative, il modello di sviluppo, anche culturale, è solo quello dell'impresa, il mercato domina le politiche sul lavoro...
Significa dare ragione a chi ha deciso di abbandonare politiche sociali veramente progressiste.
Ma soprattutto significa contribuire alla distruzione della sinistra italiana che, con la creazione di due grandi partiti di centro (come in America), verrebbe emarginata dalla politica, e con lei le sue lotte, fino alla sua scomparsa.