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Alberto Biraghi
Italia del Piddì e informazione
Paola Binetti ha scritto alla redazione di EcoTv: «Mi sorprende molto la vostra decisione di mandare in onda la mia intervista registrata nei vostri studi il passato 6 marzo, per la quale in quella stessa occasione ho esplicitamente negato l'autorizzazione alla sua
pubblicizzazione, come certamente ricorda la giornalista che ha
condotto l'intervista. La vostra decisione appare quindi in contrasto
con la mia esplicita volonta' e mi sembra gravemente scorretta. (...) mi riservo di adire alle
vie legali per chiedere il rimborso dei danni per la forte azione di
disturbo che ritengo di aver subito a livello personale e politico,
proprio in questa fase particolare della campagna elettorale».
Uno staff di tecnici del Piddì (affettuosamente soprannominato "io sò io e voi nun siete un cazzo") ha elaborato una proposta di modifica della legge sulla stampa che recita così:
"Nelle interviste a personalità politiche, protagonisti dello sport, attori, soubrette, cantanti, eccetera, insomma qualunque personaggio noto e sulla cresta dell'onda, a evitare indesiderati cali di consenso a fronte di stronzate (ancorché dette liberamente e in buona fede), è obbligatorio che l'intervistato autorizzi espressamente l'intervistatore a pubblicare l'intervista DOPO. Se a uno in TV scappa una stronzata, può chiedere ".
In effetti la legge già è applicata all'interno del Piddì. Le considerazioni de Veltroni sulle dichiarazioni omofobe della Madia ("è inesperta") lo dimostrano. Il leader del Piddì spiega che alla Madia, proprio in quanto inesperta, possa accadere di dire ciò che pensa e non ciò che fa comodo al partito. Quindi deve tacere o farsi dire da Bettini - tra una abbuffata di mozzarella e l'altro per battere Ferrara su chi fa più schifo - cos'è bene pensare..
fonte: Adnkronos