Non se ne esce. Nonostante la sconfitta epocale - che segue una serie di altre sconfitte minori, ma pursempre drammatiche - ogni esponente di spicco del centrosinistra nazionale e locale continua, imperterrito, il viaggio verso il baratro, a fronte di qualche garanzia per il proprio inetto culo. Dopo la prima notizia su Radiopopolare (alle provinciali Penati "corre da solo", evidentemente il Piddì non è abbastanza cinico e razzista per lui) tocca leggere Libero per scoprire il resto dello squallore locale milanese, dove "il nuovo" è rappresentato dal rampollo in Porsche del Capitano Coraggioso che dibatte sui perché del governo ombra (che farà la prima riunione a Milano, ospite di Formigoni, all'insegna del volemose bene, c'è pappa per tutti).
E così scopriamo i nomi proposti per i capogruppo: Majorino in comune, Mirabelli in regione. Il nuovo che arretra. Le stesse facce inutili, le stesse teste vuote, gli stessi riti fuori dal tempo e dallo spazio, le stesse parole senza senso.
Non se ne può più. La più volte citata Ballata autocritica di Fausto Amodei è l'unico conforto per il cittadino - anche quello che ha voglia di impegnarsi e partecipare, che spende del suo, che si candida e prova a portare temi nuovi - quando scopre di non avere speranza alcuna di rompere il fronte mafioso e parassita della politica di professione. Basta. Non vale neppure la pena di incazzarsi. Si facessero fottere.