Ha ragione la Binetti
Le dichiarazioni della solita senatrice Paola Binetti hanno sollevato il solito vespaio. “Non voterò mai una legge a favore degli omosessuali”, dice la Paola. E, in effetti, bisogna riconoscerle la coerenza, ché un provvedimento del genere non lo votò mai, e preferì negare la fiducia al governo che diversamente avrebbe dovuto sostenere proprio per non votare una legge contro l'omofobia. In nome, disse, del superiore valore della libertà di opinione, che in questo caso significa libertà di discriminare a volontà. Lo disse chiaro e tondo: questa legge tapperebbe la bocca alla Chiesa, immagino privandola del diritto di chiamare finocchi i gay.
Vespaio di polemiche, quindi. Nel partito della Binetti, si dice, omosessuali maschi e femmine sono ampiamente rappresentati e, pare comprensibile, a loro questa cosa non va giù. Perciò si incazzano. “Dichiarazioni khomeiniste” e via così. Il che nella sostanza, è vero. Le dichiarazioni della Paola sono espressione di un pensiero che si potrebbe definir medievale solo a voler usare un eufemismo, perché le parole giuste sarebbero: “schifoso”, “idiota”, “cretino”, “razzista”, “da testa di cazzo” e simili.
Il punto, però è che la Paola ha ragione e loro hanno torto. La Binetti, infatti, milita in un partito che ha una Carta dei valori, e in questa carta dei valori c'è scritto, chiaro e tondo, che la religione non è una cosa che rileva soltanto nella sfera privata. Al contrario, essa ha rilevanza pubblica. Il che significa che la religione è importante per l'azione politica che il partito agirà. Quando in quella Carta c'è scritto “religione” si deve leggere, ovviamente, “religione cattolica”. Non facciamo le vergini, perché lo sappiamo tutti. La religione cattolica considera l'omosessualità “un grave disordine” e gli omosessuali, nel migliore dei casi, dei malati che vanno compatiti. La discriminazione nei confronti degli omosessuali, ebbe a scrivere il capo della chiesa cattolica, è spiacevole perché non vorremmo discriminare, ma tuttavia non è ingiusta perché è inscritta nella natura delle cose.
Ora, se aderisco a un partito politico che afferma il valore della rilevanza pubblica della religione, sarei incoerente se poi volessi votare provvedimenti a favore degli omosessuali. E, infatti, la Paola è coerente e dichiara, per amor di precisione, che mai lo farà. La carta dei valori, lei, l'ha letta. Per di più, il suo partito l'ha messa nella “Commissione valori” e lei, da quella sedia, di tanto in tanto se la rilegge.
In ogni partito di massa, certo, esistono divergenze di vedute. C'erano nella DC, c'erano nel PCI. Ma qui la questione non è la fisiologica divergenza di vedute. La questione è che quel partito, ripeto, ha una Carta dei valori: se l'accetti, entri, se non l'accetti non entri e amici come prima.
Quindi, la Paola ha ragione e chi la critica dall'interno del PD ha torto. Se mi iscrivo al Club della lirica e, alla prima riunione, dico “Detesto questa musica! D'ora in poi, tutti a sentire jazz”, come minimo si direbbe che ho sbagliato club. Appunto.