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Alberto Biraghi
Torna la catena di San Libero
«In Sicilia i partiti politici sono due, la mafia e l'antimafia. Ciascuno di essi comprende circa un quarto della popolazione, il resto ondeggia. Ma il partito dell'antimafia, in queste elezioni, non esiste. Ciascuno dei suoi notabili, persino dei più coraggiosi, in un momento o nell'altro ha deciso di correre da solo. Non s'è stata la lista Borsellino-Crocetta-Lumia-Fava e nemmeno - come due anni fa - la bandiera Borsellino. Ognuno (appoggiato a una forza esterna) per sè, e Dio per tutti. Il partito della mafia invece è rimasto unito. Eppure sarebbe stato esattamente il momento di farlo, il fronte antimafioso: la gente s'era pur mossa, a Palermo, contro Cuffaro; e già una breccia era aperta nel fronte avverso, coi giovani di destra schierati per la prima volta contro Cuffaro. Nessuno ha voluto cogliere l'occasione. S'è preferito "far politica" nel senso più perdente della parola. Due anni fa l'antimafia portò al centrosinistra un aumento di circa l'otto per cento, dopo una campagna allegra ed entusiasta (con molti giovani, fra cui quelli del Rita Express, stupidamente trascurati dopo). Non credo che ciò si ripeterà ora. Non in una situazione in si candidano i Crisafulli e si buttano fuori i Dalla Chiesa. L'antimafia è una cosa seria, è un programma politico e non una dichiarazione di buoni sentimenti. Se si rinuncia - come si è fatto - a questo programma non solo si perde ma si perde male».
di
Riccardo Orioles