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Alberto Biraghi
La sinistra radical chic e Grillo: certa gente non imparerà mai
Leggo su Repubblica il commento al V2-day di Beppe Grillo. Come nello stile consolidato, il giornalista attacca Beppe Grillo definendolo comico (in crisi), presuntuoso, dicendo che molta gente ieri era a Torino perché non si pagava il biglietto e altre gentilezze del genere.
A un certo punto scrive: "Tutti vedono che i giornali italiani sono un esempio di caotico pluralismo che produce più informazione di quanta si possa raccogliere e metabolizzare. Insomma in Italia c'è una sovrapproduzione di informazione che, in menti sciagurate e mediocri, produce ingorghi alluvionali".
Insomma, in Italia la colpa della protesta contro la stampa è del fatto che c'è troppa informazione e che questa fa danni negli stupidi. Non c'è che dire: questo Merlo è già pronto per fare il ministro della propaganda in un regime prossimo venturo.
Ma il passaggio più significativo è un altro: "In tutti i movimenti - direbbe Alberoni - c'è chi fa cassa. Da Masaniello a Canepa a Bossi a Grillo... c'è sempre qualcuno che diventa l'espressione sgangherata di malumori forti e legittimi. E la buona politica dovrebbe calarsi dentro di essi; per tirare fuori, ad esempio, il buon umore dal malumore dei produttori del Nord che stanno con Bossi perché si sentono ipertassati e non protetti".
Tombola! Ecco la fenomenologia dei commenti di Repubblica su tutto ciò che non è radical chic. Questa frase fa tornare in mente quello che molti geni di quel giornale (e non solo) scrivevano 15 anni fa (e non solo) della Lega Nord. Poi se la sono trovata all'otto per cento e dicono che il Pd non sa capire il Nord.
Chissà: forse un giorno potrebbe succedere di nuovo. Con la differenza che se viene fatta una lista civica nazionale dentro non ci sarebbe gente come Calderoli, Borghezio e Boso.