Walter, ma che lingua parli?
Ragazzi ci siamo: il PD, si rassegna e fa sventolare bandiera bianca. Si arrende di fronte al sempre più numeroso, ahimè, quarto stato italiano.
Il suo leader, Walter Veltroni, rinuncia ad utilizzare un codice politico comprensibile, efficace e convincente per coloro che una volta rappresentavano il blocco sociale di base della sinistra italiana.
Sentitelo parlare, il Walter, a Confartigianato piuttosto che davanti alle platee romane e siciliane: la lingua che utilizza e, soprattutto, i contenuti che con essa esprime sono destinati esclusivamente alle anime belle “de sinistra”, ai ceti sociali medio-alti, agli imprenditori, ai liberi professionisti, a tutti coloro, insomma, che sono intenzionati a votare PD per il semplice fatto che trovano “cheap” e quindi socialmente impraticabile votare il gioviale e populista Berlusconi.
Non esiste spazio alcuno riservato alla storica “tuta blu”, al bracciante, ai nuovi mezzadri che, insieme al ceto medio, hanno pagato il prezzo più sanguinoso in questi due anni di “felicità prodiana”.
Dimenticati completamente.
Destinati, tra l’altro, a non trovare spazi significativi nemmeno nella neonata (si fa per dire…) “sinistra arcobaleno”, il cui leader cashmirato quando snocciola qualche fanfaluca su precariato e morti bianche viene sistematicamente contestato manco fosse Ferrara a Bologna…
E così un intero blocco sociale, forse il più numeroso e pesante in Italia oggi, a sinistra è rimasto orfano, non potendosi in alcun modo identificare in referenti quali Prodi, Rutelli, Veltroni, Boselli o Bertinotti che dir si voglia.
E’un tradimento storico, forse senza precedenti nella nostra lunga e complessa vicenda politica, indice di un “new deal” il cui obiettivo è chiaro come il sole: la sinistra può oggi sopravvivere solo sdoganandosi nel bel mondo dei “colletti bianchi” e dei “cummenda”, della nuova borghesia d’assalto, più ricca, gestibile e meno problematica rispetto agli otto milioni di nuovi poveri italiani.
L’aggettivo “socialista”, storicamente e politicamente inteso, è stato cancellato sia nei presupposti che negli esiti alle latitudini partitodemocratiche: si strizza l’occhio a certune gerarchie ecclesiastiche, al granitico e impenetrabile mondo delle fondazioni bancarie, all’immortale e nefasta cupola dei capitalisti senza capitali, piaga biblica del nostro paese dall’epopea Olivetti in poi.
Ecco così spiegato il gergo a metà tra Kennedy e Keynes del Walter, quel suo insistere su produttività, rinascita, prodotto interno lordo, direttive europee, aiuti all’imprenditoria.
Un gergo avulso dalla complessa realtà del nostro paese in generale e incomprensibile, nello specifico, a chi in vita propria non abbia mai redatto un bilancio consolidato o non si sia laureato in Bocconi.
Svista madornale o errore nella comunicazione politica?
Non credo proprio.
di
di Francesco Natale (lettore di OMB)